In quell'estate lontana conobbi amici ed ascoltai musiche e suoni che
sarebbero rimasti in me per sempre.
Da sempre i miei genitori mi portavano in vacanza in Versilia e, fin dai tardi
anni '60, quel locale situato al termine della lunga passeggiata di Città
Giardino (il Piper Club) aveva sempre attirato la mia attenzione.
Era un locale ad un solo piano, molto basso, con una pista per ballare scavata
ed il palco era praticamente sopra due gradini rispetto al pubblico. La
capienza era piuttosto bassa, diciamo circa 5-600 persone.
Fin dai tardi anni '60 appunto questo locale rappresentava per me una specie
di “paese dei balocchi”. Grazie ad un cugino più grande di me, che conosceva
gli allora gestori, riuscivo ad entrare, ed io, ragazzino di 11-12 anni, venivo
parcheggiato ad un tavolo con una gazosa in mano, mentre lui se ne andava a
tampinare le ragazzine ye-ye dell'epoca.
Io restavo affascinato dalle cameriere vestite da conigliette di Playboy,
dalle luci stroboscopiche e dai complessi che si esibivano su quelle strette
pedane.
Nelle serate che mio cugino aveva altro da fare che non venire al Piper, io me
ne andavo da solo fuori dal locale e con l'unghia grattavo un po' di vernice
dalle vetrate esterne, che allora si trovavano sul lato destro della struttura,
e mi guardavo le band suonare all'interno. Un grande amore insomma.In quella estate del 1972 però quel locale, che nel frattempo aveva cambiato
nome ed era passato ad un futuristico “Piper 2000”, propose un cartellone
addirittura fantascientifico; tutti i più grandi nomi della musica pop italiana
ed internazionale si sarebbero esibiti li.
Vand Der Graaf Generator, Genesis, Amon Duul II, Audience, Brian Auger, Rory
Gallagher, più praticamente tutti le migliori formazioni del Pop italiano erano
in cartellone in quella estate pazzesca.
Ricordo che i concerti (spettacoli come venivano chiamati allora) erano due,
uno al pomeriggio e l'altro alla sera, con me ed i miei amici di allora che
spesso ce li vedevamo entrambi.
Ricordo che spesso noi abituè del locale davamo una mano ai musicisti stessi a
trasportare gli strumenti all'interno, quanta fatica, ad esempio, far passare
l'hammond di Brian Auger dalla stretta porticina laterale del locale.
Ricordo che spesso i musicisti restavano con noi ragazzi a parlare fuori dal
locale nel tempo che intercorreva tra l'esibizione pomeridiana e quella serale;
fu così per Rory Gallagher che alla sera quando se ne andò vedemmo
letteralmente lanciare la sua fida stratocaster, senza custodia e tutta
scortecciata, sopra ad una scassatissima due cavalli furgonata, già stacarica
di strumenti.
Fu così anche con Peter Gabriel, accompagnato da una ragazza stupenda che era
felicemente stupito del successo che la sua band, i Genesis, aveva nel nostro
Paese, mentre era ancora pressochè sconosciuto in Patria.
Pensate che il giorno successivo alla loro esibizione piperina ( era una data
libera per loro), i Genesis al completo, più alcuni loro tecnici, giocarono
addirittura una partitella di calcio sulla spiaggia contro alcuni ragazzi che
erano stati al concerto, rimediando peraltro un perentorio 3 a 0!
Ricordo Renate, cantante degli Amon Duul II che, in preda a non si sa quale
sostanze, cercava di “nuotare” sull'aiuola davanti al locale, con noi che
guardavamo la scena a bocca aperta.
Io, allora sedicenne, in vacanza con i genitori, alloggiavo in un albergo
vicino ma “vivevo” praticamente davanti al locale assieme ad altri giovani dai
capelli lunghi che passavano le giornate, con chitarre, percussioni e flauti, a
suonare seduti sulle piccole aiuole fiorite.
Terminata l'estate, con gli amici conosciuti al Piper, ci ritrovammo a rmi e
bagagli in quella che praticamente diventava la “casa invernale”, cioè lo Space
Electronic di Firenze.
I luoghi di ritrovo, per i patiti della musica rock a Firenze, erano allora
prevalentemente due; lo “Space Electronic” appunto ed un negozio di dischi, che
aveva in anteprima le novità di importazione, il “Sala Disco” di via Zannetti,
dove passavamo i pomeriggi e dove una gentilissima signora ci faceva
pazientemente ascoltare le pile di LP che le chiedevamo di farci ascoltare
chiusi in un'angusta stanzetta. Eravamo però degli ottimi clienti.
I nostri sabati sera e le domeniche pomeriggio di quei primissimi anni 70 li
trascorrevamo però allo Space Electronic.
Lo Space era (ed è) situato in Via Palazzuolo ed era uno spazio enorme che in
precedenza era stato una palestra comunale e successivamente un'officina.
Anche li stessa atmosfera, il posto dove poter ballare ed ascoltare dal vivo
la “nostra musica”.
percorrevamo i pochi metri che ci portavano a scendere la discesa che ci
avrebbe condotto all'interno del locale, dove la rassicurante facciona gigante
in cartapesta, opera di un costruttore di carri per il Carnevale di Viareggio,
ci avrebbe accolto sorridente.
Carr con i Nucleus, Audience, Brian Auger, Strawbs, Fields, e molti altri,
accanto ai nomi del panorama fiorentino e non che tenevano alta la bandiera
della musica qui da noi.
Ricordo che, assieme agli amici di allora, ci scatenavamo sulla pista al
ritmo della musica che il disc-jockey, Graziano Miai, passava ed era un tipo di
musica diversa da quella passata nelle altre discoteche fiorentine.
Si ballava inizialmente, nei primi anni che vanno dal 1969 al 1970-71 con
musica prevalentemente rock, successivamente fece il suo ingresso nella
programmazione anche la musica soul ed il rhythm'n blues.
Per capire, anche solo per farsi un'idea, dell'atmosfera che regnava in questo
locale assolutamente all'avanguardia, basta leggere le note che un depliant, di
qualche anno successivo all'apertura del locale stesso, recitava: “Entri e ti
ritrovi in una dimensione diversa, come in una favola puoi sederti tra i petali
di fiori giganteschi del giardino del re del carnevale che ti accoglierà
strizzandoti l'occhio col suo faccione bonario e sorridente, unico nel suo
genere...Al piano superiore vieni accolto dalla musica, lo spazio è grande, le
luci pulsano, immagini, suoni, tutto ciò che è intorno ti coinvolge e ti invita
a ballare insieme ad altre persone in uno spazio ideale.” Ritroviamo in queste
parole tutto l'immaginario di Re Cremisi, Giganti Gentili, terre grigio-rosa
del periodo che viveva il mondo musicale di allora.
Eravamo insomma nel posto giusto al momento giusto e vivevamo le cose nel
momento stesso che queste nascevano.
Cito le parole del mio indimenticato amico Ernesto De Pascale che ha diviso
con me questo fantastico percorso di musica e vita: Fortunatamente siamo stati
in grado di documentare in una specie di “storia orale” un momento chiave del
rock, la cosiddetta era dell'eclettismo; il dopo-Woodstock ed il prima...di
tanto altro.
Una sensazione mai provata prima e che, credo proprio difficilmente proverò ancora in futuro.
(Capitolo da me scritto intitolato "Il Piper di Viareggio, il nostro paese dei balocchi", pubblicato sul libro "RIBELLI NELLO SPAZIO" di Bruno Casini- Editrice Zona. 2013)
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