mercoledì 27 ottobre 2021

Un Fender Jazz Bass del 1972 e mille ricordi

 Come forse in non molti sanno ed è decisamente normale che non lo sappiano, visto che il segno che ho lasciato nel mondo della musica suonata è praticamente zero, in un lontanissimo passato anche io sono stato un musicista, più precisamente un batterista.

Era il 1972 e, completamente rapito dall'eccezionale momento musicale che il mondo stava vivendo, oltre che dai concerti visti in quella indimenticabile estate al Piper 2000 di Viareggio e da quelli, altrettanto indimenticabili, visti al rientro dalle ferie allo Space Electronic di Firenze decisi, assieme ad uno dei miei compagni di avventure Maurizio Maggi, di metter su un gruppo, cosa abbastanza comune in quegli anni tra i ragazzi dell'epoca.

Reclutammo altri due giovani musicisti e, piano piano, iniziammo a tirare giù un repertorio. Maurizio nel frattempo aveva acquistato un fantascientifico Fender Jazz Bass nuovo di zecca, strumento questo che era praticamente il top di gamma all'epoca e non erano in molti, tra vari musicisti locali, che potevano permetterselo e che era particolarmente bello per il suo color legno naturale.

Io nel frattempo avevo acquistato una batteria Hollywood- Meazzi modello Jolly, tutta tigrata.

Gli altri due musicisti reclutati furono Lorenzo Villoresi, figlio dei proprietari della omonima Villa Villoresi a Sesto Fiorentino, location scelta per fungere da sala prove, alla chitarra solista e voce e Marco Scacciati alla seconda chitarra e cori. Il nome scelto per la band fu SIZY RUB, un nome che non significava praticamente nulla ma che noi interpretavamo tipo come "voluminoso stropicciamento" o roba simile da quanto ricordi ma che, in realtà, ci sembrava suonasse bene e ci ricordava anche nomi di band decisamente più celebri come Roxy Music, di cui Maurizio era fervente ammiratore.

(Villa Villoresi)

Il repertorio era costituito principalmente da covers di band già molto celebri in quel momento, che oggi sarebbero definite "Classic Rock", come Deep Purple (Smoke On The Water, Space Truckin', Into The Fire, Child In Time), Free (Alright Now), Beatles (Something), New Trolls, un vero pallino di Lorenzo il chitarrista, in grado tra l'altro di arrivare alle tonalità della voce di Nico Di Palo, senza sforzo alcuno (Il Sole Nascerà, Vorrei Comprare Una Strada), più alcune cose nostre, come un lungo Blues e molta, molta improvvisazione, come i dettami dell'epoca indicavano.

(Lorenzo Villoresi)

Ricordo che, per un periodo nell'inverno del 1973, suonammo in una minuscola cantina, chiamata "Fire Club" nel centro di Firenze, proprio in un vicolo di fronte a Palazzo Pitti. Era una cantina dove i ragazzi ballavano al suono dei brani rock e soul dell'epoca e, a metà della domenica pomeriggio, si fermavano per ascoltarci suonare. Durante Into The Fire dei Purple ricordo che facevo un lungo assolo di batteria, assolo durante il quale mi toglievo la maglietta rimanendo a torso nudo, con una sacca piena di bacchette legate alla cintura. Maurizio invece suonava spesso rivolto verso di me e volgendo, per buona parete del set, tre quarti di spalle al pubblico.

(Fire Club- oggi)

Una sera di tarda primavera, che precedeva un'estate che reputavamo fondamentale per la nostra futura carriera musicale, ci capitò un'occasione che ritenemmo fantastica.

A Sesto Fiorentino un locale negozio di dischi e strumenti musicali aveva intenzione di organizzare un concerto in città, città che aveva un notevole sottobosco di piccoli gruppi, o complessi come venivano definiti all'epoca e che, proprio l'anno precedente aveva visto esibirsi, sulle assi del Cinema-Teatro Verdi, due tra i gruppi più celebri del panorama musicale italiano, vale a dire la Premiata Forneria Marconi e gli Acqua Fragile. Nelle intenzioni del titolare del negozio ci sarebbe appunto stata quella di cercare di proseguire e possibilmente di far crescere un certo movimento di musica dal vivo, per creare un indotto musicale teso a far proliferare i vari gruppi o complessi, che ovviamente avrebbero aumentato anche il volume di affari del suo negozio. Fu così che mi contattò per avere un'idea in merito. Il lampo di genio fu quello di proporgli Tony Sidney, l'allora chitarrista dei Perigeo, favolosa band di Jazz-Rock, allora si diceva così, italiana e di proporre me stesso e Maurizio per accompagnarlo.

Fu così che il 14 Giugno del 1974, dopo un solo pomeriggio di prove, io e Maurizio, rispettivamente batterista e bassista dei Sizy Rub, salimmo sul palco del "Dancing La Lucciola" di Sesto Fiorentino assieme al chitarrista americano, per un concerto che, anni dopo, la penna del celebre e compianto giornalista Ernesto De Pascale, presente al concerto, avrebbe descritto così:

"Negli anni dell'eclettismo era ancora possibile che un giovane chitarrista professionista come il naturalizzato fiorentino Tony Sidney potesse essere contagiato dalla voglia e buone intenzioni e l'entusiasmo di due giovani talenti ancora non diciottenni- Silvano Martini alla batteria e Maurizio Maggi al basso- e dividere con loro un palcoscenico. Era e fu per chi era su quel palco come per coloro i quali furono presenti alla bella serata, che ricordo elettrica e frizzante, una vera educazione sentimentale alla vita on the road.

(Tony Sidney nel 1973)

Dalla frenesia del fai da te, alla produzione affezionata del biglietto, dalle prove pomeridiane ma anche all'insegnamento di Tony di lasciarsi andare all'improvvisazione, non poteva esserci miglior modo per imparare l'arte del rock e della musica "d'insieme". Fu una grande serata; lanciò un segnale che rimettiamo in circolo oggi nel 2010, sperando che i giovani colgano il senso della musica per la musica. Come, per altro benissimo, ci riuscì quella sera di tarda primavera il trio in questione, in cui vigeva la democrazia dell'improvvisazione che oggi pare desueta ma che tanto servirebbe per guardarsi negli occhi e per imparare ad ascoltarsi l'un l'altro. Un dovere oltre che una necessità per quel trio che propose riff micidiali e assoli al fulmicotone. (Ernesto De Pascale) "

Sembrava l'inizio di una fulgida carriera, con gli amici che assieme a persone sconosciute presenti alla serata, che si congratulavano e ci chiedevano dei nostri futuri progetti; noi avevamo l'adrenalina che ci faceva letteralmente camminare sollevati da terra ed invece...invece fu l'ultima volta che suonammo in un contesto importante.

Facemmo ancora alcune prove ed un ultimo concerto ad una festa privata, però in trio come Villoresi, Maggi & Martini, dando ancora fondo a tutto il furore delle nostre covers dilatate all'inverosimile dalle improvvisazioni e poi la finimmo li. Era il 1974.

(Dancing La Lucciola- oggi)

Giorni fa. con una inaspettata telefonata, Maurizio il mio indimenticato bassista, chiedeva a Francesca la mia giovane compagna, musicista molto più brava di quanto non lo fossimo noi all'epoca,  se fosse stata interessata all'acquisto del suo vecchio basso, quel meraviglioso Fender Jazz Bass del '72, che da quel giorno lontano era rimasto praticamente dentro la sua custodia. Per lui, diceva Maurizio, l'acquisto da parte di Francesca sarebbe stato come se il suo vecchio strumento fosse rimasto "in famiglia", in fondo le diceva sarebbe stato come se fosse rimasto tra di noi.

(Silvano e Maurizio con il Fender Jazz Bass del '72)

Ovviamente l'acquisto si è concretizzato e tutto ciò, è inutile negarlo, ha riacceso mille ricordi e mille sensazioni. 

Mi sono rivisto alle prove in Villa, ho rivisto la "500" giallo ocra di mia Mamma che ci accompagnava, Fender compreso, alla cantina in Piazza Pitti, mi sono rivisto sul palco de "La Lucciola" con Tony Sidney ed ho risentito la voce di Maurizio che, negli anni immediatamente successivi mi chiedeva ripetutamente di ricominciare a suonare, anche se io oramai avevo chiuso quella porta. Tutte cose queste, come ci siamo detti io e Maurizio, che fanno decisamente bene all'anima. 

Sono inoltre certo che ogni volta che vedrò Francesca salire su di un palco, impugnando quel meraviglioso oggetto proveniente da epoche e suoni lontani, sarà per me un po' come rivedere on stage una parte di quei Sizy Rub, promessa mancata ma perfetti e fantastici beautiful losers.

Qui sotto un brano, "Blues Improvvisations", tratto da quel mitico concerto con Tony Sidney:






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