giovedì 3 dicembre 2020

Chaka Khan al Pistoia Blues 1990 ed al Porretta Soul Festival 2008

Quella del 1990 fu un'edizione del Pistoia Blues Festival che aveva subito molte defezioni dal primo cartellone che in origine era stato approntato dall'organizzazione.
Avevano dato forfait artisti del calibro di John Lee Hooker, Albert Collins, Bo Diddley, Mick Taylor, Ali Farka Tourè e Son Seals, defezioni che erano avvenute praticamente alla vigilia della manifestazione e che avevano creato non poche difficoltà.
Nonostante ciò gli organizzatori riuscirono a metter su un cast, in quattro e quattr'otto, degno di massimo rispetto, per intendersi, roba che adesso farebbe quasi gridare al miracolo qualsiasi amante del blues.
Nella tre giorni che andava dal 13 al 15 Luglio, quel prestigioso palco vide salire sulle sue assi nomi quali B.B. King, Otis Clay, John Hammond, Jeff Healey Band, Robben Ford, John Martyn, Miriam Makeba, Clarence "Gatemout" Brown, Edoardo Bennato, Tolo Marton e Chaka Khan.

Proprio di Chaka Khan parlerò in questo mio racconto.
Era la serata conclusiva, quella del 15 Luglio ed io, aggirandomi nel backstage per controllare come sempre che tutto fosse in ordine, notai provenire dall'interno di una room alcune voci meravigliose che stavano scaldandosi.
Mi soffermai un attimo, completamente estasiato, di fronte alla porta di quel camerino, quando all'improvviso la porta si aprì e dalla stanza uscì Chaka Khan, la quale sbattè letteralmente contro il mio sorriso beato, visto che ero rimasto davvero estasiato dalla bellezza della sua voce. Mi guardò ed il suo volto si aprì in un bellissimo sorriso sincero e stupita dal trovarmi li davanti.

Yvette Marie Stevens, in arte Chaka Khan, aveva iniziato a cantare negli anni 60 in un gruppo totalmente femminile chiamato The Crystalletts, gruppo comprendente anche sua sorella minore Yvette Stevens, che in seguito con lo pseudonimo di Taka Boom ottenne successo come vocalist di una band psycho-funky-soul chiamata The Undisputed Truth, che si presentavano sul palco con i volti dipinti di bianco e con grandi capigliature afro e coi quali ottenne un buon successo nel 1976 con il brano "You + Me = Love".


In seguito a Chaka, dopo aver fatto parte di alcune bands minori, come Shades Of Black e The Life, fu chiesto di entrare  nei Babysitters, i quali cercavano una voce per sostituire l'incredibile Baby Huey, scomparso da poco (se non lo conoscete ascoltate il suo unico meraviglioso album "The Baby Huey Story- The Living Legend", uscito postumo, perchè è un album meraviglioso e sull'artista in questione dovrò, prima o poi, decidermi a scrivere qualcosa), purtroppo non se ne fece di nulla, dato che di li a poco The Babysitters si sciolsero.
Chaka entrò allora in una band appena formata e che aveva assunto il nome di Rufus.
La band firmò un contratto con la ABC ed ottenne il primo vero grosso successo con un bel brano dalle forti tinte black, scritto da Stevie Wonder, dal titolo "Tell Me Something Good", era il Giugno del 1974.
Con The Rufus Chaka pubblicò, dal 1973 al 1983, 11 albums ed ottenne ben quattro primi posti nella classifica degli United States Rhythm'n Blues Albums.
Nel 1978 incise il suo primo album solista "I'm Every Woman", che fu pubblicato l'anno successivo.
Da li in poi la sua incredibile carriera solista subì un'impennata che la portò a vincere ben nove Grammy Awards come "Best R&B vocal performance female" ed a incredibili collaborazioni con, tra gli altri, Prince.


Tornando al frangente in cui me la trovai improvvisamente davanti, restai letteralmente affascinato da quel sorriso, Chaka ha sempre avuto un volto bellissimo, con un meraviglioso sorriso e due occhi che brillano di entusiasmo..
restammo un po a parlare seduti nel backstage e stabilimmo un feeling immediato, tanto che dopo un po la invitai a visitare assieme a me l'antico Palazzo Comunale di Giano, all'interno del Palazzo Comunale che, da sempre, occupa il, backstage del Festival e l'Antico Palazzo dei Vescovi.
Chaka restò letteralmente sbalordita dall'antico episcopio, importante testimonianza dell'architettura civile del medioevo pistoiese.
Quando poi salimmo al piano superiore del Palazzo Comunale, la cantante resto per molti minuti in silenzio davanti all'affresco della Madonna col Bambino fra i Santi Zeno e Iacopo, affresco del 1360 attribuito a Dalmasio e Niccolò di Tommaso ed altrettanto fece davanti alla tela sull'altare all'interno della piccola Cappella di Sant'Agata, opera di Lazzaro Baldi.
Mi chiese persino di scattarle delle fotografie, cosa che feci con lei che si metteva in posa davanti al mio obbiettivo con una gioa ed una grazia incredibile.
Purtroppo all'epoca per stampare le foto occorreva portarle appunto in stampa e non avrei potuto consegnargliele ma restammo d'accordo che gliele avrei consegnate non appena avremmo avuto occasione di rivederci.


Arrivò dunque il momento per lei, che mi sembrava piuttosto emozionata, di salire su quel palco in quella Piazza meravigliosa, come le sue parole me la descrissero.
La accompagnai sulle scalette che portavano allo stage e, dandole un forte abbraccio, le feci coraggio.
Le note di "I Feel For You" introdussero l'artista, con quel " Chaka Khan, let me rock you, let me rock you, Chaka Khan..."
Il suo fu un set molto bello, tecnicamente e professionalmente lei fu praticamente perfetta, il suo funky-soul, pur venato di quel disco-sound tardo anni 70 era di pregevolissima fattura ma il pubblico di allora ancora non digeriva il fatto che in un festival denominato Festival Blues trovassero spazio anche suoni che, provenivano sicuramente dal blues, ma non lo erano in maniera ortodossa.

La sua bellissima performance lasciò la platea un po freddina e persino qualche timido fischio partì dal pubblico, cosa questa che dentro di me provocò un'immediata irritazione, sia perchè appunto lei era bravissima e sia perchè avevo vissuto accanto a lei la trepidazione e l'eccitazione di salire su quel palco.
Al rientro nei camerini dovetti persino consolarla un po, visto che mi sembrò piuttosto rattristata da quella inaspettata reazione da parte del pubblico, lei che era abituata a ben altre accoglienze.
Purtroppo per lei gli anni erano quelli, anni dettati anche da un certo provincialismo di fondo.

Passarono molti anni prima che incontrassi nuovamente la brava cantante e questo accadde al "Porretta Soul Festival" nell'edizione del 2008, dove il promoter Graziano Uliani mi richiese esplicitamente di occuparmi della sicurezza personale della cantante, anche e soprattutto perchè normalmente, da sempre, in quel Festival non esistono barriere tra il pubblico e gli artisti sul palco, cosa questa che pareva avere un po preoccupato l'entourage dell'artista.
Chaka Khan ancora una volta dovette entrare in sostituzione di un'artista che aveva dato forfait proprio all'ultimo minuto e, questa, era una defezione davvero pesante, pensate che l'artista in questione era addirittura Etta James ricoverata in ospedale a Los Angeles.
Ancora una volta, a distanza di 18 anni, trovai la performance di Chaka di un livello altissimo, molto aggressiva e con un uso incredibile di note alte.
"I Feel For You", "Ain't Nobody", "Once You Get Started", "Sweet Thing", "I'm Every Woman" furono alcuni tra i successi che propose e che, stavolta, il pubblico apprezzò appieno, tributandole una lunga ovazione.


Nella concitazione del suo arrivo in macchina presso il "Rufus Thomas Park", la deliziosa location dove annualmente si svolge il "Porretta Soul Festival", non ebbi modo di ricordarle chi ero, mi limitai a prenderla per mano e scortarla fino al backstage e di li a poco al palco, dove si sarebbe esibita, sistemandomi su un lato del palco, di fianco a lei.
Terminato il suo set, mentre la riaccompagnavo a piedi verso il vicino albergo che l'avrebbe ospitata, presi dalla mia borsa le foto che la raffiguravano all'interno dell'antico Palazzo Comunale di Pistoia che le avevo personalmente scattato in quella lontana notte pistoiese. Lei si fermò, mi guardò profondamente ed il suo volto si sciolse in quel meraviglioso sorriso che le avevo visto fare la prima volta che la incrociai. Mi abbracciò a lungo e mi disse che si ricordava di me e che, in quei lontani giorni aveva sperato di rivedermi.
Ad onor del vero mi chiese se potevo tornare a trovarla il giorno successivo all'albergo, visto che lei sarebbe rimasta in città ed avremmo potuto farci un giro assieme; Il giorno successivo avevo però un altro lavoro che mi attendeva e dovetti, a malincuore, declinare l'invito.


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