Ho sempre considerato
Willy DeVille uno dei più grandi esponenti del Blues mai esistiti.
Il suo era un blues che
veniva dalla sofferenza vera, una sofferenza interiore che lo portò
più volte a scappare dalla sua terra natia, quella Stamford nel
Connecticut, per cercare quel qualcosa che non riusciva a trovare,
come un vero e proprio randagio.
A volte ci è riuscito e la sua musica sta a dimostrarlo.
Era stato conquistato dal Blues attraverso un disco, “So Many Roads” di John Hammond
jr. (1965), dopo l'ascolto di quel disco, niente sarà più lo stesso
per il giovane William Paul Borsey jr che sposerà la causa del Blues trasformandolo in qualcosa di unico; diventerà infatti Willy
DeVille attorno alla metà dei '70, passando attraverso la
denominazione della sua band, vale a dire Mink DeVille.
Ho avuto occasione di
incrociare la mia strada con quella di Willy ben sei volte; la prima
risalente al lontano 1984, quando ancora appunto, si facevano
chiamare Mink DeVille, in un caldo, caldissimo giorno di metà
Giugno.
L'interno della discoteca
“Tenax” di Firenze dove si esibiva, era addirittura incandescente
ed il fumo delle sigarette, quando il pubblico poteva ancora fumare all'interno dei
locali, si sarebbe tagliato soltanto con una scimitarra.
L'album con cui girava in quel tour era “Where Angels fear To Tread” e la sala era
davvero stracolma di gente, complice anche il fatto che l'emittente
televisiva di allora, “Videomusic”, passava molto spesso il video
di “Each Word's a Beat Of My heart” e la ballata in salsa rock
“Demasiado Corazon” riscuoteva un discreto successo qui da noi.
L'inizio fu quasi
cinematografico, con una stupenda “Harlem nocturne”, il celebre
brano di Earle Hagen e Dick Rogers.
L'apparire in scena di
questa specie di Capitan Uncino, con orecchini, anelli e denti d'oro,
vestito come un principe decaduto, fu quasi uno shock per tutti i
presenti.
La sua band, con Luois
Cortellezzi al sax e Kenny Margolis alle tastiere e fisarmonica e
Rick Borgia alle chitarre, era qualcosa di spettacolare.
“Cadillac Walk”,
“Spanish Stroll”, oltre a quasi tutto l'ultimo album, più alcune
covers “Save The Last Dance For Me” su tutte, fecero di quel mio
primo concerto di quella band, un qualcosa di assolutamente
indimenticabile.
Appena pochi giorni dopo,
trovandomi in Versilia, decisi di andare a vedere una manifestazione
che si teneva al famoso tendone di Sergio Bernardini, sul lungomare
che divide Lido di Camaiore da Forte Dei Marmi, che si chiamava
“Bussoladomani”, incuriosito da un cartellone che vedeva la
presenza dei più disparati artisti, che sarebbero stati presentati
da Gianni Minà.
Questo spettacolo,
denominato “Rockstar 84”, veniva ripreso dalle telecamere RAI e
sarebbe poi andato in onda nell'inverno successivo.
In cartellone c'erano
appunto i nomi più disparati, da Mink DeVille appunto, a John
Mayall, a Edoardo Bennato, Gianna Nannini, i Krisma, Jimmy Cliff,
Tullio De Piscopo, fino a meteore di quegli stravaganti anni '80,
come Garbo, Joe Squillo, i Berlin, i Re-Flex ed un certo Marilyn, una specie di transessuale con una lunga chioma biondissima.
Programma quantomeno
sconclusionato ma, per me, interessante, vista soprattutto la
presenza di John Mayall e Mink DeVille appunto.
Ovviamente la delusione fu
grande quando mi accorsi che quasi tutti gli artisti si esibivano in
playback, ad uso delle telecamere, come era prassi quasi costante in
quell'epoca.
Ricordo uno scontrosissimo
John Mayall che, peraltro, fu uno dei pochi ad esibirsi da vivo,
anche se in un solo brano, come del resto Willy, che però cantò dal
vivo (Demasiado Corazon) ,ma su basi registrate.
Dovetti aspettare ben
cinque anni prima di incrociare il mio cammino con quello di questo
artista che tanto amavo, però questa volta lo avrei fatto da addetto
ai lavori; ero infatti, già da alcuni anni, il responsabile della
security del Pistoia Blues Festival che, nell'edizione del 1989 propose in cartellone Willy DeVille.
Willy si presentò a
Pistoia nel corso di un breve tour nel nostro Paese, tour che, in
sole tre date, toccò Milano, Roma ed appunto il Festival Blues di
Pistoia, che sarebbe stata l'ultima delle tre.
Fu quello però un tour
estremamente sfortunato per il musicista, che ne frattempo si era
trasferito a New Orleans, sposando appieno gli umori ed i sapori di
quella città dall'atmosfera unica e magica.
A Milano aveva suonato
gratuitamente i Piazza Duomo ma un violento acquazzone aveva fermato
il concerto a poco più di venti minuti dall'inizio.
A Roma invece il concerto
fu fermato dai Carabinieri per “schiamazzi notturni” ed anche a
Pistoia, come vedremo, non andò benissimo.
Willy si presentò con una
formazione priva dei fiati e con un giovane promettente chitarrista
che all'epoca aveva già suonato con Ray Charles, Joe Cocker e Rickie
Lee Jones, vale a dire Jeff Pevar, che sostituiva Ricky Borgia.
Nei camerini era sempre
accompagnato dalla bionda moglie Lisa Leggett che, in seguito nel
2001 si sarebbe tolta la vita impiccandosi.
Dovete tenere presente che
in quegli anni, il pubblico dei festival Blues, ed in particolare
quello di Pistoia, era molto esigente e difficilmente era portato a
transigere per quanto riguardava i generi proposti su quel palco che dovevano essere obbligatoriamente molto vicini al Blues più ortodosso; non erano tollerate
contaminazioni insomma. Molti artisti, anche in precedenza, ne avevano fatto dolorosamente le spese, uno su tutti l'anno precedente, il grande Curtis Mayfiled
che era stato persino fischiato per aver proposto il suo magnifico
soul , che il pubblico non aveva assolutamente apprezzato,
considerando la sua esibizione quasi un tradimento nei confronti del
genere che dava il nome alla manifestazione. Meno male che le cose con gli anni sono cambiate,mi vien da dire, anche se qui si aprirebbe una
parentesi che porterebbe ad una divagazione dal tema troppo ampia.
Il povero Willy non si
sottrasse, purtroppo, a questa stupida e provincialissima regola,
stupida ed ingiusta soprattutto in questo caso, visto che Willy
DeVille rappresentava una delle visioni più personalizzate del Blues
stesso.
La sua vita spesso lo
aveva portato ad affrontare situazioni al limite, la sua cultura, la
sua genialità facevano pensare ad una visione del Blues con un
approccio diverso e molto eclettico della tradizione stessa.
DeVille apparteneva a
quella stirpe di musicisti estremamente geniali, penso ad esempio a
Screaming Jay Hawkins, che avevano il Blues nell'anima e nelle corde,
senza per altro essere legati ai dettami della tradizione delle
dodici battute.
Il suo show sul palco di
Pistoia, in quel lontano 30 Giugno 1989 si aprì con una spettacolare
introduzione di un classico degli anni '50, “Sleepwalk” di Santo
& Johnny.
Durante il set lasciò
ampio spazio ai brani tratti dai suoi primi albums e belle
riproposizioni come “Mixed up Shook Up Girl” e “Little Girl
Broke That Promise”.
Purtroppo il pubblico,
piuttosto insofferente, soprattutto quello delle prime file, iniziò
addirittura a fischiare durante i brani un po' meno tirati, quelli
per intendersi dove si sentiva un po' meno la slide tagliente e Willy, in tutta risposta, scaraventò il mazzo di rose rosse che teneva in
mano verso la platea e se ne andò nei camerino parecchio contrariato
e pure un bel po' incacchiato, dopo poco meno di un'ora.
Dopo la burrascosa data
del 1989, il Festival toscano ingaggiò nuovamente Willy DeVille
nell'edizione del 1992, includendolo in una serata, bellissima,
dedicata ai suoni e gli umori di New Orleans.
Il cartellone di quella
magica serata vedeva infatti alternarsi sul palco artisti come
Dr.John, Johnny Adams, The New Island Social &b Pleasure Club,
Zachary Richards, i pittoreschi Wild Magnolias e, appunto, Willy
DeVille.
Personalmente, in quella
occasione, trovai Willy in una forma fisica decisamente migliore di
tre anni prima, i suoi oramai purtroppo noti problemi con le droghe
pesanti parevano superati, anche se un racconto fattomi negli anni
successivi, da un caro amico, Elio Capecchi, un musicista che si trovava in
quell'occasione nel backstage, su un episodio accadutogli in
quel frangente, me l'aveva detta lunga sul carattere personaggio in questione. Elio incrociò Willy nel corridoio del palazzo comunale che
funge da backstage per gli artisti che si esibiscono al festival,
quando questi aveva richiamato la sua attenzione, chiedendogli senza
tanti preamboli :” Hey you, my friend...have you a joint?” ed
allo sconsolato diniego di Elio che aveva risposto allargando le
braccia e scuotendo la testa, il buon Willy si allontanò tuonando un
“Fuck you!!!!!” che aveva fatto tremare le enormi pareti del
palazzo.
Quello fu l'anno del disco “Backstreet Of desire”, che sarebbe stato
pubblicato solo pochi mesi dopo, in Ottobre; pensate che negli Stati
Uniti, suo Paese natale, questo disco fu stampato soltanto nel 1994
dalla “Rhino”, questo per far capire la considerzione che Willy
godeva in Europa, a differenza di quella su cui poteva contare in Usa.
In quei giorni però girava già nelle radio la sua bellissima
versione mariachi dello standard “Hey Joe”, portata al successo
da Jimi Hendrix.
Un album quello, che avrebbe fatto trasparire in maniera netta
il suo amore per New Orleans, città dove era andato a vivere e che
lo aveva decisamente reso un uomo molto più tranquillo ed a parte le
vampate del suo carattere, come nel caso riguardante la richiesta
fatta al mio amico, la sua forma fisica era decisamente migliore
delle volte precedenti in cui lo avevo visto.
A conferma di questa sua
tranquillità, ricordo un aneddoto di quella serata.
In quegli anni ero felice
proprietario di un grosso cane di razza bulldog inglese, una razza
particolare che mi aveva conquistato al punto di aver fatto stampare
un mio biglietto da visita recante un disegno caricaturale, da me
eseguito, di un bulldog appunto.
Avevo letto da qualche
parte che anche Willy e sua moglie Lisa erano dei grandi appassionati di questa splendida ed unica razza canina, colsi così
l'occasione per avvicinarlo e parlare con lui.
Fu stranamente un
argomento che lo interessò moltissimo, ai sui occhi non apparivo
insomma come il fan che fa domande sulla sua attività musicale e
sulla sua produzione discografica, o un giornalista alla ricerca di
scoop sui suoi problemi legati alla passata tossicodipendenza ma
soltanto un addetto ai lavori che condivideva la sua passione per una
razza canina.
Parlando gli mostrai il
biglietto da visita recante impresso il mio disegno e Willy ne fu
sbalordito, chiamando immediatamente Lisa per mostrarglielo
entusiasta. Me ne chiese addirittura altri ed io gli consegnai tutti
quelli, una quindicina, che avevo nel portafogli e, quando più tardi
lo vidi, dalla porta semichiusa, da solo all'interno della sua
stanza, notai che ne stava sbirciando uno rigirandoselo tra le mani,
gli era davvero piaciuto insomma.
Willy, in un elegantissimo
completo rosa, durante il suo set chiamò sul palco persino il
presentatore della manifestazione, l'armonicista Andy J.Forest e,
seduti uno accanto all'altro, suonarono una bellissima “Wake Up
This Morning”, Willy alla slide e con la sua inconfondibile e
bellissima voce e Andy all'armonica.
Passarono ben otto anni
prima che avessi ancora l'opportunità di lavorare per lui e fu
ancora al Festival di Pistoia, nell'edizione del 2000.
Anche in questa occasione
Willy mi apparve in forma, addirittura un po' più in carne, cosa che
su di lui era addirittura impensabile in passato.
Elegantissimo con una
giacca corta marrone scamosciata, con bordi in pelle, i capelli
lunghissimi, il solito baffetto e mosca sul mento ed i numerosi
monili d'oro alle dita e al collo. Un cinturone a fibbia tonda
portato a mo' di pirata sopra i pantaloni completava il suo solito
aspetto che mischiava il pirata al gitano. Bellissimo, Willy era un
personaggio fantastico ed un po' inquietante; uno che ti potevi
aspettare che da un momento all'altro tirasse fuori uno stiletto dai
suoi stivali e te lo puntasse alla gola, infastidito dalla tua
presenza!
Accompagnato da un
contrabbassista, un chitarrista, un percussionista e due coriste di
colore,tutti rigorosamente seduti su sgabelli, come lui stesso che,
appena arrivato sul palco, mentre la band iniziava una ipnotica “Loup
Garou”, si battè la mano sul petto per salutare il numeroso
pubblico, si sedette e si accese la sua immancabile sigaretta che
consumò con ampie e voluttuose boccate durante lo svolgimento del
brano.
Concerto bellissimo ancora
una volta.
L'ultima volta che ho
visto Willy DeVille è stato ancora una volta al Pistoia Blues,
durante l'edizione del 2005.
Quella, a differenza delle
ultime due occasioni, fu la volta in cui lo vidi ridotto
davvero male.
Lo andai a prendere quando
arrivò con la macchina che lo accompagnava e, quando ne discese, fui
colpito dalla sua magrezza.
Si era tagliato anche il
famoso pizzetto ed il suo volto appariva bianchissimo ed emaciato.
Non mostrava assolutamente
voglia di interferire con nessuno e l'unico interesse che aveva
pareva quello di andare ad infilarsi nel suo camerino.
Dopo poco, da parte
dell'organizzazione iniziarono a circolare voci sul fatto che pareva
non essere in grado di salire sul palco in preda, si diceva, a
astinenza da eroina.
Fortunatamente, non so
assolutamente in quale modo, la situazione si ristabilì e lui salì
sul palco, riuscendo anche in quella drammatica occasione a portare a
termine una bellissima esibizione, ricordo ad esempio una “Muddy
Waters Rose Out Of The Mississippi Mud” che mi fece drizzare anche
i peli sulle braccia.
Purtroppo da li a soli
quattro anni, il 6 Agosto del 2009, il grande Willy DeVille sarebbe
venuto a mancare per un maledetto tumore al pancreas.
Gli abusi della sua vita
sregolata avevano infine vinto sul fisico di questo pirata, di questo
romantico fuorilegge, lasciando tutti noi amanti di grande musica ed
in particolare di quella prodotta da personaggi borderline, artisti fuori
dagli schemi, un po' più soli e Willy, in questo caso, era davvero uno dei nostri
favoriti.
Lo scorso anno, durante un
viaggio nel profondo Sud degli Stati Uniti, sono passato anche da New
Orleans, andando persino nei quartieri francesi a visitare l'abitazione dove
aveva vissuto durante uno dei suoi momenti artistici migliori; abitazione che si trova in St,Peter Street 1015. Sono però davvero rimasto stupito, quando parlando con alcuni musicisti della
zona, mi sono reso purtroppo conto che, laggiù, quasi nessuno si
ricorda di lui ed anche quando ho provato a cercare qualcosa nei
numerosi negozi di dischi, giusto per rendermi conto se almeno
discograficamente fosse ricordato, beh non ho trovato che una
misera raccolta a bassissimo prezzo, persa tra le offerte che nessuno
guardava.
Per quanto mi riguarda i suoi dischi continuano e continueranno imperterriti a girare sul piatto del mio stereo e mi ritengo davvero un fortunato per averlo potuto conoscere.
(Le foto dell'articolo:
- "Coup De Grace" (1981)
-"Where Angels Fear To tread" (1983)
- Mink DeVille "Bussoladomani", Viareggio, 16 Giugno 1984
- Willy De Ville Pistoia Blues 1989, 30 Giugno 1989
- Willy De Ville con me al Pistoia Blues '92, 4 Luglio 1992
- Willy DeVille conferenza stampa al Pistoia Blues 2000, 15 luglio 2000
- Willy DeVille con me al Pistoia Blues 2005, 8 Luglio 2005
- Abitazione di Willy a New Orleans in St. Peter Street, 1015)
grazie, un bellissimo racconto.
RispondiEliminaho trovato il tuo sito ed è stato una bella sorpresa complimenti, ti ho messo tra preferiti, continuerò a leggerti.
ciao
Grazie mille, davvero.
EliminaMi fa molto piacere sapere che continuerai a leggermi.
Bel racconto silvano
RispondiEliminaGrazie mille Zambo, un onore detto da te.
EliminaCiao Silvano ! Io sono Fabio l'autista che porto' in tour per le 3 date in Italia nel 1989! Bus Volvo carrozzato italia99 .
EliminaHo un ricordo bellissimo soprattutto per la forza sul palco. Purtroppo ti confermo che si buco' a Pistoia nel camerino, glie la dette Lisa la moglie...già strafatta dalla mattina !! Alloggevamo a Montecatini. A Milano brucio' le lenzuola dell'Ambasciatori !! 300 mila lire di danni !! Sull'autostrada compro' una mega scatola di cioccolatini ne mangio' 1 e poi me l'ha regalo' !! Un grande fuso dalla droga !! Rip
Purtroppo quello era il suo problema. La cosa si ripetè anche nel 2005, quando non riuscivano a farlo salire sul palco, poi misteriosamente ci riuscì.
EliminaHo il pass di Pistoia blues 1989 autografato !!
RispondiEliminaSe
vuoi ti mando la foto !!
Lo considero uno dei musicisti più sottostimati.In realtà era un grande. L'ho visto in concerto due volte. Consiglio a tutti il suo Dvd live registrato a Parigi. Che vuoi farci, nemmeno su Virgin Radio ho mai sentito un suo pezzo...
RispondiEliminaHo scovato il tuo articolo mentre sto ascoltando "live" un disco che adoro e che penso racconti benissimo Willy. Non l'ho mai visto dal vivo, una volta h suonato in piazza IV novembre a Perugia ma non andai perché non stavo bene, non mi ricordo l'anno. Il tuo articolo è bellissimo e trasuda amore per un artista grandissimo e controverso che ho sempre visto non come l'ennesima rock star eccessiva e sopra le righe, ma come persona con le sue fragilità che tu racconti con grande tenerezza.
RispondiEliminaGrazie mille davvero per le tue belle parole.
EliminaLa tua visione di lui è, a mio avviso, perfetta.
grazie ancora.
Un racconto talmente bello che lo condivido su facebook
RispondiEliminaGrazie mille!
EliminaCiao a tutti.
RispondiEliminaIo ho avuto modo di vederlo a Chiari (ADMR) nel tour del 2005 con la band (Margolis, Koella, Keyes e le due coriste di colore). Bellissimo concerto, molte canzoni tratte da Crow Jane Alley, lui, nonostante l'aspetto molto debilitato e la camminata claudicante colpa una recente frattura di femore, eccellente voce e carisma.
Un secondo concerto all'Auditorium S. Chiara di Trento, lui, Keyes al contrabasso e Faber al piano, diverso e ugualmente indimenticabile.
Un grande artista e una presenza scenica magnetica. Mi manca e mi mancano i suoi concerti.
Luca
Il grande Willy... l'ho visto varie volte , a Roma in un teatro tenda negli anni 80, pistoia blues, correggio , dove dopo la prima canzone cominciò a piovere a dirotto e lui ci salutò....poi altre ma non ricordo dove, anche per il motivo che i biglietti erano quelli del cinema....comunque bel sito , mi piace , sto cominciando a sbirciare qua e la...
RispondiElimina