Può sembrare incredibile che un amante della Black Music (quella vera), come me, si innamori così di un disco di Soul (quello vero) inciso da un artista bianco e per di più italiano.E' quanto mi è successo ascoltando il nuovo album di Luca Sapio, cantante che già conoscevo e apprezzavo per il suo lavoro nei Quintorigo e, soprattutto, nei Black Friday.
Il disco si chiama “Who Knows” ed è stato registrato la dove il Soul nasce, negli Stati Uniti e più precisamente a New York. Le registrazioni sono avvenute “come si faceva una volta”, in analogico ed il risultato è davvero di quelli che lasciano a bocca aperta anche uno come me, che mastica Black Music dalla fine dei sixties.
Metto nel lettore il cd (attendo con ansia la pubblicazione in vinile, perchè l'assaporare questo piccolo gioiello deve essere fatto come si faceva un tempo, piazzando cioè il vinilone sul piatto) e parte il primo brano.
Primo brano che è anche il singolo di presentazione dell'album “How Did We Lose It”.Inizio con una chitarra acustica ed un arrangiamento che mi rimanda ad un brano (una cover) che ho amato molto, quella del grande Benny Latimore sull'album a suo nome del 1973; la cover del brano dei Buffalo Springfield “For What it's Worth”.La canzone è molto ma molto accattivante ed una volta finita ti fa venir voglia di rimetterla e rimetterla ancora.
Si nota subito, già dal primo brano, che questo è un lavoro curato sotto ogni aspetto; si nota la passione e l'amore dell'artista per un genere musicale e per il periodo di maggior fulgore che ha contraddistinto questo genere appunto.
Luca ha una bella voce calda e, soprattutto, si nota che ha un gran cuore.
“Remove My Coverings” è un'altro bel brano che, caratteristica questa di molti brani dell'album, quasi tutti, ti entra in testa per non uscirne più.
“Mother, Father” (ascoltate come pronuncia “Fatha...fatha” proprio come farebbe un coloured) è un brano che mi riporta alle atmosfere delle b-side dei singoli Black targati 1973-74; non chiedetemi il perchè ma è così! C'erano all'epoca delle b-side favolose che restavano spesso dei gioiellini nascosti, proprio perchè la stragrande maggioranza degli acquirenti dei singoli di allora si fermava all'ascolto del super hit del momento...non era evidentemente il mio caso; cercavo sempre di trovare delle gemme nascoste “dietro” al brano di successo e spesso era quello che accadeva.
Una bella ballata lenta “Wonder Why”, molto più sixties oriented, con i fiati che punteggiano il brano alla perfezione e Luca che da una versione sofferta del brano nella migliore tradizione Black; ragazzi, se non è puro Soul questo cos'è?
Mi piace molto questo aggiungere, non so se voluto o meno, ma mi piace pensare che sia voluto, quel tocco di “white sound” datato, quel suono cioè che era in possesso di Bands quali Blood Sweet & Tears, Chicago e persino Guess Who, alla voce di Luca e ad un sound generale, come ho detto, molto Soul oriented.
La traccia numero cinque “Packetful Of Stones” è significativa al riguardo.Non è insomma il prodotto di un bianco che cerca disperatamente di essere nero.L'impatto ed il suono, pur ricercando un groove tipico di quegli anni, è attuale e devastante e non fa assolutamente pensare alla classica operazione nostalgia; anzi.
Altra song molto bella è la successiva “So Hard Deal With You” dove Luca canta con una disillusione così strascicata che riesce a mischiare bianco e nero, un incrocio tra Soul ballad e certe ballate a cui ci hanno abituato alcune Rock Bands.In “Blinded By The Devil” la voce di Sapio mi ha ricordato al primo impatto quella di un altro grande cantante bianco che, negli anni d'oro era una vera e propria forza della natura: Roger Chapman dei Family.
Un cenno ai bravissimi Musicisti che accompagnano Luca Sapio in questa sua prima avventura: Mecco Guidi alle tastiere (rigorosamete “datate”) e Christian Capiozzo alla batteria; mentre il leggendario produttore Thomas “TNT” Brenneck ( Amy Winehouse, Cee-lo, Mary J. Blidge, D'Angelo tra gli altri) ha guidato alcuni membri dei Budos, The Extraordinaire e della Manahan Street Band a dare il loro apporto al suono del disco. Thomas e Bobby Biosh alle tastiere ed al basso.Oltre alle nove tracce originali, due oscure covers, a cui Luca ha saputo imprimere a forza il suo marchio: “Rosey” di Jim Sullivan, cantautore del sud della California, dalla voce che a tratti si avvicina a quella di Sapio e “Who Knows” di Marion Black, cantante Soul dell'Ohio, ambedue brani targati, non a caso, 1970.
Anche il nome dell'etichetta "Ali Buma Ye! Records" è per me motivo di bei ricordi; Ali Buma Ye era il grido con cui gli abitanti dello Zaire incitavano Muhammad Ali durante i suoi allenamenti in vista del suo match per il titolo mondiale dei pesi massimi che lo vedeva opposto all'allora campione in carica George Foreman il 30 ottobre 1974; match, denominato "Rumble In The Jungle", che poi Ali vinse in maniera sorprendente (da qui i miei piacevoli ricordi).
Disco dunque consigliatissimo a chi ama il caldo suono potente della Soul Music targata '60-'70.
Finalmente un blog di musica masticabile, denso, appassionato. Ho sentito questo disco a marzo svariate volte e poi fino all'altro ieri nulla, per mille motivi. Trovo pero' che sia una voce e un lavoro di squadra il suo che non credo abbia molti precedenti in Italia. Mi piace davvero il tuo blog e questo post trovato per caso mi fa pentire di aver cancellato il mio, su musica arte e cucina, trasversali. Perche'? Le visite erano poche e i commenti ancora meno e nonostante lo scrivessi per una sorta di disciplina e piacere personale, il fatto di non potermi relazionare con un 'pubblico' o uno stream di richieste o preferenze, mi spazientiva. Grazie di averci anche dato qualche altro nome e canzone - cosa che amavo fare anch'io su quel blog - perche' e' cosi' che le persone scoprono altro e si ispirano, trovano nuove espressioni. Qualora ti dovesse interessare un compagno di blog, sarei onorato di poter contribuire. In bocca al lupo!
RispondiEliminaScusa se ti rispondo solo adesso Riccardo ma ti ringrazio tantissimo per le tue belle parole.
EliminaNon scrivo moltissimo sul mio Blog, però ti assicuro che quando lo faccio, lo faccio mettendoci dentro tutto il cuore.
Grazie e a presto.
Grazie mille per il tuo commento Riccardo; davvero onorato!
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