giovedì 2 aprile 2020

Ray Manzarek and Robby Krieger of The Doors, 9 Luglio 2011- La sera in cui lo spirito di Jim Morrison scese su Piazza Duomo a Pistoia


Dopo ben 9 anni mi decido a fare il racconto di un concerto particolare; un concerto che, per una sera, riportò indietro di almeno 40-44 anni il pubblico presente. Lo riportò alle atmosfere tesissime ma eccitanti che avevano vissuto quei fortunati che parteciparono a concerti come quello svoltosi al "Dinner Kay" di Miami nel marzo del 1969 dei Doors, dove le famose good vibrations si mischiaro ad attimi di vera e palpabile tensione.
Stavolta gli anni e la location erano molto diversi ma gli attori protagonisti erano per la metà gli stessi di allora.
Era il Pistoia Blues 2011 e sul palco stavano per presentarsi Ray Manzarek and Robby Krieger of The Doors.
L'edizione 2011 del celebre Festival toscano vedeva, nella serata centrale, dopo le esibizioni in programma di James Burton, ex chitarrista di King Elvis Presley e quella di Robben Ford, in cartellone due reduci della formazione dei The Doors di Jim Morrison.
Già nel 1998 c'era stata una specie di reunion, più nelle intenzioni che nei fatti, dato che all'ultimo momento Ray Manzarek aveva dato forfait e si erano esibiti Robby Krieger e John Densmore, rispettivamente chitarrista e batterista originali della formazione californiana, accompagnati da ottimi turnisti, tra i quali spiccava al basso Barry Oaklay jr., figlio del grande e sfortunato Berry Oakley, bassista della formazione originale degli Allman Brothers Band.
Il tutto però si era risolto in una specie di grande karaoke, dove un po' alla volta, si alternavano tutti al canto, scontentando quasi tutto il pubblico presente, che non mancò di mostrare il proprio disappunto, infatti qualche fischio si mischiò agli applausi per l'improvvisata band.
Stavolta mancava John Densmore, i cui rapporti con gli altri due non erano dei migliori, ma la presenza di Ray Manzarek pedina fondamentale, assieme a Jim Morrison, dei Doors, dava una certa garanzia in più.
In occasione di questo concerto erano stati previsti diversi ordini di posti, una platea con sedie numerate, le consuete due tribune e posti in piedi, ovviamente con prezzi diversi.

Da responsabile della security del Festival mi recai in Piazza ovviamente con largo anticipo, per coordinare tutte le operazioni del caso e non potetti fare a meno di notare, dai vari bivacchi fuori dal perimetro della Piazza, che quello che si apprestava ad entrare non era certo un pubblico tra i più facili.
Numerose le bottiglie di vino e le lattine di birra che circolavano tra i ragazzi che attendevano l'apertura dei cancelli, ragazzi che già, dalle prime ore del pomeriggio, non sembravano essere poi così pochi, anzi.
Da tenere conto che la data di Pistoia era la data più a sud del brevissimo tour e che, oltre a tutto il pubblico del centro Italia, avrebbe accolto anche i numerosi fans della band provenienti dal sud appunto.

Già durante i set che precedevano l'attesa esibizione le mie perplessità ed i miei dubbi riguardo a quello che sarebbe stato l'andamento della serata erano decisamente aumentati, ovviamente il mio pensiero era principalmente rivolto al momento in cui gli ex-Doors sarebbero saliti sul palco.
Che l'andazzo non sarebbe stata una semplice passeggiata era ai miei occhi piuttosto chiaro, dato che già durante le esibizioni degli artisti in apertura appunto, io stesso ed i ragazzi della security, ci eravamo dati da fare per arginare gli ubriachi che a tutti i costi cercavano di sistemarsi sulle sedie numerate ed ogni volta dovevamo prenderli e portarli al di la dell'area delimitata

Con il calare della sera le cose peggiorarono ulteriormente e, già durante il set di Robben Ford, era già molto più difficoltoso far sloggiare i ragazzi dall'area riservata.
Finito il set di Ford e durante il lungo cambio di palco era praticamente diventato impossibile farli abbandonare le posizioni che faticosamente avevano guadagnato, visto che la gente non ne voleva assolutamente sapere di stare lontana dal palco e la distanza tra la prima fila di poltroncine e le transenne anti-panico che fronteggiavano il palco era praticamente pieno di gente, come del resto lo spazio tra un blocco di poltroncine e l'altro.
Sudammo le fatidiche sette camicie per cercare almeno di far sedere a terra le persone, per fare almeno in modo che quelli seduti riuscissero a vedere qualcosa e, debbo dire ad onor del vero, c'eravamo quasi riusciti, anche se poi non sarebbe servito a nulla perchè immaginavo che sarebbero schizzate tutte in piedi con l'inizio del concerto. Però ce l'avevamo fatta quando e qui nell'assoluta difficoltà della cosa, mi torna in mente un particolare che non manca ogni volta di farmi sorridere; l'allora presentatore della serata Elio Capecchi, cantante di una local band pistoiese, ebbe la bella pensata, trascinato anche lui dall'entusiasmo di aver tra poco suol palco gli ex- Doors, di iniziare ad incitare tutto il pubblico presente ad alzarsi in piedi per tributare la giusta accoglienza alle due leggende viventi!
Rammento, come in una scena al rallentatore ed ogni volta che ci vediamo con Elio non manchiamo di ricordarlo facendoci una bella risata, me che mi voltai e, incrociando il suo sguardo terrorizzato, gli feci il segno del dito pollice che attraversava tutto il collo all'altezza della gola!

Comunque sia, riuscimmo piano piano a farli rimettere tutti accucciati.
Fu fatto buio sul palco e l'apertura del set fu davvero impressionante; sulla "Carmina Burana" sparata a tutto volume dall'impianto, venne proiettato sullo sfondo una inquietante immagine di un Gesù Cristo penetrato nella bocca da un crocifisso, immagine rivelatasi poi un'incredibile opera dell'artista messicano Octavio Ocampo, specialista in illusioni ottiche, artista che consiglio a tutti di andar  scoprire. Dopo un'introduzione che ricalcava la celebre presentazione che si può ascoltare sul disco "An American Prayer", vale a dire "Ladieeees and Gentlemen, from Los Angeles California, Ray Manzarek and Robby Krieger from The DOOOOORS...!!!", partì un'incredibile e durissima "Roadhouse Blues".

Come previsto le persone accucciate schizzarono tutte immediatamente in piedi, come del resto quelle sedute e tutti quanti iniziarono a premere sulle transenne anti-panico di fronte al palco.
La transennatura, mista al nastro bianco e rosso, che avrebbe dovuto delimitare l'area dei posti numerati a sedere, resse per circa due accordi della canzone ed un grande numero di persone la scavalcò, cercando anch'esso di arrivare alle transenne.
Inizialmente a cercare di tenere a bada la folla eravamo soltanto i quattro della sicurezza previsti dal management degli artisti, che ovviamente non aveva previsto, anche a seguito di quanto visto nelle date precedenti del tour, un entusiasmo ed una folla di tale portata.
Chiamai immediatamente a raccolta tutte le forze che potevano rendersi disponibili per poter arginare quella ondata che, già con il primo brano, rischiava di diventare pericolosa per le prime file.
Con la pressione della folla, persino le transenne anti-panico si inclinarono pericolosamente ma fortunatamente si appoggiarono a dei subwoofer presenti di fronte allo stage.
Nonostante ciò, quello che vedevo dalle facce dei ragazzi pressati alle transenne pericolosamente inclinate, era solo gioia e trasporto, incuranti di qualsiasi pericolo, il rock aveva questo incredibile potere su di loro ed era una cosa drammatica e bellissima allo stesso tempo!


Il concerto intanto proseguiva e quello che arrivava alle mie orecchie, solo a quelle perchè per il resto ero completamente preso dal cercare di risolvere quella situazione delicata, era un set pazzesco che, complice anche l'atmosfera che stavamo vivendo, mi riportava indubbiamente agli infuocati (e pericolosi) set della band della fine degli anni '60, quando Mr. Mojo Rising era ancora vivo e si esibiva assieme a loro.

In quella occasione ovviamente il bravissimo Dave Brock, dalla voce e dall'aspetto molto simili a quelli del mito Jimbo, cercava di far rivivere al meglio quelle atmosfere, anche se ovviamente la magia particolare di quei tempi e, soprattutto di quell'artista, non c'era più ma la band girava davvero a mille e l'atmosfera era quanto di più fosse possibile vicina a quella di quei tempi magici.
Dopo il primo brano, si succedettero "Break On Through" e "Strange Days" ma la situazione nelle prime file non accennava a migliorare e, durante una infuocata e dilatata "When The Music's Over", a cui assistetti dal palco assieme al loro tour manager Jo Lopez, che tra l'altro era anche il fotografo ufficiale di Bruce Springtseen, cercando da quella posizione di dare indicazioni ai ragazzi sotto il palco, venne deciso di interrompere momentaneamente il concerto, con tanto di organizzazione che, dal microfono, annunciò che se la pressione alle prime file non si fosse attenuata, il concerto sarebbe stato definitivamente sospeso!
Si misero su fronte palco, davanti ai musicisti persino le due anziane guardie del corpo della band, una delle quali era addirittura Rick Manczarek (vero cognome del tastierista), fratello di Ray e già bodyguard al servizio della band fin dai tempi d'oro.

Urla, proteste, minacce ed il concerto ripartì.
Un impauritissimo e preoccupato Ray Manzarek cercava intanto di placare l'eccitatissimo pubblico, dicendo al microfono "Nice , that's nice, you're nice...I like it, va bene...".

Fu un set pazzesco, con ben 5 brani tolti dall'iniziale scaletta.
Una situazione surreale ma, con il senno di poi, bellissima, meravigliosa; la vera essenza del rock'n roll.
Per una tiratissima "L.A. Woman" fu chiamato
sul palco persino James Burton a dar manforte.
Una spettacolare ed ovviamente immancabile "Light My Fire" concluse il set e dopo un inchino i cinque scesero le scalette ed andarono di corsa nei camerini, mentre la platea chiedeva a gran voce "Riders On The Storm", che però non fu mai eseguita.
Posso personalmente testimoniare di aver scambiato alcune parole con Ray Manzarek, mentre dal suo camerino lo accompagnavo all'auto che lo avrebbe riportato in albergo, il quale mi confermò di aver rivissuto sensazioni che non aveva provato da moltissimi anni e che, in tutta sincerità, lo avevano un po' impaurito, anche e forse perchè non aveva più i vent'anni di allora.
Alcuni giorni dopo Robby Krieger, dalla pagina Facebook della band, avrebbe addirittura paragonato il concerto del "Pistoia Blues Festival" ad uno show dei Doors che si svolse a Cleveland nel 1967: "...i haven't seen anything like this since The Doors show in Cleveland in 1967".
Credo davvero che per quella serata lo spirito di Jimbo sia sceso nella meravigliosa e magica Piazza del Duomo di Pistoia, teatro di migliaia di esibizioni entrate poi nella storia ed abbia aiutato i musicisti, il pubblico e noi addetti ai lavori a vivere una serata particolare che, nel quarantennale della sua morte, riportò in vita, per una sera soltanto, l'essenza di quello che era lo spirito del rock'n roll.
Non erano ovviamente The Doors, erano però quanto di più poteva avvicinarsi a loro a 40 anni di distanza.








Nessun commento:

Posta un commento