domenica 18 marzo 2012

BRUCE SPRINGSTEEN live in Bologna- Palamalaguti 18 Oct. 2002

Perchè parlo adesso, 10 anni dopo, di un concerto? Perchè le emozioni non hanno scadenza e, a volte, ritornano fuori in maniera prepotente e ti fanno rivivere le stesse sensazioni anche a 10 anni di distanza.
Basta poco per far si che una cosa come questa accada, in questo caso la scintilla che ha acceso il fuoco è l'uscita di un nuovo album del Boss (Wrecking Ball) del 6 Marzo scorso.
Generalmente Bruce è capace di scatenare in me, unico Artista capace, la voglia, nei giorni che precedono l'uscita di un suo nuovo disco, di riascoltare quasi tutta la sua produzione discografica e di “rivivere” sensazioni passate, forse per prepararsi alle nuove che ci donerà con il disco appunto e con il suo nuovo tour.



Erano giorni un po' particolari della mia vita; vivevo una storia d'amore piuttosto travagliata e, proprio in quei giorni, i momenti tra me e quella ragazza (una storia molto importante per tutti e due) non erano dei migliori ed avevamo preso la decisione di non frequentarci più, almeno per quel momento.
Presi dunque con molto entusiasmo la chiamata per occuparmi della sicurezza personale del Boss in occasione di quel concerto; era un modo per “staccare” un po' dai pensieri (non pensavo che invece Springsteen con la sua Musica che ha la capacità di toccare delle corde particolari dei sentimenti, mi avrebbe acceso ancora di più certi stati d'animo) ed inoltre avrei rivisto il Boss dopo moltissimo tempo, la mia ultima volta con lui risaliva infatti al 1988, “Tunnel Of Love Tour”, al Flaminio di Roma.

Era il “The Rising Tour”, il tour che accompagnava un disco che avevo amato moltissimo, in maniera viscerale e che l'estate precedente mi aveva fatto compagnia come soundtrack nella vacanza assieme alla mia ragazza ed alla mia Harley Davidson Road King 1.340 sulle strade della Sardegna che avevamo percorso in lungo ed in largo.
Caricai con me in macchina Edoardo, un “Bruce- Brothers” alla sua prima visita al Boss dal vivo e partimmo alla volta di Bologna in tarda mattinata.
Mangiammo i numerosi panini, farciti praticamente di tutto, che l'adorabile mamma di Edoardo aveva preparato e, con “Live at Winterland 1978” nello stereo ci sparammo i circa 100 km. Che ci dividevano dalla bella citta'.

Al Palamalaguti, dopo aver preso i contatti con la security del posto, feci la mia presentazione al responsabile della sicurezza di Springsteen, un personaggio davvero caratteristico.



Andrew Michael, detto Andy, che si occupava di coordinare, oltre che la sicurezza personale di Bruce, anche la sicurezza locale dei vari posti dove lui suonava.
Era un ex- culturista greco, però naturalizzato inglese, di 52 anni, rasato con un grosso paio di baffoni alla tartara, le braccia piene di vecchi tatuaggi e le mani piene di anelloni d'oro (tutte cose che lo rendevano piuttosto “simile” a me), piuttosto brusco nel modo di parlare e sbrigativo nei modi ma che, notai, mi prese subito in simpatia e notò la mia immediata capacità di sbrigare le cose che andavano fatte.
Mi portò quindi immediatamente nel backstage, dove salutai appena entrato un tranquillo “Big Man” Clarence Clemmons che, seduto su di una comoda poltrona, si fumava un enorme sigaro cubano, indossando un comodissimo kimono supercolorato. Andy mi fece dare un bel pass “all Areas” ed assieme andammo ad aspettare l'arrivo del Boss sulla strada posteriore all'ingresso del Palazzetto.

Mentre attendevamo l'arrivo e mentre arrivavano alla spicciolata le varie “personalità” italiane, tra le quali ricordo un fischiatissimo, da parte delle centinaia di ragazzi presenti al di la delle transenne che avevamo posizionato, Mario Luzzatto Fegiz, giornalista del Corrierone.
Andy mi parlava della vita assieme al Boss, che definiva una persona davvero per bene, mentre era un po' meno tenero nei confronti della signora Springsteen, Patti Scialfa che diceva essere il “vero Boss”!

Arrivo di Bruce, sorridentissimo, soundcheck e via nei camerini in attesa che il Palamalaguti si riempisse di Bruce-Brothers, cosa questa a dire il vero successe molto ma molto velocemente e poi ci fu l'attesa adrenalitica che precede ogni grande show.

Stavano per uscire; Andy riescì a farmi rischiare l'arresto almeno un paio di volte, facendomi tradurre (cosa che io feci ovviamente “purgando” un po' il tutto) le sue frasi ai funzionari della legge presenti, funzionari che lui non voleva assolutamente tra i piedi, giudicando assolutamente inutile la loro presenza li nel backstage. Mi diceva di dirgli letteralmente che se non se ne andavano da li io e lui li avremmo volati di peso fuori dal palazzetto!
Finalmente Bruce e gli E-Streeters, puntualissimi, uscirono dalle loro rooms e, in formazione quasi paramilitare, con Andy e le altre sue bodyguards alla sinistra del Boss ed io più altri della sicurezza locale alla sua destra, ci incamminammo al buio nel corridoio che dal backstage avrebbe portato al palco.
Bene, in quel momento accadde una cosa che mi fece capire ulteriormente la grandezza di quest'uomo e dell'immenso rispetto che egli nutre nei confronti del suo pubblico.

Stavamo appunto camminando lentamente nel buio, quando lui, alla testa della formazione, si fermò improvvisamente; stava guardando a terra e nessuno di noi capiva cosa stesse cercando. Io accesi immediatamente la piccola torcia elettrica che porto con me quando sto lavorando ed illuminai la punta dei sui stivali lucidi. Notai che uno di questi era sporco proprio sulla punta; porsi a Bruce un fazzolettino di carta, lui poggiò il piede su un gradino e pulì la punta del suo stivale, mi battè la mano sulla spalla e, guardandomi serio, mi disse: “ Grazie! Il mio pubblico è troppo importante perchè io possa presentarmi davanti ad esso con le scarpe sporche”!!!
Riuscite a comprendere quanto rispetto e quanta immensa umiltà ci sia in un piccolo gesto come questo fatto da un uomo che, per il suo pubblico, è vera e propria leggenda?




Il boato che lo accompagnò sul palco, come tutte le volte che lui sale su di un palco, è sempre qualcosa che resta impresso per la forza e la spontaneità con cui avviene. Il pubblico italiano è poi, da sempre, il suo “dodicesimo uomo” ed anche in quella occasione, in un posto abbastanza piccolo ma straripante di gente,per gli standard abituali dei suoi concerti non fece eccezione, anzi.

“The Rising”, “Lonesome Day” e, già la prima sorpresa: “Night” aprirono in maniera fantastica il concerto...ma fu la quarta canzone, l'inaspettata “Something In The Night”, che non eseguiva da tempo immemore, che Bruce toccò profondamente le corde delle mie emozioni. Ricordo che seguivo Bruce da sotto il palco durante le sue camminate avanti e indietro. Li, complice il fatto che la cantò quasi interamente da fermo davanti al microfono, mi pazzai a gambe larghe e leggermente piegato in avanti, per non disturbare i ragazzi del pubblico davanti a me...e iniziai a sentire le lacrime scendermi sul volto. Mi passò davanti agli occhi la mia storia d'amore ed il periodo che stavamo vivendo. “...Quando trovammo le cose che amavamo, erano morenti e distrutte nella polvere. Cercammo di raccattarne i cocci e allontanarci senza alcun rumore, ma ci hanno presi giù al confine e bruciato le nostre macchine in un'ultima battaglia e ci hanno lasciato correre bruciati ed accecati inseguendo qualcosa nella notte...”

Inutile fare la cronistoria del concerto, chi ha il dvd del live a Barcellona (perchè quello è il periodo) sa di cosa parlo. Bruce era in una forma stratosferica ed era il “Rising Tour”, un lungo tour bellissimo, assolutamente ai livelli dei suoi migliori.
Ricordo una “Born To Run” con ospite sul palco l'amico Elliot Murphy ed una “Thunder Road” con il suo ritorno sul palco, richiamato a gran voce dal pubblico, per eseguire il brano da solo al pianoforte. Assolutamente struggente.

Finito il concerto, dopo aver rimesso il Boss nella macchina che lo avrebbe riportato all'albergo, salutai con un abbraccio Andy, che purtroppo non avrei avuto occasione di rivedere nelle due successive occasioni in cui lavorai nuovamente con Springsteen (Firenze e Milano 2003), mi dissero infatti che non lavorava più con loro, “Chissà dov'è” furono le testuali parole di Frankie, l'attuale persona che ricopriva il suo ruolo, facendomi intendere che Andy era davvero un personaggio strano, per così dire “ai limiti”. Salutai i ragazzi della sicurezza bolognese e ripresi Edoardo, con cui ci avviammo alla macchina che ci avrebbe riportato a casa.

I concerti di Bruce Springsteen hanno il forte potere di lasciarti delle sensazioni particolari anche a ore e giorni di distanza. Fu così anche in quel caso, facemmo tutto il viaggio ascoltando quella, che anche se non era stata eseguita nel concerto che avevamo appena vissuto, ci sembrava la canzone perfetta per il mood che entrambi stavamo vivendo. Una delle ballate più sentite e struggenti del Boss: “New York City Serenade”.



Concludo con le parole che Edoardo mi ha scritto su facebook a distanza di dieci anni da quella esperienza, da quel viaggio e da quel concerto: “...Due momenti che a distanza di molti anni restano scolpiti indelebili nella mia mente e non è un caso...e al ritorno “New York City Serenade” con quell'intro di pianoforte che sembrava di viaggiare nel Lincoln Tunnel tra il New Jersey e New York, con il fumo che saliva dai tombini e dai vicoli scuri, non sembrava di essere nelle gallerie dell'Appennino e te che dicevi “che canzone...che canzone...”. Ero un ragazzino ma il mio amore per Bruce passa soprattutto per quella notte. Questi sono i Bruce-Brothers!”.
Cercammo di raccattare i cocci...e allontanarci senza alcun rumore.

1 commento:

  1. Scopro grazie a Facebook questo bel "pezzo" e resoconto di una gran serata che ricordo ancora con gran piacere e freschezza nonostante gli anni..
    c'ero anch'io: Milano-Bologna in macchina e ritorno in nottata, dopo le tre ore e mezza canoniche di grande show!
    Un bel resoconto il tuo, in particolare perchè vissuto in modo intenso e personale, tenuto conto anche della vicinanza al Boss...

    Massimo

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