martedì 16 febbraio 2016

Vinyl- HBO, la serie televisiva


Ho finalmente appena visto la prima puntata della prima stagione di "Vinyl", l'ultima mega produzione targata HBO ed ambientata nel mondo del rock nella New York del 1973.
La serie è stata ideata dalla strana coppia Martin Scorsese- Mick Jagger, che ai miei occhi apparivano già come un sigillo a garanzia di successo. La mia attesa è stata pari a quella di una finale di un importante torneo calcistico.
Devo dire che la prima puntata mi ha lasciato davvero di stucco per l'estrema cura di tutti i particolari, addirittura maniacale; ambienti, abiti, arredamenti, gestualità, tutto fantasticamente perfetto, tanto che si viene (per chi li ha vissuti) magicamente catapultati in quegli anni.


Musiche da sogno, con una colonna sonora che alterna brani di quelli che sono stati per me veri e propri eroi  di quell'irripetibile periodo musicale.

Per farsi un'idea di cosa sto parlando, basta scorrere i titoli dei dischi pubblicati nel 1973 per capire che quegli erano anni totalmente diversi da quelli che stiamo vivendo e spesso dovevamo fare i salti mortali con le "paghette" dei genitori, per riuscire ad accaparrarci buona parte, visto che tutto era praticamente impossibile, di quel ben di Dio.
Non era semplice per noi all'epoca stabilire se  quello che viene mostrato oggi nella serie fosse realtà o meno, perchè come sempre succede, noi anche in quegli anni stavamo alla finestra e tutto quello che accadeva da noi nel 1973, era già accaduto da almeno 4-5 anni in USA ed a Londra; nel 1973 insomma, eravamo ancora agli sgoccioli di quello che oltreoceano era già finito da un pezzo, con Woodstock per intendersi, l'epopea dei figli dei fiori. 

Non sapevamo insomma se dietro ai musicisti ed alle band, ci fossero veramente certi personaggi privi di scrupoli; questo posso dirlo con certezza, visto che ho vissuto in prima persona quegli anni e, ricordo benissimo, che noi vivevamo il rock in maniera molto più "romantica" di quanto non lo fosse nella cruda realtà, cosa che ripeto ci pervenne anni dopo, quando i giochi oramai erano già stati fatti.
Eravamo insomma, noi appassionati, totalmente all'oscuro del lavoro, a volte anche sporco, dei vari manager e affaristi del music-business; per noi contava solo la musica e niente ci avrebbe fatto pensare che, molto spesso, dietro a tutto cio' si muovevano importanti interessi economici mossi spesso da gente priva di scrupoli e con un lungo pelo sullo stomaco.

Le contestazioni, nei confronti di chi "vendeva" la musica, in Italia sarebbe arrivata, con slogan tipo "La musica gratis", di li a poco ed avrebbe creato non pochi danni; questa però è un'altra storia.
Tornando alla serie, personaggi reali si avvicendano ad altri di fantasia ma tutto però scorre in maniera molto fluida e gli appassionati non faranno fatica a riconoscere gli artisti che via via appaiono sulla scena.

Un unico appunto, se mi è concesso: hanno fatto impersonare il leggendario Peter Grant, storico manager dei Led Zeppelin, un gigante di circa due metri e 150 chili di peso, all'attore inglese Ian Hart che ha una faccia molto simile a quella del rissoso manager degli Zep ma che ha la corporatura di un uomo poco più che normale.

Ho visto soltanto la prima puntata della prima stagione, mi sento però di consigliarla spassionatamente a tutti gli amanti del rock; dentro troveranno tutto ciò che amano.
Chissà che magari non riscuota un successo stratosferico tanto da far tornare così un po' di voglia di sano rock'n roll anche dalle nostra parti, che non farebbe male ad una generazione che ne avrebbe davvero bisogno.

                       








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