Eccomi a voi.
Arrivati
ieri a Houston, Texas, dove appena preso contatto, abbiamo avuto il
primo approccio con la gentilezza di questa gente e con l'alta
considerazione che una buona parte degli americani ha di noi, almeno
quelli del versante West ed il primo che abbiamo incontrato qui al
Sud.
Eravamo
da "Alamo", il rent car dove abitualmente noleggiamo auto;
bene, avevamo prenotato una medium car, come lo scorso anno ma, la
ragazza che ci ha guidato verso il settore delle medium car,appunto,
ci ha detto che, visto che secondo lei non c'erano macchine di
buonissima qualita' avremmo potuto scegliere una macchina di livello
maggiore senza alcuna spesa aggiuntiva.
Felicissimi, abbiamo
scelto una 4x4, nella fattispecie una Chevrolet Captiva.
All'interno,
non riuscivamo a trovare l'accendisigari per poter ricaricare il
cellulare ed abbiamo chiesto ad un responsabile, un distinto signore
di colore.
Al momento della richiesta, ha capito che eravamo
italiani ed ha chiesto alla Fruz di specificare la sua richiesta
nella nostra lingua...ha alzato gli occhi al cielo, allargando le
braccia ed ha esclamato che la nostra lingua e' autentica poesia!
Ha
detto di essere stato ben cinque volte in Italia, due delle quali
proprio a Firenze!
Ci ha guardato ed ha detto: per voi, allo
stesso prezzo, ho qualcosa di decisamente meglio di questa macchina
qua!
E' sparito e, dopo poco, e' tornato con una fiammante Jeep
Grand Cherokee!
Della serie: per il solo fatto di essere italiani
e di venire da Firenze, abbiamo avuto una macchina dal costo doppio
di quella che avevamo prenotato.
Amo questo posto!

Arrivati
l'altro ieri, dopo aver noleggiato la macchina, come vi ho
raccontato, abbiamo fatto un giro per Houston, assaggiando
immediatamente il traffico congestionato della downtown ed alla sera
abbiamo assaggiato il miglior cibo messicano che mi sia mai stato
dato di gustare.
Al
mattino successivo, dopo una classica colazione all'americana, ci
siamo messi in viaggio.
Prima tappa una localita' non certamente
turistica ma, per chi come noi ama la Musica ed il Cinema, molto
significativa; Galveston Bay infatti e' un bellissimo brano di Bruce
Springsteen incluso nell'album "The Ghost Of Tom Joad" ed
ha inspirato Il regista Louis Malle per il suo stupendo film "Alamo
Bay", con uno stratosferico Ed Harris.

Ci siamo diretti poi
verso Porth Arthur, citta' che ha dato i natali a Janis
Joplin.
Vedendo oggi la cittadina, viene da immaginarsi il perche'
Janis, nella seconda meta' dei sessanta, decise di abbandonarla in
favore di una, certamente piu' elettrizzante, San Francisco.
Adesso
e' praticamente una citta' spettrale, con negozi, banche,
distributori di benzina e attivita' abbandonate e lasciate li a
simbolo di un luogo che, gia' all'epoca doveva essere piuttosto
triste.
Quasi totalmente abitata da persone di colore ed anche
piuttosto inquietante se viene immaginata al calare delle tenebre.
In
mezzo a tutto questo squallore, vi si erge, come una perla nel
deserto, un piccolo museo dedicato alle personalita', sia sportive
che artistiche, nate in questo luogo e nelle vicinanze. Ovviamente
una larga parte del museo e' dedicata a Janis.

Anche li, il solo
fatto di essere italiani, ci ha fruttato un piccolo dono da parte del
personale al momento dei saluti.
Siamo poi passati per Beaumont,
luogo che ha dato i natali a Johnny Winter ed a Larry Graham e dove
c' e' uno stupendo museo dedicato alla locale stazione dei pompieri,
con proprio di fronte l'impressionante idrante piu' grande del mondo.
Lasciato
il Texas, che ritroveremo piu' avanti, ci siamo diretti verso la
Louisiana dove, dopo una cena a bas di crawfish, siamo stati in un
celebre locale, il "Blu Moon Saloon" dove
abbiamo
assistito al concerto di Cedric Watson & Bijou Creole, una band
che suona Zydecho e Musica Creola.
Il
locale e' un piccolo e caratteristico saloon che puo' contenere un
centinaio di persone ed e' impressionante la voglia di divertirsi dei
suoi frequentatori, gente di tutte le eta' che balla continuamente
scambiandosi le dame ed e' bellissimo veder ballare magari un ragazzo
di vent'anni assieme ad una signora di settanta. Cose impensabili da
noi.
Alla
prossima.
Dopo
un bel giro nella Louisiana piu' rurale, nella fattispecie a Beaux
Bridge, siamo andati a Lake Martin a provare il brivido di un giro
all'interno delle paludi.
Entrare li dentro con una piccolissima
imbarcazione mi ha portato alla mente autentici capolavori della
cinematografia, come "Deliverance" (Un Tranquillo Weekend
di Paura), o "Southern Confort " lo stupendo film di Walter
Hill uscito da noi con il titolo de "I GuerrIeri Della Palude
Silenziosa".

La bellezza mozzafiato del Bayou, parola indiana
che significa streem of water, il punto cioe' dove l'acqua non
ristagna e la bellezza inquietante dello Swamp dove, viceversa
l'acqua stagnante crea un panorama quasi lunare, con l'effetto creato
dagli alberi incredibili con le foglie che formano quasi un tappeto
sull'acqua dove questi sono immersi, sono una visione che ti lasciano
veramente a bocca aperta.
Abbiamo visto grossi alligatori a pochi
centimetri da noi ed addirittura una "cucciolata" di Baby
Gator, con la loro mamma che sorvegliava attenta a pochi
metri.
Un'esperienza che non dimenticheremo facilmente.
Alla
sera, dopo circa tre ore di viaggio, siamo arrivati a New Orleans e,
dopo una cena a base di fritto di granchio e gamberetti (fenomenale)
secondo tradizione locale, ci siamo immersi nella notte di New
Orleans.
Qui mi resta davvero difficile spiegarvi con parole
quello che e' la notte in questo luogo.
Posso dirvi solo che, dopo
pochi minuti, io e Francesca,
ci siamo trovati coinvolti in una piccola folla di gente al seguito
di una marching band, che attraversava il quartiere francese. Ci
hanno messo al collo enormi catene colorate ( a me una dorata, si
vede che mi conoscevano gia', con una enorme corona recante la
scritta "Mardi Gras") e ci siamo ritrovati a ballare per le
strade assieme a persone completamente sconosciute fino ad un attimo
prima!

L'atmosfera
che regna in questo quartiere e' quella di una gigantesca festa
totale, con Musica dappertutto ed una sana follia
generale.....bellissimo.
Adesso avremo altri due giorni di
soggiorno qui a New Orleans, dove cercheremo di scoprire. meglio i
segreti di questa magica citta'.
Domani,
dopo una permanenza di tre giorni, lasceremo New Orleans, con il suo
Blues, i suoi riti voodoo, i suoi alligatori, i suoi mille locali di
Musica live nel quartiere francese e tutti i mille e piu' personaggi
stralunati che abbiamo incontrato nella nostra breve
permanenza.
Questa e' una citta' che riesce a stenderti.
Bellissima nella downtown e nei suoi quartieri francesi appunto, se
pero' esci da queste zone, riesce a condensare appieno le mille
contraddizioni di questo grande Paese; dietro luoghi meravigliosi e
pieni di atmosfere fantastiche, ma proprio dietro l'angolo, si celano
baraccopoli abitate (?) da gente che dalla vita non ha che da
chiedere poco piu' di una misera sopravvivenza.
Forse sono io che
non riesco ad abituarmi a certe cose, oramai molto vicine anche a
noi, pero' questo resta un lato davvero inquietante di questo Paese
che, nonostante tutto io amo moltissimo.
Ho trovato questa cosa in
maniera ancora piu' marcata qui che, addirittura, a Los Angeles.

In
questi due giorni abbiamo visitato la celebre Congo Square, che
adesso ha preso il nome di Louis Armstrong Park, dove appunto c'e'
l'enorme statua di Satchmo, la vecchia abitazione di Willie DeVille
in St.Peter St. Al numero 1015, nell'elegante quartiere francese; ci
siamo ubriacati di Musica nei mille clubs della notte della cosidetta
“Big Easy”, abbiamo mangiato gumbo e alligators, bevuto birra
locale e conosciuto personaggi incredibili.
Ieri sera ad esempio,
ci siamo fermati in un paio di clubs, dove ci sembrava di sentire
qualcosa che si elevava di una spanna rispetto alla qualita' gia'
altissima delle cose che ascoltavamo. Ho detto alla Fruz di ascoltare
una giovane band che faceva covers di Soul Music ma che aveva tra le
sue fila un bassista un po' piu' attempato dal suono preciso e
potente; bene, lui era nientemeno che David Barard, il bassista del
posto che in passato ha suonato con i Chocolate Milk e con Dr. John,
con i Neville Brothers e con mille altri; ci avevo visto giusto
insomma.
Poco
piu' avanti, in un altro club, c'era una band con un chitarrista un
po' avanti con gli anni, personaggio pazzesco, con un bel dentone
d'oro davanti ed i pochi capelli raccolti in treccioline sotto ad un
cappellino di paglia, chitarrista Blues di razza che, tra l'altro, ci
ha fatto ascoltare una "Voodoo Chile" come non molte altre
volte mi e' capitato di ascoltare; il suo nome e' Bluesboy George e
non lo avevo mai ascoltato prima.
Questo
tizio, ricordate ve ne parlai il giorno successivo che lo vidi, si
chiama BluesBoy George, chiesi a lui il suo nome perchè non lo avevo
mai visto prima, suonava in uno dei mille locali di Borboun Street
nel quartiere francese di New Orleans.
Avrà avuto una settantina
d'anni ma portati alla stragrande e con un carisma pazzesco che mi ha
attanagliato in quel locale a seguire il suo set per una ventina di
minuti.
Ho registrato uno straccio di una "Voodoo Chile",
a New Orleans, la patria dei riti Voodoo, tiratissima; anche gli
altri brani non scherzavano (ricordo un Blues bellissimo e
sofferto).
Cappellino a coprire i pochi capelli raccolte in
treccine con conchiglie, un incisivo mancante e l'altro d'oro,
davvero un gran personaggio BluesBoy George...God bless You!!!
Domani comunque prenderemo armi e bagagli in direzione
Memphis.
Alla prossima amici miei.
Oggi
giornata dedicata al viaggio.
Lasciata la Louisiana, ci siamo
diretti verso uno Stato sicuramente molto ma molto meno turistico, il
Mississippi.
Attraversando i luoghi dalla interstate, circa tre
ore e mezza di macchina per arrivare alla prima meta, vale a dire
Bentonia, un paesino di cento anime ma per noi meritevole di una
visita, perche' qui si trova il Blue Front Cafe', istorico juke joint
che ha avuto un ruolo rilevante nello sviluppo del Blues, dato che e'
stato il luogo di nascita del Cosiddetto Bentonia Blues ed il
caffe' fu il primo a servire addirittuta la coca cola agli avventori
di colore, visto che, all'epoca vi era divieto assoluto per i neri
bere questo tipo di bevande.

Subito dopo la nostra macchina si e'
diretta verso una meta immancabile per noi, vale a dire Indianola,
dove e' sepolto il re del Blues, il nostro amato B.B.King.
Il Re
riposa in un prato (ancora non e' stato allestito nulla di quella che
diverra' a breve una specie di Graceland dell'altro Re, quello
bianco), dietro ad un Museo a lui dedicato.
Museo che abbiamo
ovviamente visitato ed abbiamo trovato meraviglioso.
Mi sono
sinceramente commosso di fronte al prato dove Lui e' sepolto; e'
risaputo che ho sempre amato moltissimo la sua Musica ma, soprattutto
la Persona stupenda che era e, trovarmi li davanti, e' stata per me
una grande emozione.

Indianola
e' comunque un posto quasi totalmente abitato dalla comunita' nera e,
durante il nostro girovagare con le macchine fotografiche al collo,
ci siamo infilati anche in zone piuttosto a rischio, tanto che siamo
dovuti svicolare dalla insistenza di un attempato signore totalmente
strafatto di crack, che cercava di spiegarci cos'era un locale che
noi stavamo fotografando, in cambio ovviamente di soldi; me la sono
cavata con un : non capisco la tua lingua, bona, ci vediamo...! Anche
perche' un altro gruppetto di tipi non proprio raccomandabili
osservava la scena da non molto distante.
I luoghi sono, in alcuni
casi, anche piuttosto inquietanti, pero' il panorama che si osserva
durante il viaggio e' davvero incredibile; campi di cotone a
dismisura ed una immensita' di panorami che gli occhi faticano, in
alcuni momenti, a contenere.
Adesso,dopo un altro paio d'ore di
macchina, sulla celebre Highway 61, siamo in un albergo a Cleveland;
domani volgeremo il muso della nostra Grand Cherokee verso Memphis.

In
una gas station del profondo Mississippi, questo mio oggetto (un
semplice portamonete che noi chiamiamo semplicemente "tacco"),
ha ottenuto un successo fenomenale, al punto di radunare un po' di
persone che hanno voluto sapere tutto, ma proprio tutto circa
l'oggetto in questione, provenienza, utilità, materiale con cui è
fatto, eccetera.
Mi hanno addirittura chiesto di
toccarlo.
Buffissima sta cosa, perché sentirli parlare con questo
accento marcato del Sud e vedere le loro facce compenetrate su di un
semplice portamonete, mi ha fatto pensare a quale potrebbe essere la
mia futura occupazione qui negli States.
Mi vedo già : Martini
“the King of Taccos”
La
tappa di oggi, per chi come noi e' amante del Blues, era una tappa
immancabile, imprescindibile; praticamente il posto dove, come narra
la leggenda o verita' che sia, e' nato tutto; quell'incrocio tra la
61 e la 49 dove un giovane Robert Johnson decise che avrebbe ceduto
la sua anima ad un uomo completamente vestito di nero e
incappucciato, in cambio di una abilita' chitarristica che non aveva
in precedenza ma che da li in poi avrebbe acquisito, portandolo a
comporre praticamente una serie di brani che sarebbero diventati, a
tutt'oggi, dei classici del Blues.
Al termine di quel misterioso
incontro, avvenuto allo scoccare della mezzanotte, il giovane Robert
Johnson si sarebbe trovato inginocchiato al centro di quel
crocicchio...

Clarksdale, Mississippi era il luogo di
quell'incontro e Clarksdale, Mississippi e' il luogo che abbiamo
visitato oggi.
Si tratta di una piccola cittadina che,
praticamente, e' un museo a cielo aperto del Blues. Tutto trasuda
Blues, dai vecchi edifici, con targhe che ricordano personaggi ed
eventi, a persone di una gentilezza e cordialita' fuori dal comune,
ognuno con una sua storia personale da raccontare riguardante una
delle leggende nate o transitate da queste parti.
Musei, come
quello del Delta o quello del Rock e del Blues (imperdibile),
abitazioni e locali appartenuti a personaggi che hanno fatto la
storia di questo affascinante genere musicale.
Siamo stati persino
a visitare il luogo, tra i campi di cotone, dove si trovava
l'abitazione di Muddy Waters, che adesso non si trova piu' li,
sostituita da un ceppo e da una targa, ma che si trova all'interno
del Delta Blues Museum e non credo sia stato difficile trasportarla
li, visto che si tratta poco piu' di una capanna in legno.
Giornata
a dir poco emozionante.
Adesso siamo in un albergo a Memphis,
Tennessee; domani ci attendono nuove avventure.
Abbiamo
avuto tantissime cose da fare in questi ultimi giorni, che sono stati
davvero intensi, tanto che non ho avuto nemmeno un attimo per
scrivere il consueto racconto, per chi e' interessato ovviamente,
dunque mi accingo a fare un breve riassunto adesso.
Ci eravamo
lasciati a Clarksdale, autentico luogo di nascita del Blues del
Mississipi ed il nostro viaggio e' proseguito in direzione
Memphis.
Prima tappa obbligatoria gli studi della Sun
Records.

Entrare li dentro e' come essere teletrasportati , con la
macchina del tempo, negli anni della nascita del Rock'n Roll.
Li
e' infatti nato il primo singolo della storia di questo genere, vale
a dire il brano "Rocket 88", breno che fu scritto dal
troppo spesso dimenticato Ike Turner; li Elvis ha inciso il suo primo
disco, inciso per fare un regalo a sua mamma, li e' dove hanno
registrato i vari Jerry Lee Lewis, Johnny Cash, Carl Perkins, Roy
Orbison e persino B.B.King.
Una emozione fortissima entrare nella
sala di registrazione, vedere quelle pareti, l'apparecchiatura
all'epoca all'avanguardia e persino impugnare il microfono usato da
Elvis in persona.

Seconda tappa in Memphis e' ovviamente la mitica
Stax Records, etichetta che ha dato i natali a quasi tutto il
Rhythm'n Blues, non sto qui a farvi la lista dei nomi che hanno
registrato per questa etichetta ma, vi assicuro, vedere nelle varie
teche, gli abiti di scena, i dischi d'oro, le apparecchiature
tecniche e gli strumenti, come l'Hammond usato da Booker T. per
incidere "Green Onions" e' pazzesco. Qualsiasi appassionato
come noi starebbe li dentro ore ed ore.Memphis e' una citta'
davvero affascinante, un luogo che, come New Orleans, vive di Musica.
Ogni locale ha una band che suona ed i musicisti sono tutti di
livello altissimo, anche la gente che popola la celebre Beal Street,
anche solo camminando, pare che lo stia facendo sulle assi di un
palcoscenico.
Il cibo poi e' davvero ottimo, potete gustare il
celebre "Memphis Soul Stew", una zuppa con carote, patate
ed altre spezie davvero gustosa, il pesce gatto fritto ed altre
prelibatezze locali.
Questa del cibo, qui nel South, sfata un po'
la leggenda che il cibo qui negli Stati Uniti sia pessimo; al Sud si
mangia davvero bene! Ogni stato ha delle sue particolari specialita'
veramente gustose e appetitose.
Un'altra visita che vale la pena
di fare e che consiglio a tutti quelli che hanno intenzione di venire
da queste parti, e' quella al Lorraine Motel, l'albergo dove
nell'aprile del 1968 fu assassinato Martin Luther King.
E' rimasto
davvero tutto com'era e, visitarlo ti porta a respirare l'aria
pesante di quei lontani giorni e vivere assieme ai ricordi, le enormi
conquiste fatte da quell'uomo a favore delle popolazioni
afro-americane.

Dopo Memphis avevo manifestato alcune perplessita'
circa la visita a Graceland, luogo dell'abitazione del Re, anche se
in cuor mio sapevo benissimo che ci sarei andato. Temevo di
imbattermi nella classica americanata kitch., nella pura
mercificazione di un Mito, anzi del Mito per eccellenza.
Ebbene,
un po' effettivamente lo e'; tutto quel viavai guidato di gente, noi
compresi ovviamente, tutti quei soldi che girano intorno alla figura
di Elvis, tutti quei gadget venduti in ogni dove, dai pupazzi, alle
sveglie, agli accendini, ad ogni cosa insomma, possono in un certo
senso disturbare ma...come si varca la soglia di quella che e' stata
casa sua...beh, qualcosa di veramente magico accade.
Lo vedi che
scende le scale dalla sua camera, senti il clang, clang, delle sue
catene d'oro mentre le discende, lo vedi sul divano lungo quattro
metri mentre riceve i suoi ospiti. ( si parla di nomi come Led
Zeppelin, Beatles, Clapton e, badate bene, tutti emozionati di essere
ricevuti dal piu' grande di chiunque altro).

Lo immagini seduto al
suo pianoforte, mentre suona "Unchained Melody", prima di
salire in camera per un breve riposino e andarsene da questa terra
per aprire la porta che lo consegnera' alla leggenda.
Quando poi
ti trovi al cospetto della sua tomba...beh a quel punto l'emozione e'
talmente forte che ti toglie il fiato..
Davvero un viaggio che
merita di esser fatto.
Dopo queste emozioni e' venuto il momento
di andare a trovare, nella loro casa, dove siamo rimasti per ben tre
giorni, i nostri amici Mike e Dianna.
Mike e' Mike McCullison, il
cantautore Country di cui vi ho parlato e Dianna e' la sua dolcissima
Signora.
Ci hanno ospitato e ci hanno trattato veramente alla
grande, portandoci a visitare l'incantevole Nashville, altro luogo
leggendario.
Oggi poi abbiamo avuto la fortuna di capitare qui,
proprio mentre si svolgeva il Pilgrimage Music & Cultural
Festival, un Festival addirittura monumentale dove, nell'intera
giornata di oggi, dalla mattina alla 10 alla sera alle 19,30, ci
siamo visti, tra gli altri: Willie Nelson, Steven Tyler degli
Aerosmith con la sua nuova band, addirittura alla loro prima uscita
assoluta ( ha fatto tra l'altro una "Piece Of My Heart" di
Janis, da brivido!) uno stratosferico Chris Stapleton, Charles
Bradley, St. Paul & The Broken Bones, Daws con alla chitarra
Duane Betts, il figlio di Dickey, Nikki Lane, Lucius, The
Decemberist, Jimmy Cliff, gli incredibilmente funky Big Sam's Funky
Nation...insomma un Festival incredibile!

Parlare
di ogni singolo concerto sarebbe cosa fantastica ma renderebbe il mio
racconto di questo viaggio un racconto chilometrico; mi limiterò a
dire che Chris Stapleton è un artista di cui sentiremo parlare a
lungo; la sua voce, anche dal vivo, è un qualcosa che riesce a
toccarti davvero le corde dell'anima ed il suo country, mischiato
alla sua stupenda voce soul, sono qualcosa di inimitabile e, cosa non
da poco, ha dalla sua delle composizioni meravigliose.
Steve
Tyler resta invece quel meraviglioso animale da palcoscenico che ha
fatto grande una band storica come gli Aerosmith. Qui accompagnato da
una band in larga parte femminile, ha rivisitato alcuni classici
degli Aerosmith appunto, più alcune sue composizioni.
St.Paul
con i suoi Broken Bones sono stati un'assoluta conferma del concerto
visto lo scorso anno a S.Francisco e, ci chiediamo, come sia
possibile che in Italia non siano conosciuti praticamente da nessuno,
mentre qui, piano piano, si stanno ritagliando una bella fetta di
popolarità, grazie al loro stupendo soul.
Grandi
i Decemberists, visti in uno scenario magnifico, all'imbrunire,
quando uno spettacolare tramonto faceva da contorno alle loro
bellissime composizioni.
Per
ultimo lascio la leggenda: Willie Nelson dal vivo in Tennessee credo
sia una delle cose che ogni appassionato del genere abbia sognato per
una vita intera; bene, noi siamo riusciti a vederlo proprio qui,
davanti ad un grande pubblico, pubblico che ha cantato quasi tutte le
sue canzoni assieme a lui; stupendo!
Domani saluteremo i nostri
amici Mike e Dianna, che porteremo a lungo nei nostri cuori e saremo
ancora on the road.
Lasciata
stamani la storica Nashville, teatro del grande omonimo film di
Altman e regno di grande Musica da sempre, assieme ad i nostri amici
Mick e Dianna, al quale va un grande ringraziamento per averci fatto
sentire...feels like home; ci siamo avviati per quella che sulla
carta sarebbe stata la giornata piu' stancante, anzi ce ne sara'
un'altra piu' avanti, del nostro viaggio alla scoperta del South
degli Usa.

In effetti la giornata e' stata molto stancante, in
particolar modo per me che ho guidato da stamani alle 7,30, fino a
stasera alle 18,30.
Abbiamo attraversato ben tre Stati: il
Kentucky, l'Illinois e il Missouri, guidando per circa 600
miglia.
Guidando attraverso questi Stati abbiamo toccato con mano
la vera America rurale, quella fatta di gente che lavora la terra e
cura i propri pascoli, ma che non ha altre distrazioni che non sia
magari una birra al venerdi sera nel locale del paese in cui
vive.
Nonostante tutto cio' e' tangibile un attaccamento alla
propria terra che a molti miei compaesani potra' sicuramente apparire
incomprensibile.
qui siamo nel Sud ragazzi, qui vive gente dura,
di poche parole ma sempre gentile e curiosa nei confronti di chi ha
un forte dialetto straniero, come noi ad esempio.
Spesso ci e'
stato chiesto da dove venivamo, anche da parte di personaggi che a
prima vista potevano sembrare ergastolani evasi, con le loro barbe
lunghissime, le loro mani nodose e sporche, i loro pick-ups pieni di
bandiere confederate ed il loro accento marcatamente sudista,
personaggi che poi si sono dimostrati gentilissimi e molto curiosi di
sapere qualcosa di una cultura a loro cosi lontana.
Adesso siamo a
Springfield, Missouri e domani ci attende un lungo tratto della
mitica Route 66 che, in questo viaggio, sommata a quello dello scorso
anno, riusciremo a fare quasi interamente.

Anche
quella di oggi e' stata una giornata dedicata alla strada.
Ci
siamo messi in viaggio stamani da Springfield, Missouri in direzione
di quella che e' la strada per eccellenza, vale a dire la mai troppo
celebrata Route 66, quella che fino alla fine degli anni '60 era la
main street of America, la strada cioe' che collegava Chicago a Los
Angeles, tagliando in due il Paese.
Oggi, a seguito della
costruzione delle varie highways, interstate e freeway, della vecchia
e cara Route 66 non ne rimangono che alcuni tratti, pero' vi assicuro
che parcorrerla ha un fascino totalmente diverso dalle altre strade,
ovviamente molto piu' comode e veloci.
I vari motels e le gas
station in stato di totale abbandono, i negozi con le loro insegne
ridotte a fantasmi che si stagliano in questo cielo meraviglioso, i
piccoli centri abitati che sembrano rimasti fermi agli anni 50 e 60,
hanno un fascino incredibile e percorrerla nei suoi lunghi tratti,
come oggi abbiamo fatto, ti induce a cercare di fotografare e
riprendere quante piu' cose possibili, sicuri pero' che nessuna foto
o nessun filmato potra' rendere, al nostro ritorno, neppure
minimamente le sensazioni che si provano nel trovarsi all'interno di
questi paesaggi, con gli occhi che cercano di carpire quante piu'
cose possibili.
Anche oggi abbiamo attraversato: Missouri, da dove
siamo partiti, Kansas dove la Route 66 e' conservata benissimo ed
anche molto ben segnalata (in altre parti bisogna invece darsi un po'
da fare per trovarla) ed Oklahoma dove siamo adesso, piu'
precisamente a Tulsa, posto delizioso che, tra l'altro dette i natali
al grande J.J. Cale.

Stasera, prima di andare a letto, abbiamo
fatto un piccolo tuffo nella nostra vacanza americana dello scorso
anno, facendo una piacevole videochiamata con Marcello Todaro (primo
storico chitarrista del Banco Del Mutuo Soccorso)
e
sua moglie Monica, che lo scorso anno trascorsero un paio di
piacevolissime serate assieme a noi in quel di San Diego, California
e che stavolta si sono informati circa il nostro attuale tour; e'
stato un vero piacere risentirli e rivederli, anche se soltanto in
video.
Domani
di buon mattino ci metteremo nuovamente in marcia per un altro bel
tratto di Route 66 che ci portera' nuovamente in Texas, where
everything's bigger!
Lasciato l'altro ieri l'Oklahoma, dopo un
viaggio lunghissimo, in cui pero' abbiamo fatto un milione di piccole
soste, sia per fotografare le mille e piu' immagini che catturavano i
nostri sguardi, sia per fermarci a mangiare.
Ieri ad esempio ci
siamo fermati per il brunch da Sid's, che e' uno degli storici locali
sulla Route 66, di quelli proprio piccoli, tipici e affollati, come
abbiamo tutti visto mille e mille volte nei films. Devo dire che ho
mangiato il miglior hamburgher che io abbia mai avuto il piacere di
gustare, assieme ad un milkshake al peanut butter che attualmente si
trova in vetta ai miei peccati di gola qui in Usa in quanto a
bonta'.

Sulla Route 66 non staro' a dirvi molto altro, molto vi ho
gia' detto; e' per me una delle cose per cui vale la pena di venire
qui. Sul suo asfalto ci sono tatuati i milioni di viaggi che, dal
1926 a buona parte degli anni 80, ha visto percorrere; c'e' la
polvere e l'asfalto consumato, ci sono i sogni di intere generazioni
e c'e' il mito americano dell'on the road, oltre a migliaia di
canzoni e lei dedicate.
Posso dire con orgoglio di averla percorsa
praticamente tutta, almeno nei tratti in cui e' ancora agibile, visto
che abbiamo attraversato i suoi tratti in sette degli otto Stati che
lei attraversa.
Ieri sera siamo tornati in Texas ( che per me e'
sempre stato un po' un mito, fin da bambino, quando giocavo, assieme
agli amici, ai cowboys), stavolta nella parte alta di questo enorme
Stato, che e' bene ricordarlo e' grande pressappoco come tutta la
Francia, ovviamente non ci siamo fatti mancare il gusto di una buona
bisteccona texana e, dato che eravamo ad Amarillo, siamo andati in
quello che praticamente e' il vero e proprio luogo di culto per la
bistecca in Texas, vale a dire l'enorme The Big Texan Steak
Ranch.

Devo effettivamente dire che tra la loro steak e la nostra
fiorentina e' davvero un match di difficile risoluzione; anche la
loro e' ottima, quella che ci hanno portato si tagliava veramente con
la forchetta da quanto era tenera!
Uscito dal locale mi sono
accorto che avevo finito la memoria della scheda della mia macchina
fotografica, cosi' ci siamo diretti, erano circa le 23,30, verso
Wallmart, che sarebbe una catena di grandi magazzini (ma grandi
davvero), aperti 24 ore su 24.
Ebbene qui mi sono nuovamente
imbattuto in una situazione di quelle che mi hanno lasciato un senso
di malinconia e di tristezza, come gia' altre volte mi era accaduto
qui.
Arrivato alla cassa, avevo davanti a me una coppia di
giovani, immagino portoricani, con due bambini piccoli nel carrettino
che conteneva due borse belle piene di roba. Al momento di pagare la
ragazza ha dato la propria carta di credito alla cassiera, una nera
oversize con chilometriche unghie multicolori, la quale, senza
nemmeno guardarla in viso, le ha reso la carta dicendole che questa
conteneva solo sette dollari da poter spendere, per cui avrebbe
dovuto scegliere qualcosa da quel prezzo e lasciare li il resto.
La
ragazzina sbigottita ha guardato il suo uomo che, invero piuttosto
ciondolante, giocherellava coi bimbi, il quale ha allargato le
braccia.
La ragazzina ha allora tirato fuori da uno dei sacchetti
una orrenda confezione con sopra la foto di un hamburgher e con su
scritto "double cheesburgher", confezionato, riuscite a
capire???
Non oso immaginare cosa avrebbero mangiato quelle due
creature in quella nottata.
Tornato in macchina mi sono maledetto
per non avere avuto la prontezza di spirito di aver pagato io il
costo della sua spesa!
E' anche questa l'America
purtroppo.
Comunque la giornata di oggi e' stata ricca, in quanto
siamo andati a visitare il Cadillac Ranch, quella monumentale
scultura fatta nel 1974 da Chip Lord, scultura che tra l'altro ha
ispirato il Boss per la sua celebre canzone inclusa nell'album "The
River".

Si
tratta praticamente di diecoi Cadillac rottamate messe in modo che
diano l'impressione di essere piantate nel terreno. Ci sono poi dei
bidoni di vernice e pennelli vari che fanno in modo che i visitatori
scrivano i loro nomi o disegnino qualcosa sulle carcasse delle auto,
cosa a cui neppure noi ci siamo sottratti, che fanno in modo che la
scultura cambi quotidianamente fisionomia e colori.
Adesso siamo a
Santa Fe nel New Mexico e presto vi raccontero' anche di queste
esperienze,
Take care my friends!
L'altro
ieri siamo arrivati a Santa Fe nel New Mexico.
Attendevo con ansia
di vedere questo posto ma, in verita' ne sono un pochino rimasto
deluso.
Non fraintendetemi; dal punto di vista puramente estetico
e' un vero gioiellino, sicuramente unico al mondo, e' pero'
l'atmosfera che mi ha lasciato leggermente l'amaro in
bocca.
Chiariamo subito che io non sono una guida turistica, tutto
quello che scrivo sui posti che visito durante tutti i miei viaggi,
e' solo frutto di quello che "sento" per un
determinato posto, le sensazioni che provo nel visitarlo e cio' che
mi lascia dentro; ebbene di tutte le citta' che ho visitato in questo
lungo trip attraverso gli Stati Uniti, Santa Fe e' forse il posto che
mi ha lasciato meno in quanto a positive vibrations.

L' ho trovata
un citta' molto "fighetta", se mi e' concesso il termine,
una citta' quasi esclusivamente turistica, una citta' che alle 21 in
punto spegne totalmente le proprie insegne e va a dormire, giuro,
alle 21,30 e' praticamente una ghost town, impossibile anche solo
cenare da qualche parte!
Oltretutto immaginavo una citta' come
questa, il fiore all'occhiello del New Mexico, come un posto intriso
di cultura messicana, ero addirittura arrivato ad immaginarmi i
mariachi nei locali, invece niente di tutto cio'; la cultura indiana
ha quasi il sopravvento su quella messicana, si tratta pero' di una
cultura messicana che in tutti questi anni e' stata molto
americanizzata, creando questo luogo bellissimo a vedersi ma, a mio
avviso (ripeto, a scanso di equivoci, a mio avviso) piuttosto vuoto
di contenuti.
Io che notoriamente non sono un turista, per trovare
qualcosa che soddisfacesse la mia sete di cose vere e reali, sono
dovuto uscire ed andare a visitare, ad esempio, il fantastico
Santuario di Chimayo, o il meraviglioso Rancho della Golondrina,
teatro di svariati films, come "Vampires" di John Carpenter
tra gli altri.
Oggi
poi giornata bellissima, in uno dei luoghi piu' belli al mondo, una
delle bellezze naturali che invito tutti a visitare, le incredibili
dune bianche naturali del deserto delle White Sands; un luogo che
resta davvero difficile spiegare con le sole parole.

Abbiamo
avuto anche la fortuna di capitare li in un momento particolarissimo;
era in arrivo, dal Texas, una tormenta, che fortunatamente abbiamo
scansato, che ha fatto si che, nel momento in cui eravamo li, il
cielo fosse diviso esattamente a metà, con l'azzurro da una parte,
il nero dall'altra ed il bianco incredibile della sabbia, che
contribuivano a rendere il paesaggio assolutamente incredibile. Posto
veramente da sogno.
Tra l'altro stamani, abbiamo anche fatto un
piccolo tuffo all' interno di "Breaking Bad", ad
Albuquerque,con la visita alla casa di Walter White, eroe della
celebre serie televisiva, ed un brunch al " Los Pollos
Hermanos", che in realta' si chiama "Twisters" e fa
dei sandwich al pollo alla griglia da leccarsi i baffi!

Adesso
siamo di nuovo in Texas, a El Paso, vicinissima al confine con il
vero Messico, Ciudad Juarez appunto, divisa dal Rio Grande ed
infatti, gia' dalla piccantissima cena di stasera, abbiamo potuto
saggiare quanto queste due realta' siano cosi' vicine.
A presto
amici miei.
Siamo
alle ultime tappe del nostro viaggio nel Sud degli Stati Uniti; un
viaggio che a questo punto ci porta a tornare in quello che e' stato
il punto di partenza, vale a dire lo Stato del Texas.
Abbiamo
lasciato il New Mexico e la prima tappa e' stata in un luogo che per
me e' stato importante visitare.
Come ricorderete spesso amiamo
visitare le famose movie locations e, proprio vicino al confine ce
n'e' una relativa ad un bel movie on the road del 1985 ma ambientato
nel 1971.
Ricorderete benissimo il primo film dove un ancora
sconosciuto Kevin Costner interpretava il ruolo del ribelle
Gardner.
La meravigliosa scena finale, che vedeva lui e la
promessa sposa del suo amico (di cui ne era pero' ancora innnamorato,
visto che era stata in precedenza la sua donna), ballano un Fandango,
che e' anche il titolo del film di Kevin Reynolds,sulle musiche di
Pat Metheny,di fronte ad un gazebo che si trovava davanti ad una
Chiesa.

Bene, abbiamo trovato quel gazebo ed e' stato per me una
grande emozione abbracciare la Fruz li davanti e simulare, io che
sono un orso nel ballo, un Fandango assieme a lei.
Tappa
successiva un'altra movie location di quelle pesanti, almeno per
me.
1972, il film e' "Getaway",di Sam Peckinpah, mio
regista preferito, con Steve McQueen, mio attore preferito.
La
scena e' quella celebre in cui Steve McQueen/Doc McCoy, spara con un
fucile a pompa alla macchina di due sceriffi, in un ralenty
micidiale.
Siamo riusciti a ritrovare quella strada, nella
cittadina di Fabens, che dopo quarantatre anni e' piuttosto cambiata,
ed il punto esatto della scena.
Pelle d'oca a mille per me e la
Fruz paziente a scattare mille fotografie.
Da ieri siamo a San
Antonio in Texas, cittadina meravigliosa, con una splendida downtown
e con la famosissima River Walk, dove tra l'altro e' stata girata
un'altra scena di "Getaway" e dove stasera abbiamo
romanticamente cenato.
Domani
ci dirigeremo verso l'ultima tappa di questo emozionante viaggio, la
piu' attesa, Austin; citta' che dette i natali ad uno dei miei idoli
chitarristici di sempre, il grande Stevie Ray Vaughan.
A presto!
Austin
è una città molto ma molto “musicale”; la avvicinerei ad altre
città che mi hanno dato questa impressione, tipo San Francisco,
Nashville, Memphis.
L'unico
neo, a mio avviso, è che non è semplicissimo viaggiarci in auto.
Molti, moltissimi semafori che contribuiscono a rendere difficoltosa
la marcia in una città che è di per se costituita un po' a blocchi,
sullo stile di Los Angeles per intenderci ma dove la i cosiddetti
blocchi sono immensi, qui nella cittadina texana sono molto più
piccoli e vicini l'uno all'altro.
Città
comunque incantevole, come incantevole e suggestiva è la statua ed
il luogo dove è posta, dedicata a Stevie Ray Vaughan.
Una
immensa emozione è stata quella di andare a rendergli omaggio e,
particolarmente emozionante è stata una scena a cui ho assistito.
Eravamo
arrivati da poco e, mentre la guardavo da lontano, sono passati
alcuni ragazzi intenti a fare footing nel parco, quando uno di loro,
correndo, è zompato sulla pedana della statua ed ha “battuto il
cinque” sulla mano del chitarrista. Giuro che mi sono venute le
lacrime agli occhi.
Enorme
è la stima ed il rispetto che la gente di Austin ha nei confronti
del proprio sfortunato concittadino chitarrista. Rispetto che ho
riscontrato anche il giorno successivo, quando sono voluto ripassare
pert un altro breve saluto ed ho notato che la notte qualcuno aveva
posto una rosa rossa proprio nella mano di Stevie Ray; bellissimo.
E
cosi eccoci arrivati al termine di questa splendida vacanza, ancora
una volta tesa a scoprire gli aspetti di quello che e' il Paese che
ha dato i natali a molte delle cose che ci appassionano.
Lo scorso
anno visitammo il West (California, Arizona, Nevada e Utah), mentre
quest'anno ci siamo diretti al Sud ( Texas, Louisiana, Mississippi,
Tennessee, Kentucky, Missouri, Kansas, Oklahoma e New
Mexico).
Riguardando le foto e mettendo la roba nelle valigie, ci
siamo accorti di quanto il tempo sia stato velocissimo ma, allo
stesso tempo, di quanto ci paiono lontanissime le prime cose che
abbiamo visto tre settimane fa; segno che di cose ne abbiamo viste e
fatte moltissime ed i chilometri fatti stanno a dimostrarlo.
Abbiamo
visto posti meravigliosi che hanno fatto la storia del Blues e del
Country, abbiamo conosciuto persone stupende e parlato con un sacco
di gente, tutta estremamente curiosa (quelli che non l'hanno mai
visitato) ed ammirata (quelli che invece, molti, ci sono stati) nei
confronti del nostro Paese che, come ogni volta che siamo fuori
accade, ci fa essere orgogliosi di lui ( ma quando siamo a casa
invece...strana gente davvero siamo...).
Abbiamo ascoltato Musica,
mangiato schifezze e cose deliziose e saporite, viaggiato per ore ed
ore in mezzo a paesaggi che pareva di essere dentro un sogno;
respirato il sapore della liberta', liberta' di decidere dove andare
cambiando itinerario il mattino stesso, come infatti abbiamo fatto
piu' volte.
L'altro ieri infatti siamo stati ad esempio a San
Marcos, che non era nel nostro itinerario ma che io, da inguaribile
sognatore, ho voluto inserire per poter fare il bagno nel San Marcos
River, proprio come faceva Steve McQueen/Doc McCoy in "Getaway"
appena Ali McGraw lo andava a prendere all'uscita del carcere.

A
cena, come dalla foto che ho postato, siamo stati al "Texas
Chili Parlor", lo stupefacente e oscuro locale, dove Tarantino
serve un nacho grande ed un virgin pina colada ad uno straordinario
Kurt Russell/Stuntman Mike. E vi garantisco che l'atmosfera che si
respira all'interno di questo particolarissimo locale è esattamente
la stessa che potete vedere nel celebre film.
Adesso siamo in un
piccolo paesino, di cui non rammento nemmeno il nome, dentro ad un
motel anch'esso tarantiniano, di quelli leggermente malfamati ma che
costano il giusto, per passare la notte che ci separa da Houston,
tappa di arrivo e tappa di partenza di questo...viaggio dentro a un
sogno...
La nostalgia mi morde forte gia' da oggi; domani saremo a
casa.