domenica 30 marzo 2014

DEVON ALLMAN Live at "Borderline" (Pisa) 15 November 2007

L'occasione è troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire.

Dopo aver avuto modo di vedere il Grande Gregg Allman con la sua Band personale (Gregg Allman & Friends appunto), la scorsa estate e dopo aver visto in azione il fenomenale chitarrista degli Allman,  Derek Trucks, soltanto poche settimane fa; non potevo lasciarmi sfuggire il figlio trentatreenne del biondo leader di una delle mie band preferite di sempre; anche perchè, sinceramente, il suo disco  "Torch"  mi era piaciuto non poco.

Arriviamo al locale con una buona oretta di anticipo sull'inizio del concerto.
Il "Borderline" è un delizioso locale (molto piccolo) nel centro storico di Pisa.
E'un locale in stile americano, molto Tex-Mex style, di questi tipici bar americani con attaccato alle pareti di tutto, dalle targhe automobilistiche, alle copertine di dischi,a poster di vecchi concerti autografati fino addirittura al muso di una vecchia Cadillac (Tarantino potrebbe tranquillamente girarci qualche scena di un suo film).
Il palco è piccolo e la sala, che ha una capienza si e no di duecento persone, ha i tavolini proprio a ridosso del piccolo palco.
Quando arriviamo il locale è praticamente vuoto, ci saranno sette otto persone intente a bersi le loro brave birre.
Di lato al piccolo palco si aggira il biondissimo chitarrista; mi presento subito dicendogli che la scorsa estate ho avuto modo di lavorare ad un Festival dove il suo grande papà suonava e stabilisco così un immediato feeling con lui.
Il ragazzo è molto disponibile, con un contagioso e sincero sorriso, mi dice che la sera prima aveva suonato a Roma davanti a circa 150 persone ed era molto soddisfatto di cio' (!), dato che  (testuali parole),  nei posti troppo affollati la gente parla troppo e presta poca attenzione alla musica!


Visto che il suo album e' un bel concentrato di stili, mi viene da chiedergli quali siano le sue influenze e, sorprendentemete  (ma non troppo)  mi cita immediatamente due Artisti che ama molto: Marvin Gaye e Al Green, oltre ovviamente la Band di famiglia, cosa che chiaramente emergerà dalle ben quattro covers che proporrà in seguito, durante il suo set, tratte dagli albums della Allman Brothers Band.
Mi dice anche che a livello chitarristico ama molto Stevie Ray Vaughan e, colgo così l'occasione per mostrargli, dal telefonino, la foto che mi ritrae assieme al grande ed indimenticato chitarrista texano, cosa questa che suscita in lui molta ammirazione nei miei confronti, dato che mi confessa di non aver mai avuto occasione di vederlo dal vivo.
Ama molto anche Billy Gibbons, con cui ha avuto l'occasione di suonare una One Way Out durante un concerto a Las Vegas un po' di tempo fa.

E' il momento di salire su, il locale si e' riempito (?!) di una quarantina di persone.
Devon ed i suoi Honey tribe, dove spiccano il batterista (potentissimo) Mark Oyarzar ed il bassista (altrettanto potente) George Potsos, suonano praticamente tutto il loro nuovo disco, dall'iniziale "Torch", alla latineggiante e santaneggiante "Mahalo", alla splendida e molto seventees "When I Call Home" (a mio avviso una delle più belle canzoni del disco), alla dura e ritmata "Mercy Mercy".
Nel mezzo c'è posto anche per un paio di covers; immancabile l'omaggio al padre, con una acclamatissima dall'esigua platea, "Midnight Rider" ed una sentita "Purple Rain" dal repertorio di Prince.

Devon, che imbraccia una Gibson Les Paul DeLuxe, autografata da Mr.Les Paul in persona (To Devon), non si risparmia, dimostrando una grande comunicativa con tutti noi ed una voglia di suonare che traspare da ogni sua nota.
Alla fine sono due i bis: una struggente "Melissa" ed una straripante ed acclamatissima "One Way Out".

Dopo il concerto i saluti di rito e la promessa, da parte sua di rivederci presto dalle nostre parti.
Peccato per chi non c'era, ottimo e robusto set di un artista che sicuramente ci riserverà non poche sorprese in futuro.
Chi non l'avesse ancora fatto si procuri il suo album "Torch".


Nessun commento:

Posta un commento