Era il 1 luglio del 1988 ed eravamo
alla prima giornata del “Bluesin' 88”, allora il Pistoia Blues
Festival aveva assunto quella denominazione, una edizione quella, che sarebbe
in seguito divenuta leggendaria per i nomi di assoluto rilievo che
componevano quel cartellone.
Si erano già esibiti i primi artisti
(Billy Branch, A.C. Reed, Maurice John Vaughan e la Blues Band),nei
camerini ed in tutto il backstage serpeggiava una certa apprensione;
stava infetti per arrivare, non un musicista del circuito blues vero
e proprio, bensì una vera e propria rockstar: Ron Wood dei Rolling
Stones.
Si sarebbe esibito assieme ad una vera
e propria leggenda, vale a dire Elias Bates McDaniel, meglio conosciuto come Bo Diddley, per un tour denominato
“The Gunslinger Tour” in omaggio all'album del 1960 “Bo
Diddley Is A Gunslinger”.
Ero il responsabile della security della manifestazione, pertanto il tour manager di quella turnee venne da me e mi chiese di piazzare una persona fissa accanto a Ron Wood, persona che avrebbe dovuto seguirlo in ogni suo spostamento.
Ero il responsabile della security della manifestazione, pertanto il tour manager di quella turnee venne da me e mi chiese di piazzare una persona fissa accanto a Ron Wood, persona che avrebbe dovuto seguirlo in ogni suo spostamento.
Inizialmente assunsi personalmente quel
ruolo e posso confermare, in tutta tranquillità, che i modi, gli
atteggiamenti e, addirittura, le movenze, erano quelli di un vero
Rolling Stone.
Anche per quanto riguardava le leggende
che giravano attorno alla sua persona, garantisco che...è tutto
vero! Infatti nel suo personale gazebo (all'epoca i camerini
all'interno del palazzo comunale, erano dei gazebo), venne messa al
centro del tavolo una bella bottiglia piena di bourbon di un'ottima
marca. La prima metà di quella bottiglia verrà fatta fuori ancora
prima di salire sul palco, la seconda appena finito lo show.
Non si comportava però assolutamente
da rockstar, con tutti i capricci che quella tipologia di artista può avere (e
questo era il bello) ma scherzava un po' con tutti nel backstage, me
compreso e dava un'immagine di se piuttosto disincantata.
Mentre mi trovavo di fronte al
gazebo/camerino di Ron Wood, che se ne stava al suo interno, bello
tranquillo ed intento a gustarsi il suo pregiato bourbon, ed ero
assorto nei miei pensieri, si avvicinò Bo Diddley che, guardandomi i
bicipiti mi chiese “Are you a boxing fighter?”; gli risposi che
avevo fatto anche del pugilato ma che mi ero dedicato per molti anni
alle Arti Marziali, nella fattispecie al Karate; confermai comunque
che amavo comunque molto il pugilato.
Dovete sapere che il quei giorni il
pugile di maggior successo, il Campione del mondo dei pesi massimi,
era Mike Tyson, che proprio in quell'anno aveva sconfitto a Gennaio
il vecchio Campione Larry Holmes per ko alla quarta ripresa, a Marzo
sempre dello stesso anno Tony Tubbs, sempre per ko stavolta alla
seconda ripresa e, addirittura un paio di settimane prima della
serata del Pistoia Blues, Michael Spinks, stavolta addirittura alla
prima ripresa. Era Mike Tyson, insomma, in quel preciso momento una
vera e propria strepitosa forza della natura; il pugile del momento.
Diddley mi chiese se avevo visto il
match con Spinks ed alla mia positiva affermazione ci mettemmo a
parlare tranquillamente della devastante potenza dei pugni di Tyson,
che l'artista dimostrava ammirare molto, arrivando persino a mimare
di fronte alla mia imbarazzata figura qualche jab e qualche montante!
Davvero un personaggio incredibile e
davvero incredibile la situazione in cui mi stavo trovando con alle
spalle uno dei chitarristi dei Rolling Stones che, all'interno del
suo gazebo, se ne stava tranquillo a bere e, davanti a me, una vera e
propria leggenda del Rock'n Roll come Bo Diddley che, se non stavo
attento a schivarli, mi avrebbe colpito con uno dei suoi pugni.
Queste sono cose e momenti che,
indubbiamente, resteranno per sempre impresse nella mia mente e che
solo in un'atmosfera come quella, unica, del backstage del Pistoia
Blues dove da sempre gli artisti, di ogni tipo, riescono a rilassarsi
completamente ed a comportarsi quasi come se fossero ad un party nel
giardino di casa loro, possono accadere.
Sul palco entusiasmarono completamente
il pubblico.
Diddley, con la sua inconfondibile
Gretsch rettangolare, suonò accordi semplicissimi con quelle sue
manone (quasi da pugile appunto), però il ritmo, il groove e la
potenza risultarono incredibili.
Ron Wood si dimostrò invece un
pregevole chitarrista ed un buon cantante, nonostante non dotato di
una voce particolarmente bella, anzi leggermente stridula.
La seconda parte del set, che li vide
assieme sul palco fu decisamente entusiasmante, con i due che si
inginocchiavano e si rialzavano in sincrono, dialogavano con le loro chitarre (bellissima "Crackin' Up" con Diddley che ballava come un ragazzino), incitavano il pubblico,
lo richiamavano all'ordine (Diddley redarguì prontamente chi, preso
dall'euforia, lancò sul palco una bottiglia d'acqua che
personalmente dovetti andare a togliere tra i piedi di Wood).
Al basso la bionda Debby Hasting ed
alla batteria Mike Fink, garantirono un ottimo groove sui brani che
spaziarono dal repertorio dell'uno a quello dell'altro, come “I'm A
Man” e “Bo Diddley” di Diddley, “Oooh La La" dal
repertorio dei Faces, di cui Wood era chitarrista e compagno di
avventure e di sbronze di Rod Stewart, a classici quali “Little Red
Rooster” e “Roadrunner”; insomma quasi tutta la set list del
bel disco inciso in Giappone l'anno precedente, quel “Live At The
Ritz” che recava in copertina un pregevole disegno di Ron Wood.
Gran festa nel backstage dopo il
concerto, con i due soddisfattissimi della loro performance e della
risposta avuta dal pubblico della Piazza di Pistoia.
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