mercoledì 30 gennaio 2019

Al mercato con ROBERT PLANT- Pistoia Blues Festival 1993

Era l'edizione del 1993 del prestigioso Pistoia Blues Festival, annata dal cartellone piuttosto ricco che vedeva, accanto a grossi nomi del blues, come R.L. Burnside, Honeyboy Edwars, Little Milton, James Cotton, Johnny Mars, Denise LaSalle, Latimore e Jeff Healey,  anche due nomi leggendari del rock, due che avevano fatto la storia con le rispettive band i Cream ed i Led Zeppelin.
Si trattava infatti di Jack Bruce, storico bassista dei Cream e del leggendario cantante dei Led Zeppelin appunto, Robert Plant.
Plant, che chiuse la seconda serata di quella edizione del Festival toscano, già allora rappresentava una delle vere e proprie leggende viventi che arrivava per la prima volta sul palco del Pistoia Blues.
Quando andai a prelevarlo dall'auto con cui arrivò, ero infatti il responsabile della security del Festival, come lo sono ancora oggi, notai immediatamente che il biondo cantante non aveva assolutamente perso il fascino che emanava in quel periodo che andava dalla fine anni '60, alla seconda metà degli anni '70 in cui cantava ancora con gli Zep.
I capelli erano ancora molto lunghi e gli scendevano sulle spalle in lunghi boccoli biondi ed il suo fisico era scattante, nonostante all'epoca avesse già 45 anni, che dimostrava soltanto per qualche piccola ruga che segnava il suo volto.
Si dimostrò subito un personaggio particolarissimo, che non aveva per nulla perso il suo atteggiamento un po' da hippy ed un po da rockstar distratta e molto alla mano, chiedendo immediatamente al suo tour manager, una volta arrivato nel backstage e sistemato le sue cose in camerino, di poter andare a visitare l'allora celebre mercatino che si teneva nelle strade adiacenti alla piazza dove si sarebbe tenuto lo show. Mercatino allora ricchissimo di banchi di artigiani e di banchi di abbigliamento e mercanzia tardo hippy, che lui aveva intravisto arrivando con la macchina e che lo aveva immediatamente conquistato.
Sconcerto immediato da parte del povero tour manager, il quale mi chiamò immediatamente e, preoccupatissimo, mi chiese se avessi avuto una qualche idea in merito sul come esaudire questa bizzarra richiesta della rockstar, senza che questo suo desiderio imprevisto avesse potuto combinare un putiferio.
Considerate che quelli erano tempi totalmente diversi da quelli attuali e gli artisti, pur se di presa enorme come quella dell'ex leader di una band come i Led Zeppelin, arrivavano nei luoghi dei concerti praticamente senza staff al seguito, senza sicurezza personale ma affidandosi alla security locale e  con al seguito solo un tour manager locale.
Si trattava insomma di portare Robert Plant in un affollatissimo mercatino di fricchettoni, prima del suo concerto, per vedere i banchi e, magari, acquistare pure qualcosa.
Non mi persi d'animo e dissi al preoccupatissimo manager di non allarmarsi, che avrei pensato a tutto io.
Fornii a Plant un enorme paio di occhiali da sole dalle lenti scurissime e lui, una volta indossati, si mise a mimare l'atteggiamento di un non vedente, con le braccia protese in avanti, come a cercare una direzione dove andare, gli fornii inoltre un cappellone di quelli colorati, tipo rasta, che lui indossò, nascondendo la sua enorme capigliatura bionda al suo interno, cosa questa che gli fece diventare la testa enorme tanto che, una volta specchiatosi ed essendo vanitoso come una vera e propria diva, decise che non si piaceva e se lo tolse immediatamente, dimostrandosi impaziente di partire alla volta del mercato.
Chiamai allora con me Tommy, uno dei miei più fidati ragazzi della security e gli imposi di aprirci la strada, camminando, con passo tranquillo, un paio di metro davanti a Plant dietro al quale, sempre ad un paio di metri di distanza, mi sarei posizionato io, attentissimo a qualsiasi cosa si fosse mossa nei suoi paraggi.
Ci avviammo così finalmente in direzione mercatino.
C'era davvero un sacco di gente e si camminava lentamente. Robert era interessatissimo alle varie bancarelle e si soffermava a guardare le cose che vi erano esposte con grande interesse.
Stranamente e fortunatamente aggiungo, nessuno pareva riconoscerlo; del resto chi avrebbe potuto pensare di vedere una rockstar di quella portata in giro, poco prima di salire sul palco, per le strade della città, apparentemente da solo? Tutti insomma passavano accanto a questo ragazzone dai lunghi capelli biondi raccolti in una coda, senza degnarlo della minima attenzione.
Robert acquistò un pareo bianco e nero ed un narghilè.
Soltanto la ragazza dietro il banco, al momento di incassare i soldi dal cantante, lo guardò aguzzando lo sguardo e poi immediatamente guardò me, che ne frattempo mi ero avvicinato a lui, facendo un'espressione come a chiedermi se davvero quel tipo che gli aveva dato le banconote ed al quale si apprestava a dare il resto, fosse veramente  "lui". Io feci un cenno impercettibile di si con la testa e mi portai l'indice vicino alla bocca sibilando un "ssshhhhhh...!!!"
Lei alzò gli occhi al cielo e disse piano che avrebbe messo quelle banconote in una cornice!

Una volta compiuto il giro desiderato dall'artista, ci incamminammo verso l'accesso della piazza, da uno degli ingressi più vicini, che altro non era che l'ingresso principale da dove entrava il pubblico, per rientrare nel backstage, visto che da li a non molto Plant sarebbe dovuto salire sul palco per il suo concerto.
Camminavamo esattamente come quando eravamo partiti, con Tommy un bel po più avanti di Robert, che era totalmente incuriosito da tutto quello che vedeva e, un po più indietro io, che cercavo di non farmi vedere per non insospettire la gente che si avviava verso l'ingresso.
Una volta arrivati davanti alla porta presidiata dalla nostra security e dai Carabinieri, Tommy entrò, convinto di avere dietro di se Plant, mentre questi si era un po attardato e, quando si presentò, i Carabinieri, lo bloccarono immediatamente, assieme ai cani dell'antidroga che iniziarono subito ad annusarlo ,probabilmente  insospettiti da questo personaggio; dovetti perciò urlare ai Carabinieri stessi che il tipo era assieme a me e che sarebbe potuto entrare anche senza biglietto, cosa che accadde immediatamente visto che, pensate a quanto possa essere incredibilmente buffa questa cosa, godeva del mio lasciapassare!
Situazione davvero comica, di cui rido ancora ogni volta che ci penso. Roba che, pensai, un giorno racconterò ai nipoti.

Sul palco Robert Plant incarnò alla perfezione quello che era stato e che era ancora, iniziando con una incredibile "Ramble On", che ci riportò immediatamente all'era Zeppelin, band della quale, in quella occasione, ripropose molti brani, oltre a quelli di quello che era il suo ultimo album in ordine di uscita, risalente al maggio dell'anno precedente, vale a dire "Fate Of Nation".
Inutile dire che sulla finale "Whole Lotta Love" ci fu un vero e proprio tripudio, andai infatti a riprenderlo dal palco e, mentre scendevamo le scalette, potei percepire la grande eccitazione di tutto il numeroso pubblico presente.
Un altra curiosità fu che al termine del suo concerto, davanti al suo camerino, chiesi a Robert di scattarmi una foto assieme a lui; ovviamente acconsentì ma mi disse di aspettare un attimo che avrebbe voluto cambiarsi, tirò fuori da una borsa una t-shirt e la indossò, mostrando un'espressione da vero figlio di buona donna, con un sorriso beffardo che sottintendeva mille cose. Dovete sapere che a quell'epoca i rapporti con il suo ex chitarrista Jimmy Page non erano dei migliori, praticamente non si parlavano neppure; ebbene lui indossò una maglietta con l'immagine e la scritta Jimmy Page!

In seguito avrei incontrato nuovamente Robert Plant svariate volte ma quella fu un'occasione che è rimasta impressa nella mia mente.
Erano ancora i tempi in cui potevano accadere queste cose e tutto era ancora molto ma molto rock'n roll.