Il Pistoia Blues 1989 stava volgendo al
temine, era l'ultima serata di quel 2 Luglio e ci apprestavamo ad
accogliere l'ultimo artista in programma del cartellone, ricchissimo,
di quell'anno.
Era già piuttosto tardi ed il cambio
di palco, che si stava prolungando un po' troppo, stava iniziando a
spazientire il numeroso pubblico che riempiva la piazza piena di pubblico che attendeva
con impazienza l'arrivo di uno dei veri e propri Re del rock'n roll:
Chuck Berry.
Come spesso accade, anche quando non dovrebbe, un
po' di pioggerella aveva iniziato a cadere.
Attendevamo l'arrivo di Chuck Berry
che, come sempre faceva e tuttora fa, pretendeva di avere a sua
completa disposizione una Mercedes ultimo modello, in quel caso
trattavasi di un modello 500 SLE. Non fu un'impresa semplice per
l'organizzazione noleggiarla, visto che quel modello di auto
veniva difficilmente noleggiato.
Fu comunque trovata e fu affidata
all'artista che, anche questa consuetudine, pretese rigorosamente di
guidarla lui stesso.
Berry ed il suo staff alloggiavano
allora in un albergo della vicina Montecatini Terme, che dista da
Pistoia una ventina di minuti, con una guida tranquilla.
Avrebbero dovuti esser li da una
quarantina di minuti, però di loro non c'era ancora nessuna traccia.
Ricordo benissimo il suo tour manager
di allora che passeggiava nervosamente, affacciandosi ogni poco in
via Ripa Del Sale, la strada dove solitamente arrivavano gli artisti
a quel tempo.
Un'ora abbondante di ritardo; pioggia,
pubblico che inesorabilmente si stava spazientendo ma di Chuck Berry
nemmeno l'ombra.
Dovete pensare che in un epoca in cui
non c'erano telefoni cellulari, la comunicazione tra lo staff di un
artista che partiva da una località per raggiungere il luogo del
concerto, non era poi così semplice.
Fu chiamata la reception dell'albergo
di Montecatini, dalla quale confermarono che l'auto, con alla guida
Mr.Berry, era partita da circa un'oretta abbondante.
Preoccupazione a mille, sguardi
interrogativi, misti a sguardi minacciosi, tra noi
dell'organizzazione ed il povero tour manager che appariva sgomento,
però niente da fare; Chuck Berry non arrivava.
Improvvisamente dal fondo della stretta
strada vedemmo spuntare il muso di una imponente Mercedes, con alla
guida Berry stesso che, parcheggiato l'auto in mezzo alla stretta stradina,
ne scese con già l'abito di scena indosso, abito di scena che
consisteva in una camicia rossa con sgargianti disegni multicolori e,
lanciando le chiavi della macchina ad un sempre più sgomento tour
manager, si precipitò cavallerescamente ad aprire lo sportello del
passeggero seduto accanto alla guida.
Ne scese una signora bionda sulla
quarantina abbondante, truccata in maniera abbastanza vistosa e con
indosso un abito dall'ampio scollo che metteva ampiamente in mostra
un notevole, anche se non più giovanissimo, seno.
La signora in questione sembrava un po'
disorientata da tutto quel via vai di persone che si stavano dando un
gran daffare (avevano infatti oltre un'ora di ritardo sull'orario
stabilito), dal suono degli strumenti che si stavano accordando e dal
pubblico che oramai non rumoreggiava soltanto, ma stava gridando e
fischiando a più non posso.
Berry cercava con lo sguardo attorno a
se; capii che era il momento di presentarmi a lui come il
responsabile della sicurezza, cosa che feci con tutta la calma
possibile e guardandolo direttamente ed in maniera ferma negli occhi,
per trasmettergli quella fiducia che necessitano certi subitanei
approcci.
Lui infatti mi sembrò sollevato ed i
muscoli tiratissimi del suo viso si rilassarono un attimo.
Nel guardarlo negli occhi capii però
immediatamente che costui era un tipo con cui non ci sarebbe stato
assolutamente da scherzare, come sapeva benissimo anche Keith
Richards che, durante un concerto di un po' di anni prima, pensò
bene di fargli una sorpresa, salendo a sua insaputa sul palco, alle
sue spalle, per unirsi a suonare con lui. Non l'avesse mai fatto;
Berry sentita una presenza dietro di se si era voltato ed aveva
centrato il malcapitato Richards con un diretto in pieno volto!
Quella sera però, capito
istintivamente che di me poteva fidarsi, Berry mi affidò
personalmente quella che in quel momento pareva essere la persona a
cui teneva di più, vale a dire la vistosa signora bionda.
Si raccomandò che avesse una
sistemazione comoda dietro agli amplificatori direttamente sul palco
e, una volta da me rassicurato su tutto questo, andò di filato nei
camerini a prendere la sua fida Gibson per salire on stage.
Rimasto solo con la signora in questione
le chiesi di seguirmi per farla sistemare sul palco, come da Berry
richiestomi.
Lei mi trattenne per un braccio e,
guardandomi in maniera interrogativa, mi disse: “Mi scusi, posso
farle una domanda?”, alla mia risposta affermativa mi domandò:
“...ma chi diavolo è costui???”, al che aprì il palmo della
mano destra mostrandomi un rotolo di banconote da centomila lire
arrotolate con un elastico e disse “Mi ha dato tutti questi soldi e
mi ha detto, tu vieni con me!”
La rassicurai dicendole che, con molta probabilità, al termine della serata avrebbe ricevuto dal signore in questione altro denaro; nel frattempo avrebbe dovuto fare quello che le chiedevo e la feci sistemare sul palco, dietro gli amplificatori, come Mr.Berry mi aveva chiesto...Rock'n Roll!!
La rassicurai dicendole che, con molta probabilità, al termine della serata avrebbe ricevuto dal signore in questione altro denaro; nel frattempo avrebbe dovuto fare quello che le chiedevo e la feci sistemare sul palco, dietro gli amplificatori, come Mr.Berry mi aveva chiesto...Rock'n Roll!!
Il concerto di Chuck Berry fu una
lezione di rock'n roll; i suoi brani, uno dietro l'altro, furono una
vera e propria lezione di storia del genere; da “Roll Over
Beethoven” a “Sweet Little Sixteen”, a “Maybellene”,
all'immancabile “Johnny B. Goode”, “No Particulare Place To
Go”, “You Never Can Tell”, insomma tutto quello che ci si
sarebbe aspettato da lui, compreso anche il suo celebre “duck walk”, caratteristica camminata fatta saltellando su di una gamba,
mentre suona la chitarra, mossa che tra l'altro ha ripreso anche
Angus Young degli Ac/Dc.
Terminata la sua esibizione, recuperò
armi e bagagli (signora bionda compresa), risalì sulla enorme
Mercedes e, sgommando, si dileguò nella notte toscana.
(la foto di Chuck Berry sul palco del Pistoia Blues 1989 è di Michele Lotta)
Grazie per il bellissimo racconto! wowwww
RispondiElimina(io nel 1989 avevo 7 anni!)
Grazie a te per l'apprezzamento!
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