giovedì 10 novembre 2016

King Crimson- Firenze, Teatro Verdi 8 Novembre 2016


L'occasione è di quelle ghiotte, da non lasciarsi assolutamente sfuggire, direi addirittura epocale.
I King Crimson approdano a Firenze, nella loro ultima, estrema trasformazione, quella che vede ben tre batterie (Pat Mastelotto, Jeremy Stacey e Gavin Harrison), basso (Tony Levin), Sax (Mel Collins) e chitarra e voce (Jakko Jakszyk), oltre naturalmente al leader maximo Robert Fripp.
La loro precedente ed unica esibizione nella nostra città risaliva al 3 di Maggio del 1995 all'allora Teatro Tenda (oggi Obihall), con la formazione denominata Double Power Trio, senza ovviamente contare quella del 2003 nella vicina Sesto Fiorentino, sempre però provincia di Firenze, nel Parco di Villa Solaria.
Nei pressi del centralissimo Teatro Verdi, per questa prima data del doppio appuntamento fiorentino, c'è praticamente tutta la Firenze e dintorni del rock, sono molti i volti conosciuti ed i saluti si sprecano.
Mi sono addirittura lasciato libero dal mio consueto lavoro di servizio d'ordine, proprio perchè questa è una data, un appuntamento, che merita attenzione, uno di quei concerti da seguire attentamente dalla prima all'ultima nota e, siccome conosco le paturnie di Mr.Fripp riguardo alle riprese videofotografiche, immaginavo che ai miei colleghi si sarebbe prospettata una serata decisamente impegnativa dal punto di vista lavorativo, come infatti poi è stato.

Ci sistemiamo, io e Francesca, in galleria, esattamente frontali rispetto al palcoscenico, palcoscenico che, oltre all'imponente strumentazione, presenta due cartelli laterali che, appunto, invitano il gentile pubblico a spegnere qualsiasi attrezzatura elettronica in possesso, telefoni cellulari compresi.
I musicisti arrivano sul palco come musicisti di un'orchestra, si prendono la prima standing ovation inchinandosi a destra ed a sinistra e si preparano imbracciando i loro strumenti.
Una breve intro da parte dei tre batteristi e da qui in poi inizierà un qualcosa di epocale.
Si aprono le danze con “Cirkus” da “Lizard” (1970) e la sequenza dei primi quattro brani mi lascerà senza fiato.
Dopo il brano iniziale si prosegue con “The Letter” ed una strepitosa “Sailors' Tale”, entrambi da “Island” (1971). In Sailors la chitarra di Fripp è come un mandolino impazzito ed il brano è addirittura sconvolgente nel suo incedere.
E' però con il quinto brano che la mia emozione si fa davvero incontenibile; “Epitaph” dall'album di debutto (1969), disco che comperai appena tredicenne e che, praticamente, mi aprì un mondo intero, un mondo dove la mia mente poteva sognare qualsiasi cosa, aiutato da quelle note epiche e magiche.
Durante quel brano, che ho ascoltato quasi interamente ad occhi chiusi, sono praticamente entrato dentro ad una ipotetica macchina del tempo, quello che tutti più o meno almeno una volta nella vita abbiamo sognato, ed ho fatto un viaggio a ritroso nel tempo pazzesco.
Ho risentito profumi, rivisto volti e risentito parole, rivissuto atmosfere lontane anni luce.
Il potere della musica è incredibile e nei pochi ma interminabili minuti di quell'autentico capolavoro, ne ho percepito tutta la potenza.

Mi restano nella mente anche una stratosferica “Easy Money” da “Larks' Tongues In Aspic” (1972), una delle migliori versioni di sempre, “Larks' Tongues In Aspic Part II” dall'omonimo disco ed una “In The Court Of The Crimson King” che, in quanto a emozioni e sensazioni, assieme a “Starless”, mi ha ripetuto le stesse provate in precedenza con “Epitaph”.
L'unico brano ma è solo una piccola parentesi, giustappunto una virgola, se proprio devo trovarla, è stata la versione proposta di “Red”, dall'album omonimo del 1974 che non mi è piaciuta granchè, non mi è piaciuto in particolare l'arrangiamento delle parti delle tre batteria, batterie troppo in primo piano a sovrastare le parti di chitarra di Fripp. E' proprio comunque come l'andare a cercare la pagliuzza in un concerto pressoché perfetto.

Al termine della esibizione, divisa in due set, come precedentemente annunciato da uno speaker, al segnale di Tony Levin che ha preso la sua macchina fotografica per fotografare tutti noi, assieme ad un divertitissimo Robert Fripp che addirittura faceva un video, abbiamo potuto anche noi immortalare la band in quel frangente.
In molti hanno criticato questo aspetto dello spettacolo, il divieto cioè di scattare fotografie e riprendere video dal telefono cellulare; io, al contrario, ho approvato in maniera incondizionata, è stato come un vero e proprio ritorno al passato, quando ai concerti si andava solo ed esclusivamente per godersi la musica. Arriverei persino ad esigere queste ristrettezze per tutti i concerti, perchè a volte non è davvero possibile, per chi voglia godersi lo spettacolo, doverlo fare attraverso le migliaia di braccia alzate, tese a reggere un cellulare.
Al termine del concerto, spettacolare e che ci lascerà con il buon sapore in bocca per molti giorni a venire, è stato bellissimo intrattenersi con gli amici, molti sempre presenti agli appuntamenti che contano ed altri che si vedono un po' più di rado.
Tra questi, particolarmente piacere mi ha fatto, anche se lui ai concerti c'è praticamente sempre, vedere Alessandro, detto “Aquila”, una vera e propria leggenda dei circuiti rock toscani, con cui mi sono scattato una foto davanti al cartellone del concerto.
Aquila infatti è l'amico con cui, nel lontano 1973, presi il treno che ci avrebbe condotto in quel di Reggio Emilia, per poi infilarci dentro al locale Palazzetto Dello Sport, per il nostro primo, emozionante, appuntamento alla Corte del re Cremisi. Cosa questa che, di fronte ai numerosissimi giovani presenti, ci ha fatto sentire un po' come dei veterani di mille battaglie, come in fondo un po' lo siamo veramente.
Altre sensazioni che tornano a rivivere but...the road goes on forever!


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