mercoledì 11 dicembre 2019

Eric Burdon-Brian Auger Band live 1991

Era l'edizione del 1991 del "Pistoia Blues Festival" e la conclusione, di quella edizione di soli due giorni, fu affidata ad una coppia di artisti che proprio in quel periodo girava assieme in un tour mondiale e che aveva pubblicato un doppio cd inciso dal vivo a Solana Beach, California, dal titolo "Acces All Areas".
Gli artisti in questione erano due pesi massimi della scena rock a partire dagli anni '60, Eric Burdon e Brian Auger e la denominazione della band era semplicemente quella di Eric Burdon-Brian Auger Band.
Per Auger era la sua seconda volta al Festival toscano, dopo la sua apparizione nell'edizione del 1983, mentre per il grande Eric Burdon era la sua prima volta assoluta.
Eric Burdon, nato a Newcastle Upon Tyne nel 1941, noto per essere stato il cantante e leader di una delle band più importanti della famosa "British Invasion" degli anni '60, The Animals, band di electric rock-blues, formatasi dopo lo scioglimento dell'Alan Price Combo.
Quasi impossibile ricordare tutti i successi del gruppo, diventati negli anni dei veri e propri classici della musica moderna, basti per questo ricordare brani come "The House Of The Rising Sun", "Don't Let Me Be Misunderstood", We Gotta Get Out Of This Place" e "Don't Bring Me Down"


Successivamente dopo una parentesi, successiva al 1966, in cui cambiarono denominazione in Eric Burdon and The Animals, il cantante, nel 1968 epoca in cui viveva a San Francisco, California, si unì ad una celebre band funk californiana, The War .

Il risultato di questa unione, una stupenda contaminazione di rock psichedelico e funk, erano infatti anni di sperimentazioni su tutti i livelli, sia musicali che personali, furono i due albums usciti, il primo dei quali, "Eric Burdon Declares War" uscito nel 1970, un autentico capolavoro, contenente i singoli "Spill The Wine" e "Tobacco Road".
In Seguito, nel 1971, si unì al bluesman Jimmy Witherspoon, assieme al quale partorì il discreto album dal titolo "Guilty".A partire dal 1974, prima con la Eric Burdon Band con la quale incise tre LP e poi da solista, continuò una carriera che non riuscì però a toccare le vette di successo toccate negli anni precedenti, soprattutto quelle raggiunte assieme agli Animals.
Cantante comunque dotato di grande voce e grandissima personalità, capace di essere riconoscibile alla prima nota, come avevo avuto già modo di appurare durante un suo concerto, a cui avevo assistito, al Teatro Apollo di Via Nazionale a Firenze, Teatro che ad oggi non esiste più, nel 1984.
Va ricordato anche che l'ultima apparizione pubblica di quello che personalmente considero il più grande chitarrista di tutti i tempi, vale a dire Jimi Hendrix, avvenne proprio durante una jam session con Eric Burdon and The War, durante un loro concerto al "Ronnie's Scott Club" di Londra il 16 Settembre 1970. Appena due giorni dopo infatti, Jimi scomparse tragicamente.

La sera del 6 luglio di quell'anno, approdarono appunto nel backstage del Pistoia Blues dove, come sempre, svolgevo la mansione di responsabile della security del Festival.
Al loro arrivo, dopo aver salutato un sempre cordialissimo Brian Auger, che conoscevo dai tempi dei suoi concerti al Piper di Viareggio nei primissimi anni '70, mi resi conto  immediatamente e con estrema preoccupazione, che il buon Eric Burdon aveva indubbiamente esagerato con il bere, era insomma, come suol dirsi, piuttosto alticcio!
Parlava e scherzava con tutti quelli che lo avvicinavano. Io cercai, per contro, di tenerlo il più possibile a parlare con me, per evitare che combinasse danni, visto che poco prima, mentre era da solo, aveva cercato di mettersi a sedere su di una ringhiera in ferro, all'interno del palazzo comunale , rischiando peraltro di cadere all'indietro e lo avevo ripreso proprio io, facendo un balzo di un paio di metri.
Brian Auger invece non pareva preoccuparsene troppo ed appariva al solito il simpatico personaggio di sempre. In un momento, in cui con gli occhi tenevo sempre sotto controllo il cantante, che adesso si era messo seduto tranquillo su di una sedia, gli rammentai di quando, proprio al Piper 2000 di Viareggio nell'estate del 1972, prima di un suo concerto, lo aiutai a far entrare il suo pesantissimo Hammond nella strettissima porta laterale che dava accesso all'interno del locale; avevo solo sedici anni e quella era la pratica che usavo per avere un biglietto omaggio per lo spettacolo, l'ingegno di un giovanissimo appassionato di musica di allora.

Brian, che parla da sempre piuttosto bene la nostra lingua, ricordava perfettamente sia il locale, dove si era esibito in più di un'occasione, sia l'episodio.
Brian Auger può, senza ombra di dubbio, essere considerato il re dell'Hammond inglese; esordì nel 1965 con una band chiamata Steampacket, con cui si esibiva anche la vocalist Julie Driscoll, assieme alla quale fondò poco dopo Brian Auger and The Trinity, che partorirono successi come ""Save Me", ""This Wheels On Fire" e "Road To Cairo".
Nel 1970 fondò The Oblivion Express, con cui gira ancora ed incide dischi.

La formazione con cui si presentarono in quella serata al Pistoia Blues Festival comprendeva, oltre ai due big, Larry Wilkins alla chitarra, Dave Meros al basso ed il figlio di Brian, Karma Auger alla batteria.
L'inizio del set mi lasciò piuttosto perplesso in quanto, soprattutto sui due brani iniziali, "Don't Bring Me Down" e "Don't Let Me Be Misunderstood", Eric non ne azzeccò praticamente una!
Ci pensò però Brian, che indossava una vistosissima camicia  nera con giganteschi fiori gialli, a raddrizzare la baracca, con le sue tastiere.
Al termine di questi due brani Eric, visibilmente alticcio, si fermò ed iniziò a guardarsi attorno, come a voler cercare qualcosa; capìì immediatamente che stava cercando il suo campanaccio con relativa bacchetta, attrezzo che si era preparato prima di salire sul palco ma che si era dimenticato nel backstage, dove infatti lo avevo visto pochi minuti prima. Feci appena in tempo a correre nel camerino per prenderlo e, mentre stavo salendo le scalette che portavano al palco, per porgerlo ad uno dei tecnici, sentìì la sua voce che dal microfono mi chiamava: " SElvano... SElvano please...where is my cowbell?"
Quando vide che me ne stavo li dietro con il suo campanaccio in mano, mi chiamò addirittura accanto a se per consegnarglielo, ringraziandomi, con mio totale e comprensibile imbarazzo!
Fortunatamente la band ripartì immadiatamente con il brano successivo ed il loro set, piano piano, riprese quota ed anche Eric tornò a controllare la situazione che, quell'inizio, aveva reso incerta.
La band macinava un rock che non andava troppo per il sottile ma, complessivamente, fu un buon concerto, trascinante, con  classici quali " We Gotta Get Out Of This Place", "When I Was Young", "Tobacco Road", "Bring It On Home To Me" e, ovviamente" "The House Of The Rising Sun" , che conquistarono abbastanza facilmente la numerosa platea.
Rividi Eric Burdon nel 2005, sempre a Pistoia ed in quell'occasione, accanto alla giovane moglie che fungeva anche da tour manager, lo trovai completamente ripulito da ogni eccesso ed anche in quell'occasione, la sua incredibile voce, non mancò di regalare emozioni

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