Era il 24 aprile del 1973, avevo 17
anni e, badate bene, i 17 anni del 1973 non erano assolutamente
paragonabili ai 17 anni di un ragazzo di oggi; i tempi erano diversi
e le abitudini dei genitori anche.
La mia vera fortuna infatti è stata
quella di avere due genitori fantastici, in più amanti della musica,
soprattutto mia Mamma, per cui potevo avere liberamente il permesso
di andare a vedermi i concerti dei miei artisti preferiti, anche se
questi si tenevano il località non proprio vicinissime a casa; eh
si, perché anche le distanze all'epoca erano diverse e Modena, ad
esempio, appariva molto più lontana da Firenze allora che non al
giorno d'oggi.
I Roxy Music erano, in quel momento, la
novità più sconvolgente ed allo stesso modo eccitante del panorama
musicale mondiale; qualcosa che ci appariva veramente nuovo, sia dal
punto di vista musicale che da quello puramente estetico.
L'anno precedente era uscito quel disco
meraviglioso che era il loro primo album,assieme a “Virginia
Plain”, singolo che veniva passato anche nei locali dove, prima dei
concerti, si ballava, cosa abbastanza consueta all'epoca.
Il concerto si teneva appunto a Modena,
in un locale come quello che ho appena descritto, una discoteca, che
si chiamava “Bob Club 2000”.
Era il loro primo tour nel nostro paese
a non potevo certo perdermeli.
Assieme a Sandro, una altro di quegli
appassionati fiorentini che non si perdevano mai un concerto,
prendemmo il treno alla stazione di Firenze e ci recammo a Modena.
Il “Bob Club 2000” era un locale
abbastanza moderno, una discoteca all'avanguardia per i dettami
dell'epoca e per entrare bisognava salire una lunga scala esterna alla struttura.
Entrammo e ci sistemammo a sedere a
terra, visto che non esisteva un vero e proprio palco e la
strumentazione della band era sistemata praticamente sul pavimento
del locale, solo un gradino la poneva pochi centimetri più in alto
di noi.
Ricordo che, come sempre facevo, mi
misi ad osservare la fauna locale, il pubblico, cosa che mi faceva
sentire parte di una vera e propria tribù. E' difficile far capire
ad un giovane di oggi quanto fosse forte il senso di appartenenza, a
quella specie di tribù appunto, che eravamo noi che ascoltavamo la
musica rock a quei tempi. Il rock era ribellione, ribellione vera e
questo ci faceva sentire diversi dai benpensanti che all'epoca erano
la maggioranza nel nostro paese che in quegli anni, è bene
ricordarlo, era piuttosto arretrato rispetto a quelli che erano i
paesi guida di questo tipo di musica.
L'apertura della serata fu affidata ad un certo Lloyd Watson, un chitarrista che in solitaria ci intrattenne per una venticinquina di minuti. In seguito questo chitarrista comparirà negli albums solisti di brian Eno "Here Come The Warm Jets" e di Andy McKay "In Search Of Eddie Riff".
La sua esibizione mi lasciò comunque quasi totalmente indifferente.
La sua esibizione mi lasciò comunque quasi totalmente indifferente.
Dopo una breve attesa partì una
musica ipnotica (si trattava di “The Pride And The Pain”, retro
del singolo “Pyjamarama” uscito appena un mese prima) che ebbe la
funzione di introduzione all'ingresso dei musicisti sulla scena.
Eccoli! L'impatto visivo fu
incredibile, erano vestiti esattamente come all'interno della
copertina del loro primo album; ricordo che non avevo mai visto
niente di simile prima di allora.
Brian Ferry, con il suo ciuffo
impomatato mi apparve come un Elvis Presley del 1973 e le sue movenze
imitavano appunto “The King”. Brian Eno, che si sistemò dietro
alle sue tastiere ed ai suoi mille aggeggi, era una presenza quasi di
un altro mondo, truccatissimo e con i lunghi capelli che gli
partivano praticamente da metà cranio, una presenza androgina,
carismatica, ipnotica.
Paul Thompson, il batterista, in
canottiera dietro ai suoi tamburi era un picchiatore infaticabile.
Andy McKay, anche lui con un ciuffo
incredibile si piazzò a gambe larghe, imbracciando il suo sax,
proprio davanti a me.
Avevano delle scarpe con tacchi e zeppe
altissime e coloratissime, come i dettami della moda glam
insegnavano, però loro avevano un qualcosa in più degli altri
gruppi glam, erano delle creature del passato proiettate nello
spazio, proiettate in un party che aveva tra gli invitati anche Alex
DeLarge e i suoi Drughi, Amanda Lear, all'epoca modella di Salvador
Dalì e tutti i personaggi più all'avanguardia del momento.
Non lasciarono nemmeno sfumare quella
fantastica, ipnotica introduzione e fu subito “Do The Strand”,
dal loro secondo album “For Your Pleasure”, uscito appena due
mesi prima, che vedeva sulla propria copertina proprio quell'Amanda
Lear con una pantera al guinzaglio.
Seguirono “Grey Lagoons”, “Beauty
Queen” e la martellante “The Bogus Man”, tutte suonate in
maniera piuttosto fedele agli originali sui dischi ma con un volume
impressionante.
Per ascoltare qualcosa dal primo disco
dovemmo aspettare il quinto brano ma la sequenza tratti da quel disco
fu impressionante: “Ladytron”, con una coda in cui improvvisarono
un finale pazzesco, con Eno che fece quasi scoppiare i suoi synth;
“In Every Dream Home a Hearache”, brano quasi commovente ed a
seguire “If There Is Something”.
Questo fu il momento in cui Brian Ferry
pronunciò le prime parole tra un brano e l'altro, fino a quel
momento avevano sparato i brani l'uno dietro l'altro ed annunciò un
brano dal loro nuovo album; fu la volta infatti di una ”Edition Of
You” tiratissima con Eno e McKay scatenati. Poi eseguirono il brano
che più amavo di loro in quel periodo, annunciato da un “are you
ready for rock'n roll?” ecco “Re-Make/ Re-Model” che era il
travolgente inizio del loro primo album e che loro, in
quell'occasione, riproposero in maniera trascinante e con il
prolungamento dei famosi stacchi strumentali al termine dalla
canzone.
Il bis fu ovviamente il loro hit più
grande, vale a dire il singolo “Virginia Plain”.
Tornammo a casa e, come accadeva sempre
quando vedevo un concerto che in qualche modo mi segnava, mettevo sul
piatto a ripetizione i due albums e i due singoli della band appena
vista ed andavo a rileggermi gli articoli di “Ciao 2001”, l'unica
vera Bibbia per noi appassionati dell'epoca, che parlavano di loro,
mangiandomi con gli occhi le loro foto, visto che altri sistemi per
vederli, oltre ad andare al concerto, in quei tempi non ce n'erano.
Ovviamente mi registrai tutto il
concerto su una cassetta C-90, cassetta che ho ancora oggi e che mi
ha aiutato nei ricordi e nel racconto di quella lontana serata.
Ciao Silvano , ho letto con attenzione il tuo bel ricordo del concerto dei Roxy a Modena, nel complimentarmi per la stesura e la descrizione dell'epoca e del gruppo , ti ringrazio in quanto .....anche io sono del 56' , avevo esattamente la stessa età perché sono di Febbraio , appassionato di concerti e live music specie anni 70-80 ....e infine per avermi ricordato dopo 42 anni che il locale , che ora si chiama Mac2 , allora si chiamava Bob Club 2000 .....io ci avevo visto gli Atomic Rooster con Palmer e il Banco del MS...formatosi da un paio di anni ! Grazie ancora dei bei ricordi
RispondiEliminaLoris
Ciao Loris
RispondiEliminaGrazie mille per le belle parole, mi fa piacere aver risvegliato in te dei bei ricordi e delle buone vibrazioni.
Un abbraccio.
Silvano
Modena was April 23. Genova was April 24. I have a tape of Genova. Did you ever transfer your cassette to cd?
RispondiEliminaYes i have.
EliminaGrazie per la bellissima descrizione :ho potuto vedere e sentire il concerto dei Roxy che non ho potuto vedere perche' all'epoca ero 15 enne , e i miei non mi fecero andare anche se il Bob era a 4 km da casa ..grazie ..ciao
RispondiEliminaGrazie davvero!
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