sabato 29 dicembre 2018

My Best of 2018



Anche il 2018 è stato un anno molto ricco di buone uscite discografiche.
A volte, vista la gran quantità di dischi che mensilmente escono, si rischia di perdere qualcosa per strada, cosa che ovviamente succede ed è successa sicuramente anche a me, nonostante tutto cerco sempre di ascoltare con curiosità quante più cose nuove posso.
Queste, tra le tantissime cose ascoltate, sono quelle che personalmente ho preferito:

RY COODER - Prodigal Son
BRUCE SPRINGSTEEN - On Broadway
THE SHEEPDOGS - Changing Colours
KAMASI WASHINGTON - Heaven And Earth
GLEN HANSARD - Between Two Shores
BILLY GIBBONS - The Big Bad Blues
BOZ SCAGGS - Out Of The Blues
BUDDY GUY - The Blues Is Alive And Well
TONY JOE WHITE- Bad Mouthin'
MAGPIE SALUTE - High Water I
MARCUS KING BAND - Carolina Confession
ST. PAUL AND THE BROKEN BONES - Young Sick Camellia
JAMES HARMAN - Fineprint
ROCKWELL AVENUE BLUES BAND - Back To Chicago
JONATHAN WILSON - Rare Birds
ALLMAN BROTHERS BAND - Cream Of The Crop 2003
KURT WILE- Bottle In It
JACK PEARSON - Live
JOHN PRINE - The Tree Of Forgiveness
BEN HARPER & CHARLIE MUSSELWHITE - No Mercy In This Land
MALCOM HOLCOMBE- Come Hell Or High Water
THE DECEMBERISTS - I'll Be Your Girl
LITTLE STEVEN AND THE DISCIPLES OF SOUL - Soulfire Live!
COLTER WALL - Songs Of The Plains
NICK MOSS BAND feat. DENNIS GRUENLING - The High Coast Of Low Living
VAN MORRISON - The Prophet Speaks
KING CRIMSON - Live In Mexico
PAUL WELLER - True Meanings
PAUL McCARTNEY - Egypt Station
MARCIA BALL - Shine Bright
EUGENE HIDEAWAY BRIDGES - Live In Tallahassee

Concerti:

ATOMIC ROOSTER - London "Under The Bridge" 20/01/18
BILLY GIBBONS with SUPERSONIC BLUES MACHINE - Pistoia Blues 15/07/18
SEASICK STEVE - MusicaW, Castellina Marittima 14/08/18
MALCOM HOLCOMBE - Pistoia "Santomato Live" 06/12/18




giovedì 22 novembre 2018

EDDIE C. CAMPBELL (1939-2018)

Nato a Duncan, Mississippi nel 1939, Eddie, all'età di dieci anni, si spostò a Chicago.
Poco più che bambino, dopo che la madre lo portò a vedere un concerto di Muddy Waters al "Club 1125" di Madison Avenue, capì che quella sarebbe stata la sua vita e, soltanto quattro anni più tardi, il giovanissimo Eddie si guadagnò un posto proprio su quel palco.
Ben presto divenne uno dei musicisti più popolari della zona ed era facile vederlo sfrecciare su una fiammeggiante motocicletta viola (la motocicletta era una Honda CBX).
Eddie era già allora un personaggio eclettico, imparò il Karate e divenne pure un ottimo pugile dilettante con ben 16 ko all'attivo.
La sua chitarra Fender Jazzmaster rossa era però il suo amore più grande.
Suonò assieme a Otis Rush, Mighty Joe Young e Jimmy Reed.

Incise il primo album a suo nome nel 1977, "King Of The Jungle" era il titolo del disco, un robusto disco di "Chicago Blues", contenente alcune sue composizioni, come ad esempio la title track, o come il travolgente strumentale "Smokin' Potatoes", dove duettava alla grande con l'armonica di Carey Bell. Il disco conteneva inoltre alcune covers di artisti come Muddy Waters, Willie Dixon e Percy Mayfield.
Arrivò in Europa la prima volta nel 1979 con l' "American Blues Legend Tour".
Ebbi la fortuna di assistere ad una sua esibizione, che ricordo con grande piacere, nel 1987 al "Pistoia Blues Festival", per quell'edizione denominato semplicemente "Bluesin' 87", dove ero, come lo sono ancora adesso, responsabile della sicurezza, Festival dove si doveva esibìre assieme ai nostrani Model T-Boogie ma un ritardo lo vide esibirsi il giorno successivo assieme alla band, che si prestò per l'occasione, di Valery Wellington
L'ultimo album inciso all'epoca del concerto a cui assistetti, in quell'ormai lontanissimo 4 Luglio 1987 a Pistoia, risaliva a due anni prima, il 1985 e si intitolava "Baddest Cat On The Block"".
T-shirt bianca attillatissima, con su scritto "Blues Festival" in rosso, che metteva in mostra un fisico, ai tempi, molto allenato, capelli afro, stile primi anni '70, con basettoni d'ordinanza annessi, Eddie incarnava fisicamente, con un buon decennio di ritardo, il tipico nero da action movie della cosiddetta Blaxploitation targata anni '70.
Dal palco ci deliziò con il suo blues bello tirato e trascinante, dimostrando egli stesso di conoscere tutti i trucchi che servivano per ingraziarsi la platea, come suonare con i denti e dietro la schiena, la sua celebre Fender Jazzmaster rossa.

Il 20 Novembre scorso, già molto malato, Eddie ci ha lasciato.
L'ho appreso personalmente da un post letto durante la notte sulla sua pagina facebook.
Un altro grande esponente del "Chicago Blues" ci ha lasciato, rendendo tutti noi amanti del blues ancora una volta molto più soli.



(le foto di Eddie C. Campbell al Bluesin'87 di Pistoia sono di: Stefano Di Cecio
la foto nel backstage del Bluesin' 87 con Massimo Pavin e Dario Lombardo dei Model T- Boogie è di proprietà di Dario Lombardo)

martedì 23 gennaio 2018

ATOMIC ROOSTER live at the "Under The Bridge", London- January 20th 2018

Gli Atomic Rooster, creatura del compianto Vincent Crane, tastierista di enorme talento, scomparso purtroppo suicida all'età di 46 anni nel febbraio del 1989, sono da sempre stati una band da me molto amata fin dai primissimi passi.
Non erano conosciutissimi da noi all'epoca, lo sono divenuti, come spesso accade, una volta terminato il loro percorso artistico. Io invece trovavo in loro una vena underground particolare, quasi maledetta. Percepivo, pur non conoscendo ovviamente i dettagli visto che la stampa musicale dell'epoca non si occupava moltissimo di loro, un certo carattere spigoloso da parte del leader ed anche un certo disagio; le formazioni che cambiavano ad ogni disco, come anche un particolare episodio accaduto nell'agosto del 1972, quando gli aspettavo a gloria per un concerto che avrebbe dovuto tenersi al "Piper 2000" di Viareggio e che invece misteriosamente fu cancellato (avremmo saputo di li a qualche giorno che il tastierista se ne sarebbe fuggito col malloppo, lasciando gli altri membri della band a piedi, tanto che il batterista Rick Parnell sarebbe rimasto in Italia, trovando alloggio presso gli Ibis di Nico Di Palo).
Tutte queste cose facevano accrescere in me una curiosità pazzesca nei confronti di questa band, mentre continuavo ad ascoltare i loro bellissimi albums, come "Death Walks Behind You" o "In Hearing Of".

E' stato dunque con grande felicità che,in occasione di un mio breve viaggio a Londra, ho scoperto che la band si era riformata e che avrebbe tenuto un concerto proprio nei giorni della mia permanenza in città.
Due membri della formazione relativa al mio album preferito della band, vale a dire "In hearing Of" , il cantante Peter French ed il chitarrista Steve Bolton (in realtà in quel disco il chitarrista non era Steve Bolton, bensì John DuCann ma Bolton ne avrebbe preso il posto all'indomani dell'uscita del disco stesso), con il beneplacito della vedova di Vincent Crane, hanno aquisito i diritti del marchio della band ed hanno riportato il Galletto Atomico on the road.

Il locale dove si sarebbe svolto il concerto è un club chiamato "Under The Bridge" e si trova proprio davanti allo stadio del Chelsea, a Stamford Bridge appunto.
Arriviamo prima dell'inizio del set e vedo Peter French, che tra l'altro è stato il cantante dei Leaf Hound e dei Cactus, intrattenersi a parlare con amici. Mi avvicino e lo saluto, visto che tramite Facebook lo avevo avvertito che dall'Italia sarei venuto a vedere questa data dei neoriformati Roosters.
Il tempo di scattare qualche foto, salutarci e darci appuntamento a dopo il set.
La nuova formazione, oltre ai due veterani, comprende Adrian Gautrey alle tastiere, Shug Millidge alla batteria e Bo Walsh al basso.
Dopo la presentazione da parte di Johnny "Guitar" Williamson, la band sale sul palco ed attaccano subito con "Sleeping For years", titolo altamente esplicativo, dal momento che la band era inattiva dalla metà degli anni '80, tratto dal loro secondo album.
Colpisce immediatamente il sound che riporta in maniera incredibile a quei primissimi anni '70, come del resto l'attitudine dei musicisti stessi sul palco.
Il pubblico presente, molto variegato e numeroso (la sala è piuttosto grande), aiuta in questo i musicisti sul palco ed è molto partecipe e coinvolto.
Peter e Steve sono chiaramente i due leaders e, indubbiamente, gli occhi dei più sono rivolti a loro, come i miei del resto, visto che il loro modo di stare sul palco è proprio quello di due musicisti che la sanno davvero lunga e sanno come fare a catalizzare l'attenzione del pubblico di fronte a loro.
Soprattutto Peter French che ha davvero l'attitudine della rockstar vecchio stampo, sia per come si muove sul palco, sia per come tiene l'asta del microfono che per i suoi atteggiamenti.
Seguono l'hit "Tomorrow Night" e la sinuosa "Black Snake", ma è con il quarto brano "A Spoonful Of Bromide Helps The Pulse Rate Go Down" che, dal momento essere uno strumentale, l'attenzione si rivolge al resto della band e, devo dire in tutta sincerità, che mai mi sarei aspettato da questa formazione una resa così ottima e così vicina a quello che era il sound dei loro esordi.

Adrian alle tastiere è una vera forza della natura ed il suono del suo Hammnd ricalca alla perfezione quelli che erano i suoni del suo illustre grandissimo predecessore ed il batterista Shug è un percussionista dal suono preciso e potente, molto potente, mentre il roccioso Bo al basso, elemento nuovo per la formazione, visto che in precedenza i bassi venivano suonati direttamente da Vincent Crane, è uno stantuffo instancabile.
Tutto davvero molto bello e coinvolgente.
Tutto il repertorio è tratto dai primi tre albums della band, ad eccezione di "Don't Loose Your Mind" che proviene da "Atomic Rooster" del 1980 e da una inaspettata "Fire" di Arthur Brown, con cui Crane suonava ad inizio carriera, proposta come bis.


Al termine del concerto ho fatto i miei complimenti vivissimi a Peter ed a Steve Bolton, che mi ha confessato che il gruppo è intenzionato a pubblicare un disco di materiale inedito quanto prima.
A questo punto non vediamo davvero l'ora.


martedì 16 gennaio 2018

DOLORES O'RIORDAN, IL MIO RICORDO.

Era l'edizione del 2000 del prestigioso Lucca Summer Festival ed era la terza edizione in cui ricoprivo il ruolo di responsabile della security della manifestazione.
Quell'anno il cartellone era ricchissimo ed accanto ad artisti del calibro di Joe Cocker, Ray Charles, Joan Baez, Lionel Richie, i Buena Vista Social Club, Pat Metheny e Natalie Cole, si sarebbero esibiti anche gli irlandesi Cranberries e sarebbe stata per me la prima volta che li vedevo.

Era il tour successivo all'album "Bury The Hatchet", uscito nell'aprile dell'anno precedente a le canzoni "Animal Instinct" e "Promises" continuavano a girare nelle varie radio, quando queste avevano ancora una programmazione che poteva definirsi tale.
Ad aprire il set era stato chiamato lo svedese Andreas Johnson, il cui singolo "Glorius", tratto dal suo secondo album, aveva ottenuto anch'esso un buon successo, anche per aver fatto da colonna sonora ad alcuni spot importanti.

Ricordo che poco prima dell'inizio del concerto fui chiamato dagli organizzatori ed entrai nei camerini per parlare con il tour manager della band e fu li che vidi per la prima volta Dolores. Se ne stava seduta ed aveva il pancione; era in stato interessante ed io non lo sapevo. ma mi colpirono i suoi occhi: uno sguardo intenso, bellissimi!
Il Tour manager mi informò che Dolores non si sentiva sicura, non stette a spiegarmene il motivo, però chiese di avere due persone della sicurezza, uno dei quali avrei dovuto essere io, ai lati del palco, per proteggerla da qualsiasi cosa sarebbe potuta accaderle.
Mentre lui parlava io mi voltai a guardarla ed i suoi occhi mi parvero a momenti taglienti ma allo stesso tempo quasi impauriti.

Durante il set mi piazzai alla sua sinistra e non la persi d'occhio un attimo, tenendo allo stesso tempo sotto controllo tutto quanto accadeva davanti al palco tra il pubblico.
Tutto filava liscio, finchè alcuni solerti impiegati di un'ente, non sto a farne il nome, ottusi come solo dei burocrati italiani sanno esserlo quando svolgono le loro funzioni, decisero di fare un controllo proprio nel bel mezzo del concerto.
A niente valsero le richieste da parte dell'organizzazione di aspettare la fine dello spettacolo, niente da fare, volevano parlare con me a tutti i costi e volevano farlo immediatamente!
Alla fine di un brano, dopo aver chiamato per radio uno dei miei ragazzi a sostituirmi in quel delicato compito, incrociai lo sguardo di Dolores che mi guardava preoccupata andare via dal mio posto, con lo sguardo le feci capire che ci sarebbe stato un altro al posto mio e mi voltai per scendere ed andare incontro a chi mi cercava.
Quella fu l'ultima volta che vidi quei due occhi meravigliosi, perchè quei tipi mi trattennero per tutta la durata del concerto e persino fino a quasi tutto il load out (che sarebbe quando gli artisti se ne vanno e si procede allo smontaggio dell'attrezzatura).

Avrei rivisto i Cranberries solo due anni dopo all'allora Palasport di Firenze, dove andai per accompagnare la mia fidanzata dell'epoca a cui piacevano molto ma non ebbi modo di incrociare nuovamente quei fieri occhi irlandesi e quello sguardo che tanto mi avevano colpito.

Perchè racconto tutto questo? perchè ieri Dolores O'Riordan se n'è andata, alla giovane età di 46 anni ed oggi, mentre sui social parte la stucchevole sequenza, da parte dei soliti personaggi privi della benchè minima delicatezza, che ci tengono a far sapere al mondo intero quanto la sua voce non gli piacesse, io ho invece ricevuto una inaspettata, quanto bellissima foto, che ci cattura assieme su quel palco; lei con il microfono tenuto tra entrambe le mani mentre sta cantando ed io alla sua sinistra (sulla destra nella foto), mentre a gambe larghe controllo che l'incolumità di questo scricciolo dagli occhi bellissimi e dalla voce meravigliosa, si perchè aveva una voce meravigliosa, sia salva.
...ed immagino che stia cantando proprio "Animal Instinct".


- foto di Dolores di Alcide Lucca 2000
- foto di Dolores e me scattata da Alessandra Corbelli
- Articolo tratto dal quotidiano "La Nazione" del 19 Luglio 2000