giovedì 8 gennaio 2015

DAL PIPER DI VIAREGGIO ALLO SPACE ELECTRONIC DI FIRENZE

L'Estate del 1972 fu per certi versi un'estate che cambiò la mia vita.
In quell'estate lontana conobbi amici ed ascoltai musiche e suoni che 
sarebbero rimasti in me per sempre.
Da sempre i miei genitori mi portavano in vacanza in Versilia e, fin dai tardi 
anni '60, quel locale situato al termine della lunga passeggiata di Città 
Giardino (il Piper Club) aveva sempre attirato la mia attenzione.

Era un locale ad un solo piano, molto basso, con una pista per ballare scavata 
ed il palco era praticamente sopra due gradini rispetto al pubblico. La 
capienza era piuttosto bassa, diciamo circa 5-600 persone.
Fin dai tardi anni '60 appunto questo locale rappresentava per me una specie 
di “paese dei balocchi”. Grazie ad un cugino più grande di me, che conosceva 
gli allora gestori, riuscivo ad entrare, ed io, ragazzino di 11-12 anni, venivo 
parcheggiato ad un tavolo con una gazosa in mano, mentre lui se ne andava a 
tampinare le ragazzine ye-ye dell'epoca.
Io restavo affascinato dalle cameriere vestite da conigliette di Playboy, 
dalle luci stroboscopiche e dai complessi che si esibivano su quelle strette 
pedane.
Nelle serate che mio cugino aveva altro da fare che non venire al Piper, io me 
ne andavo da solo fuori dal locale e con l'unghia grattavo un po' di vernice 
dalle vetrate esterne, che allora si trovavano sul lato destro della struttura, 
e mi guardavo le band suonare all'interno. Un grande amore insomma.In quella estate del 1972 però quel locale, che nel frattempo aveva cambiato 
nome ed era passato ad un futuristico “Piper 2000”, propose un cartellone 
addirittura fantascientifico; tutti i più grandi nomi della musica pop italiana 
ed internazionale si sarebbero esibiti li.
Vand Der Graaf Generator, Genesis, Amon Duul II, Audience, Brian Auger, Rory 
Gallagher, più praticamente tutti le migliori formazioni del Pop italiano erano 
in cartellone in quella estate pazzesca.
Ricordo che i concerti (spettacoli come venivano chiamati allora) erano due, 
uno al pomeriggio e l'altro alla sera, con me ed i miei amici di allora che 
spesso ce li vedevamo entrambi.
Ricordo che spesso noi abituè del locale davamo una mano ai musicisti stessi a 
trasportare gli strumenti all'interno, quanta fatica, ad esempio, far passare 
l'hammond di Brian Auger dalla stretta porticina laterale del locale.
Ricordo che spesso i musicisti restavano con noi ragazzi a parlare fuori dal 
locale nel tempo che intercorreva tra l'esibizione pomeridiana e quella serale; 
fu così per Rory Gallagher che alla sera quando se ne andò vedemmo 
letteralmente lanciare la sua fida stratocaster, senza custodia e tutta 
scortecciata, sopra  ad una scassatissima due cavalli furgonata, già stacarica 
di strumenti.
Fu così anche con Peter Gabriel, accompagnato da una ragazza stupenda che era 
felicemente stupito del successo che la sua band, i Genesis, aveva nel nostro 
Paese, mentre era ancora pressochè sconosciuto in Patria.
Pensate che il giorno successivo alla loro esibizione piperina ( era una data 
libera per loro), i Genesis al completo, più alcuni loro tecnici, giocarono 
addirittura una partitella di calcio sulla spiaggia contro alcuni ragazzi che 
erano stati al concerto, rimediando peraltro un perentorio 3 a 0!

Ricordo Renate, cantante degli Amon Duul II che, in preda a non si sa quale 
sostanze, cercava di “nuotare” sull'aiuola davanti al locale, con noi che 
guardavamo la scena a bocca aperta.
Io, allora sedicenne, in vacanza con i genitori, alloggiavo in un albergo 
vicino ma “vivevo” praticamente davanti al locale assieme ad altri giovani dai 
capelli lunghi che passavano le giornate, con chitarre, percussioni e flauti, a 
suonare seduti sulle piccole aiuole fiorite.
Terminata l'estate, con gli amici conosciuti al Piper, ci ritrovammo a rmi e 
bagagli in quella che praticamente diventava la “casa invernale”, cioè lo Space 
Electronic di Firenze.
I  luoghi di ritrovo, per i patiti della musica rock a Firenze, erano allora 
prevalentemente due; lo “Space Electronic” appunto ed un negozio di dischi, che 
aveva in anteprima le novità di importazione, il “Sala Disco” di via Zannetti, 
dove passavamo i pomeriggi e dove una gentilissima signora ci faceva 
pazientemente ascoltare le pile di LP che le chiedevamo di farci ascoltare 
chiusi in un'angusta stanzetta. Eravamo però degli ottimi clienti.
I nostri sabati sera e le domeniche pomeriggio di quei primissimi anni 70 li 
trascorrevamo però allo Space Electronic.

Lo Space era (ed è) situato in Via Palazzuolo ed era uno spazio enorme che in 
precedenza era stato una palestra comunale e successivamente un'officina.
Anche li stessa atmosfera, il posto dove poter ballare ed ascoltare dal vivo 
la “nostra musica”.

Ci ritrovavamo davanti al Bar Deanna di fronte alla Stazione di S.M.Novella e 
percorrevamo i pochi metri che ci portavano a scendere la discesa che ci 
avrebbe condotto all'interno del locale, dove la rassicurante facciona gigante 
in cartapesta, opera di un costruttore di carri per il Carnevale di Viareggio, 
ci avrebbe accolto sorridente.
Fu così che in quell'enorme (per i dettami dell'epoca) spazio ci vedemmo, negli anni, concerti come Canned Heat, Atomic Rooster, Vand Der Graaf Generator, Ian 
Carr con i Nucleus, Audience, Brian Auger, Strawbs, Fields, e molti altri, 
accanto ai nomi del panorama fiorentino e non che tenevano alta la bandiera 
della musica qui da noi.
Ricordo che, assieme agli amici di allora, ci scatenavamo sulla pista al 
ritmo della musica che il disc-jockey, Graziano Miai, passava ed era un tipo di 
musica diversa da quella passata nelle altre discoteche fiorentine.
Si ballava inizialmente, nei primi anni che vanno dal 1969 al 1970-71 con 
musica prevalentemente rock, successivamente fece il suo ingresso nella 
programmazione anche la musica soul ed il rhythm'n blues.

Per capire, anche solo per farsi un'idea, dell'atmosfera che regnava in questo 
locale assolutamente all'avanguardia, basta leggere le note che un depliant, di 
qualche anno successivo all'apertura del locale stesso, recitava: “Entri e ti 
ritrovi in una dimensione diversa, come in una favola puoi sederti tra i petali 
di fiori giganteschi del giardino del re del carnevale che ti accoglierà 
strizzandoti l'occhio col suo faccione bonario e sorridente, unico nel suo 
genere...Al piano superiore vieni accolto dalla musica, lo spazio è grande, le 
luci pulsano, immagini, suoni, tutto ciò che è intorno ti coinvolge e ti invita 
a ballare insieme ad altre persone in uno spazio ideale.” Ritroviamo in queste 
parole tutto l'immaginario di Re Cremisi, Giganti Gentili, terre grigio-rosa 
del periodo che viveva il mondo musicale di allora.

Eravamo insomma nel posto giusto al momento giusto e vivevamo le cose nel 
momento stesso che queste nascevano.
Cito le parole del mio indimenticato amico Ernesto De Pascale che ha diviso 
con me questo fantastico percorso di musica e vita: Fortunatamente siamo stati 
in grado di documentare in una specie di “storia orale” un momento chiave del 
rock, la cosiddetta era dell'eclettismo; il dopo-Woodstock ed il prima...di 
tanto altro.
Una sensazione mai provata prima e che, credo proprio difficilmente proverò ancora in futuro.




(Capitolo da me scritto intitolato "Il Piper di Viareggio, il nostro paese dei balocchi", pubblicato sul libro "RIBELLI NELLO SPAZIO" di Bruno Casini- Editrice Zona. 2013)