martedì 17 luglio 2012
PISTOIA BLUES 2012
Torno a parlare del mio Festival più caro. Lo faccio dopo alcune edizioni, in particolare le ultime due, che, a parte qualche esibizione (Buddy Guy e Jimmie Vaughan nel 2010 e Robben Ford più, in parte, Robbie Krieger & John Densmore nel 2011)mi avevano lasciato molto amaro in bocca.
Tornare in Piazza a gestire la sicurezza per questo Festival, cosa che faccio da 27 anni con questo, è sempre un'emozione unica.
Quest'anno purtroppo ho dovuto fare i conti con una fastidiosa nevralgia che mi ha accompagnato per tutta la durata del Festival e che, a momenti, mi ha persino impedito di parlare; ma tant'è, c'è un lavoro (piacevole) da svolgere e si svolge nonostante tutto, facendo finta di nulla e riproponendosi di pensare a tutto il resto a "bocce ferme" come diciamo noi toscani.
Quest'anno la durata della rassegna è di ben quattro giorni, con una anteprima, quella dei Subsonica, che ha fatto storcere il naso a molti (me compreso), ma che ha portato un po' di soldini nelle casse degli organizzatori che, mai come in questo momento, ne avevano bisogno.
Darò le "pagelle" in maniera piuttosto coincisa, ai vari Artisti che si sono esibiti al Festival di quest'anno; edizione numero 33.
SUBSONICA- Considero questa band abbastanza inutile in se per se, per cui ogni giudizio sul loro set è abbastanza superfluo.
CHICAGO BLUE REVUE- La Chicago Blue Revue è una Band che conosco e seguo da tanto, tantissimo tempo; praticamente dagli inizi, quando l'Amico (o meglio il Fratello) Ernesto De Pascale ne era deus- ex machina assieme a Fabrizio Berti (il quale fa benissimo a citarlo ad ogni concerto, contribuendo a darmi una stretta al cuore).
L'esibizione è stata rigorosa come al solito e priva di sbavature. D'altronde la CBR è e resta una vera garanzia di Blues incontaminato.
PAUL UBANA JONES- Piacevole e trascinante. Personaggio estremamente positivo.Ha vissuto questo Festival in maniera perfetta, standosene per tutta la durata della manifestazione, sia nel backstage, sia in Piazza a parlare con il pubblico presente. Ovunque andassi incrociavo il suo sorriso contagioso che dimostrava il suo assoluto piacere nel trovarsi li.
GERRY McAVOY & FRIENDS- Rock Blues al fulmicotone. Hanno riproposto il repertorio dell'indimenticabile Rory Gallagher (Gerry è stato il fido bassista di Rorry per quasi tutta la sua carriera ed anche il batterista Ted McKenna ha suonato con lui). Queste "operazioni" hanno però il sapore di risvegliare in me una grande tristezza, nella consapevolezza di CHI abbiamo perso.
Rory aveva quel "qualcosa" che, soprattutto sul palco (l'ho visto ben tre volte a partire dal lontano 1972) è difficilmente riproponibile da chiunque altro, anche se molto bravo come appunto Marcel Scherpenzeel.
B.B.KING- Parlare di quest'Uomo è una cosa che metterebbe in difficoltà chiunque. L'ho già fatto in un altro articolo su questo Blog e non starò a rifare la Storia di uno che la Storia l'ha fatta di suo. Non è più lo stesso, non è più nemmeno quello anche di soli 7 anni fa ma non possiamo certo fargliene una colpa. Ha 87 anni e si porta appresso una forma di diabete praticamente da sempre. E' però il Maestro ed il solo vederlo salire con le sue gambe ed ascoltare alcune note, mi allarga il cuore.
Il suo staff è lo stesso di sempre, compreso il suo bodyguard storico, anche lui oramai ottuagenario e accompagnato a sua volta da una persona più giovane che si occupa di lui (bellissima e molto dolce questa cosa). Si sistema seduto ai lati del palco e osserva il Maestro, occupandosi di tenere le spillette che quest'ultimo donerà al suo pubblico al termine del concerto.
Racconto un piccolo aneddoto. Durante la canzone "You Are My Sunshine", Bibi invita il pubblico a baciarsi e, non vedendo che nessuno lo fa, dimostra un lieve disappunto, arrivando a baciare Lui la sua Lucille. Io, che da sotto il palco controllo che tutto fili liscio, mi faccio avanti e, andando dall'altra parte dello stage, dov'era sistemata Fruz la mia ragazza, richiamo la sua attenzione e bacio Fruz. Bibi spalanca gli occhi, fa un bel sorriso e, indicandomi, invita il pubblico a farmi un grande applauso!
Alla fine del suo show, mentre piano piano scende dalla rampa che lo porterà all'interno del suo pulmino, mi ncrocia e mi tende la sua mano (è un vero piacere "di pelle" stringere la mano a Lui, tutte le volte che l'ho fatto ne ho sempre ricavato una bellissima sensazione di pace e di dolcezza) e, sorridendomi mi dice "...You're great man!" memore della scenetta di poco prima.
E' un Uomo che ama l'Amore e ama portarlo in giro.
Grande, grandissimo Maestro.
SERGIO MONTALENI BAND- Bel set del nostro Sergino, grinta, gusto e inventiva nel riproporre un argomento altamente risaputo: i Beatles.
D'altronde la chitarra e la voce di Sergio sono oramai una garanzia dalle nostre parti e, sinceramente, non vedo l'ora che Montaleni si concentri sulla registrazione di un album, per far si che anche al di fuori dei confini toscani, anche gli altri possano accorgersi della bravura di questo chitarrista.
PIERS FACCINI- Una bella svolta rispetto alla sua venuta precedente, set altamente coinvolgente. Una Chitarra, una armonica, la voce ed una batteria ma tanto tanto coinvolgente feeling.
PAOLO NUTINI- C'erano state parecchie critiche sul fatto che Nutini fosse stato invitato a suonare al Festival blues di Pistoia. I soliti noti (oramai fortunatamente sempre più in via di estinzione come delle vecchie cassandre) avevano tuonato che il Nutini era "roba da Festivalbar", roda da ragazzine; bene, come al solito, visto che perlopiù si trattava di persone che mai lo avevano visto dal vivo in precedenza, si sono dovuti azzittire.
Nutini è performer di razza, con una Band coi controfiocchi ed una gran bella attitudine da Soulman navigato.
Non amavo particolarmente la sua produzione discografica ma aspettavo, come credo si debba sempre fare, la sua prova dal vivo, prova che, a mio avviso, ha abbondantemente superato.
FOUR FUNK- Ero sempre stato molto critico con questa Band formata da quattro autentici talenti pistoiesi (Keki Andrei all'Hammond, Daniele Nesi al basso, Carmine Bloisi alla batteria e Andrea "Ranfa" voce solista); anche le due volte che avevo avuto occasione di vederli non mi avevano entusiasmato.
Riconosco che ero molto esigente nei loro confronti, però come si fa a non esserlo quando si riconosce il talento dei musicisti che compongono questa Band?
Gli imputavo una troppa perfezione stilistica che rasentava a volte la freddezza (è un po' il problema di quelli molto bravi tecnicamente, che spesso lasciano un po' indietro il feeling, cosa questa che nel genere in cui si cimentano i quattro, risulta cosa estremamente grave). In questa occasione, con l'innesto anche di Leonardo Ricotti alla chitarra, invece li ho trovati molto convincenti. Sentono la Piazza e si vede, ma soprattutto si sente.
Magicamente, questa volta, hanno acquistato colore e forma ed il loro set è risultato godibile e trascinante. Bravi.
LEBLANC- Uno dei punti più alti dell'intera rassegna. Una Band addirittura stellare, con il grande Nick Becattini (fiore all'occhiello del Blues Pistoiese) alla chitarra, Vince Vallicelli alla batteria, Pippo Guarnera alle tastiere e Leon Price al basso ed una front woman che oltre alla voce da paura ha un'incredibile carica sexy, hanno lasciato a bocca aperta l'intera Piazza.
Brani come la loro "Somebody To Love" che pare già un classico, o la cover personalissima di "Part Time Lover" (S.Wonder) hanno messo in mostra il perfetto amalgama tra la vocalist e la Band. Eccellente progetto che se prodotto a dovere lascerà una bella traccia nel panorama musicale, non solo Blues, italiano.
GOV'T MULE- Un unico aggettivo: paurosi. Tiro micidiale; questa era la quarta volta che li vedevo dal vivo, dal tempo della loro prima venuta sul suolo italico in quel 4 Aprile 2005 all'Alcatraz di Milano.
Una Band che quando parte per la tangente dell'improvvisazione ce n'è davvero per pochi, solo la Allman Brothers Band riesce a darmi maggiori emozioni in questo genere musicale.
Set list per forza di cose accorciata rispetto ai loro standard abituali (suonano oltre le tre ore), visto che i tempi di un festival sono diversi da quelli di un concerto secco, però scaletta da brivido, con due brani inediti (World Boss e Captured) e due cover da pelle d'oca: "One of These Days" dei Pink Floyd e, come bis una "No Quarter" degli Zep che ha impedito di stare fermo anche a me, solitamente compassato mentre lavoro, tra i sorrisi compiaciuti delle prime file, che capivano di non aver a che fare con il solito "security man" che non vede l'ora che tutto sia finito per smammare a casa. Grandi.
Un paio di curiosità: Mentre illuminavo le scale per far scendere i Gov't Mule, Matt Abts (il batterista) mi ha stretto la mano calorosamente dicendomi "Man...i really LOVE this Place!". Lo ha detto con una luce negli occhi che non ho faticato a credergli.
Nei camerini mi ha riconfermato la cosa, aggiungendo che portava nel cuore la loro precedente esibizione in Piazza Duomo e che ha accolto con grande gioia il fatto di doverci tornare.
Warren Haynes, al solito molto disponibile con i fans, è stato più di un'ora a stringere mani, firmare autografi e farsi le foto praticamente con tutti, mi ha confermato, dietro mia precisa domanda, che Gregg Allman si sta riprendendo piuttosto bene dall'intervento subito tempo fa (trapianto di fegato) e che, seppur dimagrito, ha una grande energia positiva e tanta ma tanta voglia di fare (grazie a Dio ho aggiunto io).
JOHN HIATT- Set magistrale, di quelli da mandare a futura memoria. Concerto senza sbavatura alcuna da parte di un grande Artista. Ha alternato vecchi e nuovi brani ("Down Around My Place", "Crossing Muddy Waters", "Perfectly Good Guitar","Real Fine Love") con una facilità di esecuzione ed una scioltezza da fare impallidire.
Band da paura (The Combo) ed una grinta, una pulizia ed un gusto degno dei migliori performer americani.
Dunque un'ottima edizione con vette molto alte, soprattutto nell'ultima serata; un'edizione che fa ben sperare per il futuro della manifestazione.
In periodi come questi, periodi di depressione, in cui pare che la Cultura, soprattutto quella musicale, sia diventata un optional nel nostro Paese, Festival come questo, con momenti intensi di aggregazione (lo percepivo dalle facce soddisfatte della gente girando per la Piazza), fanno davvero bene all'anima e riscaldano il cuore.
See You next year, my dear Pistoia Blues Festival.
So Long
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Eh si Silvano, dei picchi molto alti in questo Festival, anche se della prima sera mi è rimasto in mente solo BB King... in totale avrà suonato la chitarra forse 5 minuti? ;) normale...
RispondiEliminaquanto darei per intervistarlo...
Gov't mule spettacolari...dopo cena ho chiesto a warren se potevo farmi fare una foto con lui "sure, what's your name?" "Eliana"
fatta la foto
dopo 3 ore, a fine concerti, mi avvicino per salutarlo...lui mi stringe la mano e mi dice "thank you and goodnight Eliana"
...si ricordava il mio nome!
un festival colmo di persone fantastiche, e grazie a te soprattutto!
besos
E' stato un piacere averti con noi Eliana, e poi...conoscevi tutti!
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaGrandissimo resoconto Silvano, grazie come sempre per regalare queste emozioni e sensazioni a chi come me non è presente a questi eventi.
RispondiEliminaGrazie a te per l'apprezzamento Max.
Elimina