lunedì 10 agosto 2015

USA (California, Arizona, Nevada, Utah) 2014, una meravigliosa vacanza on the road.

Mi decido soltanto adesso, a circa un anno di distanza da quel meraviglioso viaggio, a pubblicare il diario di quei giorni fantastici attraverso quattro stati degli USA, convinto che , magari, potra' servire a chi volesse intraprendere lo stesso viaggio che io e Francesca facemmo e che, ancora adesso ci portiamo nel cuore.
Enjoy!


Quando stamani mattina a Los Angeles ho ritirato la Chevy che abbiamo noleggiato, appena accesa la radio, la prima canzone che abbiamo sentito e' stata "Free Falling" di Tom Petty, quasi un segno del destino.
L.A. È una città che può farti perdere la testa. C'è tutto, ma proprio tutto quello che amiamo, dalla musica al cinema alle spiagge meravigliose.
Nel pomeriggio, mentre percorrevamo le strade della citta' degli angeli, all'improvviso ci siamo ritrovati in Sunset Streep.
Per farvi capire; sulla destra c'e' il Whiskey A Go-Go, dove i Doors hanno iniziato la loro carriera,piu' avanti il Roxy e poco prima, sulla sinistra, c'e' il Viper, dove stasera andremo a vederci Marc Ford in concerto per soli 10 dollari...c'e' del Rock in citta'!

Il "Viper Room", locale che, fino al 2004 vedeva tra i suoi proprietari Johnny Depp e che vide, putroppo, la morte per overdose di River Phoenix nel 1993, proprio al suo interno, è un piccolo club appunto in Sunset Streep.
Si entra da una piccola porticina laterale e si sale una stretta scala buia sulla destra.

L'interno del locale è molto oscuro, con un piccolo palco sulla destra.
Marc Ford ed Elijah Ford, suo figlio, ci offrono un buon set ed il pubblico presente, invero non numeroso, gradisce molto.
Francesca purtroppo accusa il fuso orario e si vedrà il concerto praticamente sonnecchiando in piedi.

Lasciata la fantastica Los Angeles, con la sua Sunset Strip, dove in 500 metri c'e' praticamente una bella fetta di storia del rock, Venice Beach, con i suoi personaggi incredibili, i suoi negozi che mischiano culturismo e cultura hippy, la palestra sulla spiaggia e musica e musica e musica; Melrose Avenue con i suoi mille negozi di abbigliamento vintage, dove Francesca mi ha fatto ampiamente ripagare le mie tre ore passate a frugare tra i tesori in vinile e cd di Amoeba Music dove, incredibile, la gente va a fare la spesa di vinili e cd con il paniere, proprio come al supermercato, cosa questa che ovviamente ho voluto provare anch'io.

 Le fantastiche spiagge di Malibu, dove al secondo giorno abbiamo incontrato Mark Boone jr., ossia il Bobby “Elvis” Munson della nostra serie televisiva preferita, vale a dire “Sons Of Anarchy”; Santa Monica, Long Beach e Laguna Beach; la imperdibile Hollywood, meta di chiunque ami il cinema, le mille e piu' cose che abbiamo visto e vissuto e quelle che inevitabilmente ci siamo persi...ed oggi partiamo alla scoperta di San Diego.

San Diego, posto delizioso, completamente diverso da LA.
Dove un clima perfetto per ogni gusto, direi simile ad una nostra primavera inoltrata di un tempo, dico così perchè da noi non esiste praticamente più quel fantastico periodo che precedeva il grande caldo ma che ti permetteva di viaggiare in camicia o maglietta a maniche corte, ti permette di vivere serenamente sia le bellissime spiagge che ci sono, sia la deliziosa città.
Abbiamo qui avuto occasione di incontrare due persone stupende che qui vivono e che, per quanto riguarda lui, non vedevo dai tempi in cui suonava nel Banco Del Mutuo Soccorso, dove ne era il chitarrista: Marcello Todaro e la sua dolcissima signira Monica, con cui abbiamo trascorso due serate indimenticabili. Non fatico davvero a capire la loro scelta di trasferirsi in questo piccolo Paradiso e di cui sento gia' una forte nostalgia.
Oggi tutto il giorno on the road attraverso un territorio che ti mozza davvero il fiato; ore ed ore nel nulla, in compagnia dei caratteristici trucks.
Abbiamo visitato Calico, una "ghost town", pensate che è diventata disabitata nel 2001, quando ad abitare questa piccola citta' dove si estraeva dalle miniere l'argento, erano rimaste soltanto otto persone!
Siamo riusciti a fare pure un bel tratto sulla mitica Route 66.

Purtroppo e' chiusa per molte miglia, visto che, almeno nel tratto californiano, e' quasi in stato di totale abbandono, i motels e le gas stations abbandonati pero' hanno il potere di lasciarti a bocca aperta! Sembra davvero di essere sul set di uno di quei films di frontiera che tanto amo.
Percorrerla poi, come abbiamo fatto noi, con la compagnia del doppio cd “Music By Ry Cooder” da a questi panorami un sapore ed un gusto ancora più leggendario.
Adesso siamo in un motel a Needles, piccola cittadina proprio su un tratto della Route 66.
La cittadina al nostro arrivo (sera inoltrata) appare quasi spettrale, piccola, con pochi locali aperti, abbiamo mangiato infatti, in una specie di pizzeria dove parevano conoscersi tutti tra loro e dove si sono sbalorditi ad una mia richiesta di un po' di pane da mangiare con l'insalata ordinata; pane che mi hanno poi portato riscaldato e cosparso di abbondante burro!
Anche il motel dove dormiremo non pare molto rassicurante, gestito da una coppia di messicani di cui lui, il marito, pare uscito da un film di Quentin Tarantino, ruolo ovviamente di cattivo, coperto com'è da tatuaggi che paiono essere stati fatti in un carcere e di grosse cicatrici, persino sul volto, segni che sono sicuramente stati lasciati da una vita un po'...oltre i limiti della legalità; speriamo bene, qui dovrò dormire con un occhio aperto e l'altro chiuso mi sa!

Eccomi qua, col racconto di una giornata devastante dal punto di vista della fatica ma, allo stesso tempo, uno dei giorni che ricordero' con maggior trasporto di questa vacanza e, in seguito, vi spieghero' il perche'.
Dunque, usciti vivi dal quel motel tarantiniano che vi abbiamo descritto ieri, dopo una nottata caldissima, asfissiante e lasciato Needles alle nostre spalle, ci siamo avviati di buon mattino verso la prima tappa della giornata, percorrendo ancora un lungo tratto delle Route 66.
Eccoci all'improvviso, dopo una curva, a Oatman, una citta', come dicono loro, che si rifiuta di diventare fantasma.

Tipica cittadina western, praticamente tutta lungo una via principale, dove abbiamo avuto modo persino di vedere una buffissima dimostrazione di una tipica scenetta tra cowboys.
Questa cittadina ha una buffa particolarita': ci sono muli (burro) a giro per la strada principale, che vagano liberi da ogni parte, non disdegnando le carezze dei visitatori.
Indubbiamente un luogo capace di catturarti e da cui non ti staccheresti molto volentieri, che ovviamente consiglio a tutti di visitare se vi trovate a passare da queste parti; pero' le cose da vedere ed i chilometri da fare sono molti, per cui...
Abbiamo poi percorso un' altra cinquantina di chilometri sulla Route 66, in mezzo ad un panorama che ti lascia a bocca aperta nel vero senso della parola, fino a Kingsman e di li.....l'attimo di pazzia che ti sconvolge la giornata rendendotela indubbiamente migliore.
Dovevamo andare direttamente a Flagstaff che distava circa un paio d'ore da dove ci trovavamo, quando ci siamo guardati e Francesca ha immediatamente capito: decisione presa!
Dovete sapere ( e chi mi conosce lo sa bene) che io, da amante del cinema e da inguaribile romantico, amo alla follia un film, che non fatico a definire il mio film preferito, vale a dire "L'Ultimo Buscadero" (Junior Bonner) di Sam Peckinpah, con Steve McQueen; bene, le riprese di questo film del 1972 furono fatte a Prescott, Arizona, che pero' era distante oltre cento chilometri ma...dalla parte opposta!

Partiti e, con una grande emozione, abbiamo mangiato nello stesso Saloon dove vennero girate alcune scene importanti del film (The Palace) e dove troneggia, al suo interno, un gigantesco murales del film stesso e molte altre foto autografate dallo stesso McQueen e degli altri interpreti.
Abbiamo visitato la stazione ferroviaria della cittadina, stazione che adesso non esiste piu', sostituita da una strada che attraversa il centro della citta, ma dove pero' e' stata mantenuta proprio la pensilina dove McQueen/Junior Bonner e Robert Preston/Ace Bonner, suo padre nel film, si sedettero per dar vita ad un toccante dialogo, luogo questo dove, non lo nascondo, mi sono quesi commosso.
Siamo poi persino riusciti a trovare una casetta all'interno della quale sono state girate altre scene.
Ho davvero toccato il cielo con un dito, felice come un ragazzino, anche e soprattutto per il fatto di avere accanto a me una ragazza che capisce e condivide con me certe sensazioni.
Adesso siamo a Flagstaff che dicono essere meravigliosa e che domani visiteremo.

Lasciata Flagstaff (deliziosa) ci siamo imbarcati in quella che definisco la "parte turistica" del viaggio.
Non amo moltissimo fare il turista, chi mi conosce lo sa bene, essendo io un amante dell'avventura e dell'imprevisto, non per nulla sono da sempre un motociclista, pero' quando si viaggia in compagnia di qualcuno (ed anche parecchio importante), e' bene accontentare anche l'altro.
I luoghi visitati valevano pero' la pena di essere visti, sto parlando infatti del Grand Canyon e della Monument Valley.
Per quanto riguarda il Grand Canyon, ho pure cercato di renderlo un po'piu' piccante scendendo, da solo e senza assolutamente un abbigliamento adatto, giù nel canyon.

Purtroppo Francesca, di cui sentivo la vocina sempre piu' lontana che mi chiamava, non aveva assolutamente l'abbigliamento, le scarpe soprattutto, adatto, per cui a malincuore sono dovuto risalire.
C'è da dire pero' che l'azione del Colorado River e la natura in circa due miliardi di anni, sono un qualcosa di strabiliante e difficilmente spiegabile se non si vede con i propri occhi.
La sfacchinata in macchina fino a Kayenta, circa due ore e mezza di macchina nelle lingue d'asfalto completamente al buio e con i rigorosissimi limiti di velocita', sono pero' state ampiamente ripagate dallo spettacolo, assolutamente unico, della Monument Valley.
Una cosa pero' aldilá della bellezza dei luoghi e della magia che li circonda, mi rimasta dentro e mi ha colpito in maniera fortissima; l'assoluta DIGNITA' delle popolazioni indiane ( nello specifico Indiani Navajo). La percepisci ogni volta che ti approcci a loro, o anche solamente li guardi. Ce l'hanno impressa sui loro volti impassibili, nei loro occhi e nei loro sguardi.

Adesso siamo a Page, tornati in Arizona dallo Utah, dove abbiamo beccato il primo temporale della stagione.
Arrivati a Kanab, incantevole paesino dello Utah, dalle immagini tipicamente western, vi è infatti una specie di piccolo museo, chiamato Little Hollywood, che si può visitare gratuitamente, all'interno del quale sono situati alcuni sets cinematografici usati per molti celebri films.
Resteremo affascinati anche da questo piccolo paese, dove la gente si saluta per strada proprio come se tutti si conoscessero.
La sensazione, ogni qual volta lasciamo un paese per risalire in auto verso nuove affascinanti località, sarà sempre quella di lasciare nel paese appena visitato una piccola parte del nostro cuore, questa sarà quasi una costante di questa nostra avventura.

La tappa successiva di questo nostro affascinante viaggio on the roada è la tappa più scintillante in assoluto che si possa programmare: Las Vegas.
Alloggiamo in uno dei più famosi e antichi alberghi della città del gioco, il mitico e storico Flamingo, nome che viene dai fenicotteri, la cui immagine ed i cui colori (rosa) sono in ognidove.

Qui tutto è eccessivo, dalla gente che incontri, alle insegne, alla musica,alle macchine, al traffico; una sbornia colossale di colori e luci che, al momento che arrivi, vorresti catturare in ogni sua parte, con foto, video, eccetera...ma dopo un'oretta ti ha già stancato e rimpiangi la Route 66 e le lingue di asfalto infinite o le rocce rosse della Monument Valley.
Il secondo giorno lo passiamo tranquillamente nella piscina dell'Hotel, eccessiva anch'essa, enorme e con un triliardo di persone che bevono birra e cocktails vari già dalle prime ore del mattino.



Sono le 22,30, ora italiana, 10,30 PM qui in USA. Siamo appena entrati in una camera di un bel Motel a Ridgecrest, California, dopo che stamattina alle 10, 30 circa abbiamo lasciato la sbrilluccicante e controversissima Las Vegas.
Su Las Vegas posso solo dire che vale la pena di una visita, ma di una visita di un giorno, massimo due, parere ovviamente personalissimo, perche' come ho gia' detto in precedenza, il suo essere cosi' eccessiva puo' davvero stancarti, a meno che tu non sia un giocatore d'azzardo incallito, allora troveresti davvero di che divertirti ma non è questo ovviamnte il nostro caso.
Imboccata la Highway in direzione Nord Ovest,verso quello che si annunciava, giá dalla partenza del nostro viaggio, come un appuntamento imprescindibile, vale a dire la Death Valley.
Il primo paesino che ha visto la nostra prima sosta è stato Beatty, ultimo avamposto prima di entrare nella Valle Della Morte.
Beatty è stata una vera e propria rivelazione per me.
Mi sono scoperto amante, in maniera quasi sconvolgente, delle piccolissime realta' della provincia americana; così lontane dal caos del tutto-finto di posti come la Las Vegas che ci eravamo lasciati alle spalle.
Paesini rurali, abitati da gente intagliata nel legno, all'apparenza dura ma, dopo le prime parole, desiderosa di fare conoscenza con un mondo totalmente lontano dal loro.

Amo questi posti, li amo molto di piu' di tante altre cose viste quaggiù. Amo questa gente che sicuramente non ha la follia di molti abitanti delle varie metropoli e che con tutta probabilita' se ne va a letto alle nove di sera ma che pero' conserva un' idea degli Stati Uniti molto diversa da quella che nell'immaginario collettivo è l'America, intesa come il Paese del potere.
Lasciata Beatty, abbiamo visitato l'ennesima ghost town, Rhyolite.
Una citta' degli inizi del 900 destinata all'epoca, il periodo della caccia all'oro, a diventare la Chicago del West . Le prospettive di espansione restarono pero' deluse e morirono sul nascere dopo il fallimento della prima miniera e gli abitanti del posto, all'epoca circa ottomila persone, abbandonarono la citta' al suo destino, che in breve tempo la relego' a monumento destinato ai visitatori come noi che trovano soltanto cio' che resta di quella citta', come una scuola diroccata, una specie di emporio ed alcune abitazioni oramai fantasmi di se stessi.
Arriviamo alla Death Valley che e' gia' giorno fatto e lo spettacolo che si apre davanti ai nostri occhi è addirittura commovente (giuro!). Si ha come la sensazione di entrare in punta di piedi in quel Paradiso meraviglioso, quasi a non voler disturbare la bellezza disarmante di questi luoghi.
Credo che il provare, anche solo minimamente, a descriverlo, tolga qualcosa alla bellezza ed alla sacralita' di questi paesaggi.

Purtroppo il fermarsi, scendere, fare foto, video, commentare e quant'altro, fa si che accada quello che non avrei voluto che accadesse: si fa buio...ed abbiamo da percorrere circa 70 miglia nell'assoluto deserto californiano!
Ci siamo avviati in solitaria nel buio totale, senza che per miglia e miglia apparisse solo un cenno di vita, che non fosse un qualche animaletto che si affacciava tra le sterpaglie ai lati della strada.
Immaginate soltanto una semplice foratura, cosa avrebbe significato, in un posto dove nemmeno il cellulare prendeva!
Bene, dopo un paio d'ore di viaggio, siamo riusciti ad arrivare a Ridgecrest e ci siamo fiondati nel primo Motel che abbiamo trovato, fortunatamente bello e, dopo una buona cena misto american-mexican ed una rigenerante doccia, ci apprestiamo ad andare a letto per un meritato riposo.
Domani ci attende ancora un bel viaggetto on the road in direzione Santa Barbara.

Dopo una ennesima sfacchina di circa tre ore di macchina, che da Ridgecrest ci ha portati a Santa Barbara, ci siamo rigenerati con un pomeriggio di mare ( mi sono persino addormentato sulla spiaggia dalla stanchezza).
Abbiamo poi deciso di fare tappa a San Louis Obispo.
Abbiamo avuto fortuna perche' siamo incappati proprio nella serata in cui si celebrava una festa di paese e, grazie ad un autista di pullman gentilissimo( ed innamorato del nostro Paese, come del resto lo sono tutti qui negli States, quel suo “Welcome in America!” quando ci ha salutati mi ha quasi commosso, pensando alla gentilezza abituale degli autisti delle nostre parti...), ci siamo diretti verso il centro della citta'.
La festa si chiamava "Food in the streets" ed appena arrivati abbiamo subito capito che non sarebbe importato cercarsi un ristorante per quella serata.
Tutta la strada centrale del paese era piena, a destra ed a sinistra, di banchi con le specialita' di ogni parte del mondo e noi abbiamo mangiato un po' di tutto, dal coreano al cinese, al messicano; con la modica cifra di 18 dollari!
Al mattino successivo, dovevamo partire per farci la costa in tutta tranquillita', ma un campanellino ha suonato nella mia testa ed ho chiesto a Francesca di controllare il cartellone dell'Hardly Strictly Bluegrass Festival di San Francisco, per vedere quando avrebbe suonato Lucinda Williams....fortuna che l'ho fatto; Lucinda si sarebbe esibita il pomeriggio stesso!
Cambio improvviso di programma e via di corsa verso San Francisco, direzione Golden Gate Park!

Arriviamo a San Francisco appena in tempo per gustarci il set di Jonathan Wilson su uno dei sei (!) palchi di questo stupendo festival gratuito che si svolge al golden gate Park, in un'atmosfera fantastica, tipica di quella zona della California dove, non a caso, nacque il movimento del Flower Power, dove si svolse la famosa Summer of Love e che fu la culla di moltissimi poeti della Beat Generation.
Dico solo che in due giorni ci siamo visti: Jonathan Wilson, Phil and Dave Alvin, Lucinda Williams (fenomenale), Ryan Adams, St.Paul And The Broken Bones (spettacolari, cosa aspettiamo a portarli da noi???), Tony Joe White con una formazione a due, voce/chitarra e batteria e Mavis Staples!!!
Tutto completamente gratuito, in un'atmosfera totalmente easy e, colmo dei colmi, organizzato COMPLETAMENTE da un privato!!!
Davvero un altro mondo.
Il tempo di gustarci la prima delle tre giornate del festival, ci ritorneremo il giorno successivo, che finalmente è giunto il momento di recarci a Oakland dove, dopo circa vent'anni, rivedrò uno dei miei amici più cari, una amico che agli inizi degli anni '80 è stato svariate volte ospite a casa mia ed io nel 1982 fui suo ospite per una meravigliosa, lunga ed indimenticabile vacanza nella Bay area.
David e Suzanne, sua moglie, ci hanno accolti nella loro casa ed abbiamo trascorso assieme due giorni meravigliosi, rivivendo assieme i numerosi aneddoti che la nostra amicizia ci ha regalato negli anni.
E' stata una grande, grandissima emozione rivederlo dopo una ventina di anni, cosi' come rivedere suo padre Eugene ed il mio amico Kim.
Stasera, cosi' tanto per gradire, visto che qui qualcosina da fare la si trova sempre, ce ne andremo a San Jose a vederci Tom Petty & The Heartbreakers con Steve Winwood; biglietti gia' in tasca.


Dopo lo stratosferico concerto di Tom Petty con i suoi micidiali Heartbreakers (dal vivo assolutamente una delle Band migliori in circolazione, non temo smentita) e l'altrettanto degna apertura, ad opera di uno Stevie Winwood che non delude mai, ieri ci siamo visti San Francisco.
Siamo arrivati in citta' direttamente con il ferryboat, lasciando la macchina al di qua della baia.
Abbiamo camminato per ore ed ore, dal downtown a Chesnutt Street dove Steve McQueen nel 1968 iniziava, al volante della celeberrima Mustang, uno degli inseguimenti piu' spettacolari della storia del cinema, quello di "Bullitt".
La fantastica Chinatown, l'Italia da cartolina di Little Italy, abbiamo mangiato la famosa cioccolata di Ghirardelli, di fronte alla famosa Ghirardelli Square; siamo andati al Fisherman Warf, dove abbiamo cenato con uno stratosferico Brad Bowl (che serebbe un panino gigantesco, svuotato della mollica e riempito di zuppa di granchio, delizioso!) e ci siamo visti i leoni marini al Pier 39.
Oggi invece, abbiamo fatto un giro turistico che ci interessa in maniera particolare.
Prima tappa High Ashbury, che nel 1967 era praticamente il luogo dove esplodeva la famosa "Summer of Love" californiana.
Negozi e popolazione hippy la fanno ancora da padrone, come se il tempo si fosse fermato a quei giorni ed a quei suoni.

Può accadere, come infatti ci è accaduto, di entrare in un bel negozio di scarpe, sedersi per provarne un paio, voltarsi e vedere seduto accanto a me nientemeno che Jack Kasady, bassista dei Jefferson Airplane/Starship e Hot Tuna, non che bassista di "Electric Ladyland" di Jimi Hendrix, intento anche lui a provarsene un paio, sorridergli e ricordare assieme il giorno in cui, con gli Hot Tuna, suonò al Pistoia Blues di alcuni anni fa, quando trascorremmo assieme qualche minuto a parlare.
Cose che accadono nella meravigliosa San Francisco!

Tappa d'obbligo la famosa abitazione che i Grateful Dead misero a disposizione di tutta la comunita' musicale dell'epoca e dove si suonava (ed altro) in un'atmosfera difficile da comprendere ai giorni nostri.
Abbiamo visto cio' che rimane del mitico Fillmore West, dove Bill Graham sul finire degli anni 60, inizio 70, organizzava i piu' grandi happening musicali immaginabili e dove sono stati registrati una quantita' di dischi dal vivo che solo a leggerne la lista c'e' da svenire!
Le fantastiche "Painted Ladies", che sarebbero delle meravigliose casette resistite al grande terremoto che devasto' la citta' agli inizi del '900.
Al ritorno a casa una sorpresa che ci ha commosso.

Dovete sapere che abbiamo affittato un piccolo appartamento a Berkeley, i cui proprietari abbiamo saputo essere una coppia di anziani Musicisti Bluegrass.
Ieri sera, mentre facevo una doccia, si e' rotta pericolosamente una mattonella del piccolo soppalco ospitante la doccia stessa.
I proprietari al mattino erano dispiaciutissimi dell'accaduto.
Dovete anche sapere che la Signora in questione, proprio stamani ha vinto una lunga battaglia contro una malattia.
Bene, stasera, al nostro ritorno, abbiamo trovato in camera, una cesta con: una bottiglia di champagne californiano, un cd registrato alcuni anni fa da loro stessi, una compilation di due cd "The Story Of Chris Strachwitz And Arhoolie Records" dedicata alla Musica Cajun, Blues, Zydeco, Tex Mex, Bluegrass e Country e...un fiocchettino con dentro 100 dollari di rimborso, che ovviamente gli abbiamo restituito, dicendogli di non preoccuparsi assolutamente, visto che avremmo accettato di buon grado tutto il resto che eravamo felicissimi di trascorrere i nostri giorni di vacanza a San Francisco nella loro deliziosa abitazione e vicini a due persone cosi' meravigliose.
Adesso, prima di andare a nanna, ci sbronziamo con una bella bottiglia di champagne e..... !


Come ogni cosa bella, anche la nostra vacanza sta, piano piano, volgendo al termine.
Gli ultimi due giorni li abbiamo passati dietro alla storia del rock.
Siamo passati dal glorioso Golden Gate, simbolo universale della citta', fino a tornare nella zona di High Ashbury, per visitare le abitazioni di Jimi Hendrix e di Janis Joplin.
Tra l'altro, nel corso di questi giorni, sono diventato un po' un'attrazione per gli americani, per via del mio modo di parcheggiare la macchina.
Sono infatti sempre stato piuttosto bravino nel farlo, concedetemi un attimo di immodestia, e qui ho davvero dato il meglio di me, infilando la nostra Chevrolet in posti precisi al millimetro ed in una sola manovra, dove un attimo prima un americano, dopo tre-quattro tentativi, aveva rinunciato; e questo in piu' di un'occasione!
Ieri addirittura una coppia di americani ha voluto fotografare il mio parcheggio, con Francesca che li fotografava, mentre loro fotografavano me; non sanno a quale tipo di giungla siamo abituati noi italiani!
Oggi siamo stati a Monterey ed e' stata una emozione fortissima, per noi, salire sullo stesso palco, che e' rimasto esattamente lo stesso, dove, nel lontano 1967, il Mito per eccellenza brucio' la sua chitarra, al termine di una esibizione che restera' nella storia.

Sono salito sul palco e pensate che le assi dello stesso sono ancora le medesime di allora, con i segni di quella esibizione.
Sono persino riuscito a riconoscere il backstage dove venne scattata la celebre foto che ritrae Hendrix assieme a Brian Jones (tutti avrete visto quella foto scattata appunto al Monterey Pop Festival del 1967), che presento' appunto Jimi Hendrix.
Adesso siamo a Morro Bay, dopo un viaggio strepitoso sulla Highway One attraverso il Big Sur, per la nostra ultima notte in USA di questo meraviglioso viaggio.
Domani mattina ci metteremo in viaggio verso casa.
Ricordo che nel 1982, al termine di una mia lunghissima permanenza in California, non vedevo l'ora di tornare nella mia amata Italia...questa volta, purtroppo, non provo la sensazione di allora.
A presto amici miei.

Londra, aereoporto di Heathrow, in attesa del volo che ci riportera' a Pisa.
Dai vetri delle finestre preme una nebbiolina fitta di umido.
Mi morde allo stomaco una subitanea nostalgia del sole della California e di tutte le persone stupende incontrate durante il nostro viaggio on the road.

Per chiunque abbia avuto la pazienza di leggere questo mio diario attraverso le strade assolate dell'America che più amo, consiglio di ascoltare la compilation che ho fatto su Spotify delle songs che ci siamo ascoltati durante questo nostro viaggio e, se vi va, provate a rileggervi il tutto ascoltando queste canzoni; vi assicuro che vi sembrerà di essere li con noi,  a respirare gli odori e la polvere, incontrare le persone, macinare miglia, a mangiare mexican food ed a stupirvi ad ogni miglio...proprio come abbiamo fatto noi!

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